10 dicembre 2013
PESARO – Crucifige, crucifige eum! E’ l’urlo di una parte della folla bianco-rossa che, sobillata da alcune linguacce, risponde all’esito della partita Victoria Libertas-Acea Roma, finita per 77 a 82 in favore dei romani. Il sacrificato dovrebbe essere ovviamente Dell’Agnello, il coach della Vuelle, che porta già nel suo nome il significato del sacrificio. Gridare “crucifige” significa anche: “Dir male apertamente di qualcuno, trattarlo come un capro espiatorio”, cioè accusarlo di ogni fatto negativo. Questa linguaccia del tifoso non farà come Ponzio Pilato. Del resto sono del tutto insufficienti le accuse mosse contro il nostro allenatore. Avrebbe tenuto Musso troppo lungo in panchina negli ultimi minuti della partita. Avrebbe omesso di insegnare ai suoi giocatori delle rimesse efficaci della palla nel campo di gioco. Accuse ridicole, prive di fondamento. Vero è che questa squadra è leggera nella sua composizione. Questo lo sapevamo fin dall’inizio. Non c’è più trippa per i gatti ed i giocatori hanno potuto mangiare poco. È emblematico, a questo proposito, il fisico della guardia Johnson Ravern. Questo giocatore, da poco arrivato nella nostra città, è stato gettato da subito nella fossa dei leoni. È entrato nel primo quintetto e, pur sembrando un po’ spaesato, ha fatto vedere di possedere buone tecniche. Dall’altra parte però c’erano i romani ed è per questo che possiamo usare l’espressione “hic sunt leones” (qui ci sono i leoni). Hanno giocato come il gatto col topo e alla fine sono riusciti a far valere la loro superiorità. E allora cari i miei tifosi biancorossi! Lo sapevamo e sappiamo ancora oggi che la squadra è stata allestita con pochissime risorse. Uno sponsor non è stato trovato. Non possiamo certo accusare nessuno se, oltre tutto, anche la sfiga ci ha messo del suo. Non possiamo certo dire che questi nostri giocatori siano degli smidollati perché li abbiamo visti, più volte, dare il massimo di se stessi. Allora popolo bianco-rosso stringiamoci intorno ai nostri paladini; questi abbiamo! Presto, se tutti insieme non abbassiamo la guardia, una prima vittoria arriverà. Certo sarebbe bello conquistarla già alla prossima domenica contro EA7 Emporio Armani di Milano. Sperate e lottate, forse la vigilia di Natale ci porterà un bel regalo. Ce lo meritiamo tutti!
Se tutti i tifosi fossero così lo sport sarebbe migliore
“Musso tenuto troppo in panchina negli ultimi minuti” (a parte che non si parla di ultimi minuti ma dell’intero 4/4 ad esclusione degli ultimi 30″ con la partita ormai compromessa) non è un’accusa del tutto insufficiente ma un semplice dato di fatto. Nessuno, o almeno io no, contesta al coach il diritto e la responsabilità di giocarsela col quintetto che ritiene più adatto, quello che ci si domanda è quale efficacia possano avere giocatori spremuti all’inverosimile, se veramente non fosse possibile ritagliare qualche minuto di respiro per Pecile e Young nel corso dell’ultimo quarto. Sul fatto che questi argomenti vengano da Lei ritenuti ridicoli le faccio notare che duante una partita di basket questo avviene regolarmente, i cambi si fanno, non è vietato dal regolamento.
Dell’Agnello assolutamente insufficiente, squadra vergognosa in uscita di TO e ogni rimessa e’ un rischio, non sapevano domenica neanche se fare fallo oppure no, senza parlare della gestione dei cambi (quali cambi!!??) dell’ultimo quarto dopo avere sentito per mesi che la squadra e’ corta ed arriva nei finali cotta.
Se non abbiamo uno sponsor non e’ colpa di nessuno?!?!?E’ colpa di chi come lavoro doveva trovare queste risorse e non c’e’ riuscito, in una azienda “normale” sarebbe già a casa.
Articolo che mi trova totalmente in disaccordo, attaccarsi alla sfortuna non ha senso ed e’ solo una scusa,comunque il mondo e’ bello perché vario.
Mi piacerebbe leggere una sua valutazione tecnica sul coach.
Saluti
Non si mette in dubbio la buona fede, l’abnegazione al lavoro e la serietà umana e professionale sia di coach Dell’Agnello, sia dei giocatori tutti, sia dell’intero staff dirigenziale.
Anzi, sotto certi punti di vista, potremmo anche andare orgogliosi del fatto che siamo stati in corsa fino all’ultimo in molte partite giocate con squadre ben più “attrezzate” della nostra, e che nel nostro roster figurano giocatori – Anosike, Turner e… perché no, Musso – che non sfigurerebbero affatto in squadre di alta classifica.
Tuttavia, non si può non chiudere gli occhi di fronte a situazioni che oggettivamente sono sotto gli occhi di tutti.
1) La crisi economica è imperante e di sponsor disposti a spendere quattrini ce ne sono pochini. Tuttavia, com’è possibile che non siano riusciti a trovare “uno straccio” di sponsor disposto a finanziare la nostra squadra? A parte la Sutor, tutte le altre squadre del massimo campionato uno sponsor sono riuscito a trovarlo, chi prima chi dopo… e noi no? Com’è possibile tutto ciò? Eppure non siamo mica una squadra top che è nella situazione di poter chiedere cifre stratosferiche.
2) No so se per convenienza (economica), oppure per fiducia (mal ripagata), ma in questa squadra vi sono giocatori che – ora come ora – non sono assolutamente in grado di calcare i parquet della serie A. Buoni forse per fare l’ 8° 9° uomo, ma non certamente per essere schierati in quintetto base. Ci sarà pure qualcuno che li ha scelti, o ha avallato la loro scelta?
3) A parte la bella vittoria iniziale con Avellino, siamo riusciti a perdere con tutte le squadre alla nostra portata (Sutor, PastaRegia, Pistoia), oppure siamo stati capaci di far resuscitare squadre che erano in crisi (Varese), oppure non siamo riusciti a sfruttare il “rodaggio delle partite iniziali” di squadre titolate (Sassari in primis) destinate ad entrare in forma nel finale della stagione quando ci si gioca lo scudetto . E’ solo colpa della sfortuna? Oppure questa squadra ha grossi limiti tecnici, caratteriali e di organizzazione di gioco? Se non è così, perché non far fare alla squadra (e alla dirigenza) un pellegrinaggio a Compostela o a Lourdes? Può darsi che, in questo modo, la jella si orienti verso altre mete.
Giusto fare “quadrato” attorno alla squadra, sostenerla nei momenti difficili come questo. Però, forse, è anche arrivato il momento della critica costruttiva.
Non è che i problemi si risolvono dicendo “come siamo grandi, come siamo belli”. O affermare che tutto dipende dal budget risicato a disposizione. Giunge anche il momento che, di fronte allo specchio, si deve fare un profondo esame di coscienza.