18 giugno 2013
PESARO – Seconda puntata del nostro viaggio tra i ricordi della Scavolini nei suoi 38 anni di sponsorizzazione. E’ il turno delle guardie e vi ricordiamo di votare i vostri tre preferiti in questo ruolo e, se non lo avete ancora fatto, anche di esprimere la vostra preferenza per i play che troverete a questo link – https://www.pu24.it/2013/06/17/aspettando-la-nuova-vl-votiamo-la-scavo-di-tutti-i-tempi-partiamo-con-il-play-chi-e-stato-il-migliore/ – vicino al nome del giocatore troverete data di nascita, partite giocate in maglia biancorossa, stagioni trascorse a Pesaro ed eventuali trofei vinti).
Piccola nota di servizio: nella presentazione di ogni singolo giocatore si è volutamente evitato di parlare della carriera precedente o di quello che ha fatto o farà dopo aver lasciato Pesaro, tranne qualche breve accenno, soffermandosi solamente su quello che ha prodotto in maglia Scavolini, un esempio esplicativo: Vincenzo Esposito ha giocato in Nba e vinto uno scudetto con Caserta, ma in maglia Vuelle si è reso protagonista di annate deludenti, sia dal punto di vista tecnico che umano, contribuendo in maniera determinante alla retrocessione del 1998.
LE DIECI MIGLIORI GUARDIE DELLA SCAVOLINI PESARO:
Amos Benevelli: (1951 – 250 partite – 1976-84 – una Coppa delle Coppe) Forse il miglior tiratore puro della storia biancorossa, amava colpire da tutte le posizioni e se ci fosse stato il tiro da tre punti, introdotto la stagione dopo il suo ultimo anno in maglia Scavolini, avrebbe raggiunto con facilità il trentello ad ogni partita, aveva la caratteristica di riuscire a segnare anche con l’avversario a pochi centimetri dalle sua braccia e dalla lunetta era pressoché infallibile, in difesa non si dannava l’anima, ma se nella pallacanestro attuale si definiscono tiratori quelli che segnano sempre dalla loro mattonella e se si spostano di trenta centimetri entrano in crisi, uno come Benevelli che non segnava mai un canestro dalla stessa posizione sarebbe una rarità assoluta.
Alphonso Ford: (1971-2004) (32 partite – 2003-04) Il più grande attaccante puro che abbia mai indossato la maglia della Scavolini, la sua capacità di fare canestro non aveva eguali, riuscendo a realizzare indifferentemente da sette metri come in schiacciata, dalla linea di fondo come dagli angoli, contro ogni tipo di difesa. Non era il migliore tiratore puro dei suoi tempi, né quello con più atletismo e in difesa si concedeva spesso delle pause anche se come tutti i grandi attaccanti, quando motivato, si francobollava all’avversario diretto con cattiveria, ma quando indossava gli occhi della tigre non ce n’era per nessuno. Gara quattro dei quarti di finale contro Napoli, quando praticamente da solo effettua una rimonta che porta la Scavo dal meno 14 al più 7, rimane uno dei più esaltanti momenti di pallacanestro mai visti all’Adriatic Arena e sapere che da lì a pochi mesi, la leucemia lo avrebbe portato via al basket mondiale, ne avvalora ulteriormente il significato. La lettera scritta alla città nella sua ultima estate, dovrebbe diventare una targa da mettere al palazzetto ad imperitura memoria.
Zambalist “Zam” Fredrick: (1959 – 104 partite – 1984-86) Realizzatore fantastico, capace di vincere la classifica dei realizzatori con oltre 32 punti di media, terzo l’anno dopo con oltre 29 punti a serata, tirava quasi sempre nei primi secondi dell’azione per non dare il tempo alla difesa di schierarsi, con l’introduzione del tiro da tre punti aveva allargato il suo range di tiro, anche se preferiva concludere dai quattro-cinque metri fronte a canestro, in un basket che superava spesso i cento punti ad incontro, Zam Zam ne era l’interprete ideale.
