La responsabilità sociale dello psicologo

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18 maggio 2014

PESARO – Qual è il senso della candidatura di uno psicologo al Consiglio comunale?

E’ semplicemente un diritto che un cittadino esercita o c’è dell’altro?

Uno psicologo ha la possibilità di essere vicino, condividere attraverso l’ascolto dei propri

clienti o pazienti, un numero di esperienze personali, interiori, intime..che altri raramente hanno.

Questo fa parte del suo lavoro: ascoltare, comprendere, prendersi cura.

Ma c’è un altro aspetto che si propone come quesito: cosa farsene di quelle informazioni, di

quell’ esperienza dopo la conclusione della cura? Quasi sempre le domande emerse in un contesto

psicoterapeutico, rimandano o sono connesse ad altre questioni: culturali,sociali, economiche e

politiche.

Ecco che una lettura ecologica oltre che ecologista del mondo, insieme all’etica professionale,

riporta alla responsabilità sociale della professione di psicologo. Propone e suggerisce un

impegno che riporta a contesti più grandi, a comunità più ampie.

Personalmente è una posizione che ho già sperimentato ricoprendo la carica di Presidente della

Circoscrizione delle colline i dei castelli dal 1995-1999, un periodo felice del decentramento che

riconosceva deleghe e competenze che hanno permesso si avviassero importanti esperienze di

riqualificazione del territorio.

Successivamente sono stato Presidente dell’Ordine Psicologi delle

Marche e dal 2011-2013, delegato dal Consiglio Nazionale degli Psicologi ,

ho avuto l’onore di far parte dell’Osservatorio Nazionale dell’Infanzia e dell’

Adolescenza presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il momento storico ed il contesto socio-economico producono continuamente l’emergere

di situazioni di disagio che se non affrontate, se lasciate senza risposta, attivano sofferenza e

malessere che intaccano la qualità della vita riproducendo a loro volta disagio, in un vortice

sempre più pericoloso. Le fragilità dei giovani, e delle famiglie spesso isolate

sono le più evidenti, lo sanno bene gli operatori dei servizi sociali, dei consultori,

delle Dipendenze Patologiche.

Ma ci basta semplicemente osservare con attenzione quante persone

negli esercizi pubblici sono ormai ossessivamente legate al rito del gioco,del “gratta e vinci”0 di

tutte le altre trappole, che lo Stato stesso mette in circolazione,alla ricerca di un momento

di eccitazione effimera o di speranza…….

Le difese che la nostra comunità ha attivato, le qualità dei servizi sociali sono sempre più

indebolite, la spending- rewieu continua a togliere risorse

la dove c’è più bisogno di investire, dove il persistere del disagio di uno, oltre che mantenere

sofferenza in lui, crea altro disagio nella sua famiglia.

Il costo economico di un intervento non effettuato oggi,

si moltiplicherà a misura incontrollabile domani ,con anche più malessere per la collettività.

E’ necessario elaborare interventi in un’ ottica che preveda il coinvolgimento di tutti per

stimolare scambi, far circolare informazioni, muovere risorse e rigenerare relazioni fra le

persone ed i sistemi. E’ indispensabile impegnarsi oggi per far si che le amministrazioni

siano in grado di poter leggere i fenomeni, anche apparentemente più individuali, ma che

riguardano invece tutti. E’ necessario utilizzare tutte le buone prassi conosciute ed i risultati

delle ricerche scientifiche per organizzare interventi di qualità a costi economici contenuti

e onesti, che inoltre permetta ai giovani che cercano un lavoro nel sociale di non divenire a loro

volta dei disagiati ma di essere messi in grado di portare le loro competenze

con l’ entusiasmo di chi è protagonista della costruzione del proprio futuro.

Parlerò di questo domani sera lunedi 19/05 alle ore 21.00 presso la libreria “IL CATALOGO”

con Andrea Marzi, autore di “PEREPEPE’ e Francesca Scicchitano del servizio adolescenti

presso il Dip. Di Salute Mentale.

Dott. Bernardo Gili Psicologo Psicoterapeuta

Ex presidente Ordine Psicologi Marche

(Andrea Zucchi – portavoce La Sinistra)

 

Un commento to “La responsabilità sociale dello psicologo”

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