Addio a Ken Brady, americano della prima Scavolini

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28 luglio 2021

Ken Brady  nella foto della VL 1975/76, la prima sponsorizzata dalla Scavolini (Da Victoria Libertas Pesaro 1947-1987)

Ken Brady  nella foto della VL 1975/76, la prima sponsorizzata dalla Scavolini (Da Victoria Libertas Pesaro 1947-1987)

PESARO – Giocò a Pesaro un solo anno, indossando la casacca della Scavolini Basket, ma è rimasto nel cuore dei tifosi che lo ammirarono nella stagione 1975/76, condivisa con Franco Natali, Franco Cinciarini, Paolo Gurini, Maurizio Sarti, Alberto Oliveti, Giovanni Diana, Alessandro Raida, Gianluca Del Monte, Nino Florio, Peppe Ponzoni e Alfredo Grasselli; allenatore Giovanni Paolini.

Ken Brady se ne è andato lunedì a Basilea, dopo una lunga malattia: aveva 70 anni, è stato vittima, come Alphonso Ford, della leucemia.
Fu quarta scelta dei Detroit Pistons, squadra dello stato del Michigan dove era nato. Ma la sua carriera sportiva si è svolta in Europa, soprattutto in Svizzera, dove ha giocato quasi sempre e aveva scelto di vivere.
Era arrivato nel 1974, portato dalla Federale Lugano, dove formò una coppia straordinaria con Manuel Raga, il messicano dal tiro infallibile che aveva lasciato Varese, sostituito da Bob Morse, imposto dal professor Aleksandar Nikolic malgrado le proteste della piazza che pretendeva la conferma di Raga.
Le grandi prestazioni nel campionato elvetico, che in quegli anni visse una crescita esponenziale, tanto che non pochi appassionati italiani seguivano le partite del sabato grazie alla diretta della Televisione Svizzera, attirarono l’attenzione della Victoria Libertas, che volle indossasse una maglia storica, la prima targata Scavolini Cucine. La squadra era in serie A2.
Con i tifosi, ma soprattutto con le tifose, fu amore a prima vista. Probabilmente Ken aveva il più bel fisico ammirato sul parquet di Viale dei Partigiani. Era semplicemente statuario, una sorta di Bronzo di Riace.
Lui amava vivere la città, frequentava i locali dove si respirava pallacanestro. Fra questi, la Pizzeria Peppe, in Via Rossini. Una sera, a fine cena, s’accese uno spinello, suscitando lo stupore dei presenti. Lui, sorpreso, commentò: “Che problema c’è? A casa me li prepara mia mamma”. In verità, in Italia erano proibiti.
Tornò in Svizzera e ha giocato fino alla stagione 1991, cambiando più volte squadra Ha raccontato, ieri, il Corriere del Ticino, che gli ha dedicato un lungo e delicato articolo (Ken Brady, il gigante gentile della pallacanestro ticinese), che al Viganello, altra nota squadra di Lugano, giocò con Charlie Yelverton, altro mito di Varese. È stato anche in Francia e in Spagna, ma – ha scritto Mauro Rossi – non ha lasciato il segno, “frenato, probabilmente, dalla fama di “buono” che lo ha ha sempre accompagnato e che nello sport non sempre è così positiva”.
A piangere Ken Brady è tutta la pallacanestro ticinese che con l’americano ha avuto un rapporto speciale. Merito delle qualità sportive e umane del pivot di 2 metri e 8: “straordinariamente esplosivo, colpiva per la sua semplicità, la calma, la positività”. Un gentiluomo. Qualità che lo hanno fatto amare anche a Pesaro, dove chi l’ha visto all’opera lo ricorda con affetto ancora oggi, a distanza di 46 anni.
Ciao Ken, che la terra ti sia lieve.

Un commento to “Addio a Ken Brady, americano della prima Scavolini”

  1. Giovanna Brady scrive:

    Grazie per le bellissime parole dell’articolo. Si Ken Brady come disse Mauro Rossi ha sempre tenuto un profilo basso umile e onesto eppure era un vero gigante, nel gioco, nella vita, nell’amore
    Ti amo Giovanna Brady (la moglie)

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