Andrea Gracis: (1960 – 393 partite – 1983-94 – due scudetti – due Coppa Italia) Il miglior difensore della Scavolini ogni epoca, raro esempio di giocatore intelligente e bravo tecnicamente, tiratore eccelso con oltre il 50% da tre punti, non sfruttava pienamente tutte le possibilità, preferendo lasciare il palcoscenico ai compagni, all’occorrenza sapeva fare tranquillamente anche il playmaker, ma era in difesa dove dava il meglio di sé, nella marcatura asfissiante degli avversari senza quasi mai ricorrere al fallo, ma riuscendo ad anticipare le mosse dell’attaccante grazie ad una profonda conoscenza della pallacanestro in ogni sua sfumatura.
Daniel Hackett: (1987 – 55 partite – 2010/12) Torna nella sua Pesaro, dopo gli anni del college e l’infelice parentesi alla Benetton Treviso, alla prima stagione viene sfruttato come sesto uomo per rompere il ritmo della partita e provare a svoltare il match grazie al suo furore agonistico, ma è nella seconda che avviene la maturazione definitiva, grazie al suo gioco fatto di penetrazioni alla ricerca di un appoggio a canestro o di un fallo subito, nella pallacanestro attuale, trovare un giocatore capace di attaccare il ferro con la sua padronanza è una vera rarità e se il tiro da fuori non è ancora una sicurezza e dalla lunetta potrebbe ulteriormente migliorare, compensa un’eventuale serataccia offensiva con una predisposizione a difendere inusuale per un giocatore italiano di alto livello.
Wilbur Holland: (1951 – 26 partite – 1980/81) Proveniente direttamente dai Chicago Bulls, è il primo americano capace di fare veramente la differenza nel suo ruolo tra quelli sbarcati a Pesaro in quegli anni, con il suo contributo la Scavolini conquista per la prima volta i playoff, dopo i due spareggi salvezza giocati sul finire degli anni ’70, e i tifosi biancorossi cominciano a prendere consapevolezza del valore della loro squadra, realizzatore più che tiratore, si dava da fare anche in difesa dove recuperava diversi palloni per concludere in contropiedi spettacolari.
Larry Middleton: (1965 – 77 partite – 2000-02) Arrivato a Pesaro a 35 anni, ma ancora integro fisicamente, guardia pura di vecchio stampo, amava tirare da tre punti fermandosi spesso sulla linea dei 6 e 25 anche in contropiede, ma era dagli angoli che le sue triple trovavano spesso il fondo della retina, da playmaker faticava a trovare il ritmo e in penetrazione non aveva più l’esplosività dei tempi d’oro, ma con il suo passaporto italiano acquisito ha dato una bella mano alla Vuelle a rimanere nella parte nobile della classifica ad inizio millennio.
Carlton Myers: (1971 – 163 partite -1992-94, 2005-09) Insieme a Magnifico, il più forte italiano che abbia mai indossato la maglia della Scavolini, nel 1992 percorre i 35 chilometri che lo separano dalla natia Rimini per approdare a Pesaro e diventare un assoluto protagonista del basket italiano ed europeo, sono gli anni dei canestri vincenti allo scadere, della strapotenza fisica che lo rende un americano aggiunto e della finale scudetto del 1994 che Pesaro raggiunge quasi esclusivamente grazie alla sua presenza, ma le strade si separano per motivi mai chiariti del tutto e Myers trova in maglia Fortitudo le sue soddisfazioni e nel 2000 è il portabandiera italiano alle Olimpiadi di Sidney. Poi nel 2005 Myers e la Scavolini si ritrovano in un modo totalmente inaspettato, con la Vuelle in serie B dopo il fallimento e Carlton che decide di ritornare a Pesaro per chiudere la carriera, i problemi alla schiena che lo affliggono da tempo ne hanno trasformato il modo di giocare, trasformandolo in un eccellente tiratore da tre ed in micidiale convertitore di tiri liberi. Nel giro di tre stagioni riporta la Vuelle in serie A e nel 2009 lascia definitivamente il basket giocato dopo aver scritto intere pagine di storia.
