5 agosto 2017
PESARO – Dal mare di Perth a quello di Pesaro, dalla costa occidentale sull’Oceano Indiano all’Adriatico per studiare Rossini.
Alasdair Kent, tenore australiano sulle tracce di Joan Sutherland, soprano che partendo da Sydney conquistò il mondo, è giovane, ma già in carriera, con tanta voglia d’imparare, di migliorarsi, di crescere cantando (anche) Rossini
E quale migliore opportunità di quella che rappresenta l’Accademia Rossiniana, la sua storia, il suo rigore, i suoi docenti?
Alasdair Kent è stato uno dei più applauditi protagonisti del concerto finale dell’Accademia Rossiniana, esibendosi con successo nel Recitativo e Aria di Giocondo “Oh come il fosco impetuoso nembo… Quell’alme pupille” da La pietra del paragone, opera che – coincidenza curiosa – è nel cartellone del Rof.
“Ho avuto il vantaggio – afferma con un’umiltà che gli rende onore – di essere reduce dall’interpretazione di Giocondo alla Wolf Trap Opera”.
A Vienna, in Virginia, praticamente la periferia della capitale federale Washington D.C. Una performance accolta molto positivamente dalla critica, se è vero che l’Washington Post ha commentato così:
“Il tenore Alasdair Kent ha offerto qualcosa d’eccezionale mostrando una vocalità pirotecnica, ma di vecchio stile, con una capacità di passare dalle note dolci, quasi silenziose, a quelle possenti a piena voce”.
Che è quel che ha colpito anche nel concerto pesarese. Una voce dolcissima, quasi sussurrata, che poi acquista forza e calore, mai perdendo in dolcezza.
Il tenore australiano canta molto Rossini. Lo si evince da un calendario che gli propone – fra l’altro – il ruolo di Lindoro ne L’italiana in Algeri prima a Montpellier, poi a Tolone, ma anche quello di Don Ramiro ne La Cenerentola a Portland.
“Non posso definirmi uno specialista, perché credo che un cantante debba interpretare anche altri compositori, ma è vero che canto molto Rossini. Ho interpretato già il ruolo di Lindoro, e pure Almaviva nel Barbiere. Adesso m’attende quello di Belfiore nel Viaggio a Reims e le confermo che l’anno prossimo farò tanto Rossini”.
Osservando il suo calendario passato, presente e futuro, lei si può definire un cantante già in carriera: perché ha presentato domanda all’Accademia Rossiniana?
“Per un tenore rossiniano…, per un cantante rossiniano, il Rof è come la Mecca. Erano dieci anni, o forse di più, che sognavo di venire a Pesaro, al Rossini Opera Festival, di partecipare all’Accademia e di cantare nel Viaggio, che è semplicemente bellissimo! Il belcanto mi ha interessato tantissimo fin da quando ero molto giovane. Era la musica che più mi affascinava. Per cantare Rossini si deve avere una grande tecnica, una tecnica completa; la sua musica impone di sapere fare tutto. Rossini è molto esigente, ma allo stesso tempo ti è molto utile. Decisamente diverso da Bellini e Donizetti”.
“Adesso il mio sogno è cantare Le Comte Ory”
Lei ha detto che fin da giovanissimo sognava di venire a Pesaro e cantare al Rof. Adesso è qui e si accinge a essere protagonista di uno dei momenti molto amati dal pubblico: Il viaggio a Reims. A questo punto – penso – il prossimo sogno dovrebbe essere quello di tornare qui e magari cantare in una delle opere in cartellone.
“Spero di sì, lo spero molto. Sono nato in Australia, vivo negli Stati Uniti: in entrambi i Paesi viene proposto Rossini, ma è un’offerta limitata: Barbiere, Cenerentola, l’italiana… Qualche volta Le Comte Ory, poco altro. A Pesaro, invece, si allestiscono tutte le opere rossiniane. Ritornerei molto volentieri…”.
Magari per interpretare il ruolo che ha nel cassetto dei suoi sogni: può dirci qual è?
“Sono molto fortunato. Come le ho detto, ho cantato L’italiana, Cenerentola e appena fatto Giocondo ne La pietra del paragone, ma amerei molto cantare Le Comte Ory: la musica è meravigliosa, la stessa de Il viaggio a Reims, in diverse situazioni. Il Comte Ory, come Belfiore, ha un carattere particolare. Non voglio dire cattivo, ma certamente… mischievous, birichino”. Lo dice prima in inglese, lo ribadisce in italiano, a conferma della grande padronanza della nostra lingua. “Il Comte Ory non vuole fare male, ma ha un comportamento – diciamo così – un po’ frizzante. La fusione tra la musica bellissima e il personaggio fanno sì che mi piacerebbe molto cantarlo, possibilmente a Pesaro”.
“Studiare all’Accademia con Palacio è stato un dono”
In passato, da parte degli allievi abbiamo registrato reazioni sorprendenti e molto positive per l’atmosfera che si vive sia nell’Accademia Rossiniana che nella città che vi ospita, grazie anche agli insegnamenti del maestro Alberto Zedda, che oggi non c’è più, sostituito dal maestro Ernesto Palacio.
“E’ stato un bene, anzi un dono lavorare con il maestro Palacio, il nostro direttore. Conosce tutto del mondo di Rossini e ha una straordinaria padronanza della tecnica, specialmente per una voce come la mia, tenore leggero, tenore di grazia… scriva lei. Una situazione speciale, direi rara, poter lavorare con un docente, con un maestro così bravo, così tanto generoso. Lui è generosissimo con tutti noi giovani cantanti. Per quanto riguarda la città, a Pesaro c’è qualcosa di unico. Mi piace molto. Non è la prima volta che vengo in Italia e neppure a Pesaro. Voi sapete come vivere e qui possiamo immergerci in uno spirito d’amicizia che si respira anche in strada. Una situazione che non riscontro negli Stati Uniti, a Filadelfia, dove ho studiato e attualmente vivo, che pure è città meravigliosa che ama la cultura: ha un bel teatro d’Opera, un’orchestra di valore – The Philadelphia Orchestra – e due scuole per musicisti”.
Alasdair Kent è sorprendente: pensavamo fosse la sua prima volta a Pesaro.
“Le ho detto già che sognavo da anni di vivere il Rof in prima persona. In attesa, sono venuto a vedere gli spettacoli e ho fatto qualche audizione. E’ stata una breve vacanza, anche se di lavoro, molto ricca, intensa. Sono tornato in primavera per l’audizione all’Accademia”.
“Ringrazio Juan Diego Florez per i consigli”
E’ al Curtis Institute of Music di Philadelphia che ha studiato Juan Diego Florez, il tenore numero 1, presente al concerto di fine Accademia. A proposito: come è andata la master class con il tenore peruviano?
“Il maestro Florez ha una tecnica eccezionale. Quando abbiamo lavorato con lui nella sua lezione, ha dato consigli importanti per migliorare la nostra tecnica, spiegando come appoggiare la voce. E mi ha ricordato dell’importanza della posizione vocale, che deve essere quasi perfetta, per evitare di essere stanchi prima della fine della recita. Io l’ho visto cantare, lui è sempre nella posizione perfetta. Credo sia uno dei segreti del suo successo. Spero che la sua lezione possa essere importante per la mia carriera”. Tanti auguri!
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