Antonello Riva: (1962 – 71 partite – 1994-96) Dopo essere stato uno dei più accaniti rivali della Scavolini, prima in maglia canturina, poi con quella di Milano, nel 1994 Riva approda a Pesaro nella versione “grandi vecchi” per cercare di fare strada in Eurolega, conquistata l’anno prima con la finale scudetto. Il tiro è quello dei tempi d’oro e difficilmente nascerà un tiratore migliore di Riva in uscita dai blocchi, la sua capacità di mettere a posto i piedi in una frazione di secondo è da manuale del basket e anche se la velocità in contropiede non è più quella di una volta, Antonello porta il suo mattone alla causa in due annate non proprio esaltanti che vedono la Scavolini eliminata al primo turno dei playoff.
Charles “Charlie” Smith: (1975 – 32 partite – 2004-05) Non era facile arrivare a Pesaro l’anno dopo la scomparsa di Ford, oltretutto dovendone prendere il posto nello stesso ruolo, ma Smith conferma tutte le sue grandi qualità vincendo il titolo di miglior realizzatore d’Eurolega, aggiudicandosi proprio il trofeo dedicato alla scomparso Alphonso Ford, e finendo terzo in Italia in questa speciale classifica con quasi 20 punti a serata, attaccante di razza capace di segnare con continuità, “il ragno” prediligeva le conclusioni da fuori all’entrata dentro l’area, anche se le lunghe braccia gli permettevano di arrivare al ferro con straordinaria efficacia, non sempre dava il cento per cento ad ogni partita e come tutti gli americani. quando gli stipendi tardavano ad arrivare, giocava con il freno a mano tirato, ma rimane uno dei migliori del suo ruolo.
Riguardando i dieci nominativi di questa lista, non si può fare a meno di notare quanti giocatori di grandissima classe siano passati per Pesaro e per le guardie si è fatta veramente fatica a sceglierne solamente dieci, scegliete i vostri tre preferiti, lasciando un commento in fondo a questo articolo.
Il mio voto personale:
1 Alphonso Ford
2 Carlton Myers
3 Charles Smith
1) FORD
2) GRACIS
39 MYERS
1) FORD 2) MYERS 3) GRACIS
1) Ford 2) Smith 3) Gracis
Ford
Myers
Frederick
1) Ford perché in 30 anni e più di basket non ricordo un giocatore con la sua gamma di movimenti e la sua capacità di inventare canestri con una facilità disarmante e soprattutto
perché dopo la sua scomparsa si è capito che grande persona fosse.
2) Myers atleta e attaccante fantastico. Poteva e doveva essere il giocatore su cui costruire
un secondo grande ciclo dopo quello dei Cook e Daye ma, ahimè, l’abbiamo lasciato andar via.
3) Gracis giocatore intelligente e tatticamente importantissimo nella squadra degli scudetti: poteva anche segnare di più con quel suo tiro da 3 ma sapeva che spesso in quella squadra serviva altro e lui era sempre pronto.
1) FORD : ricordo anch’io quella gara3 di play off contro Napoli con la gente impazzita di gioia ad assistere ad uno autentico show di un giocatore immarcabile.
2) MYERS : era come avere all’epoca non due , ma 3 americani con lui. Fantastico.
3) GRACIS : non si vedeva ma si sentiva , giocatore intelligentissimo.
1 Alphonso Ford
2 Carlton Myers
3 Charles Smith
1 Alphonso Ford
2 Carlton Myers
3 Charles Smith
1 Alphonso Ford
2 Carlton Myers
3 Charles Smith
1) FORD, Fantastico!!!! La sua lettera ai compagni di squadra deve essere murata All’Adriatic Arena.
2) Meyers con lui stagioni bellissime ed emozionanti.
3) Holland: la NBA a Pesaro!!!
1- Myers
2- Holland
3- Gracis
1) GRACIS
2) MYERS
3) Fredrick
alphonso!!!!
1 – Alphonso Ford
2 – Carlton Myers
3 – Zambalist Fredrick
1- Alphonso Ford. ho visto pochi giocatori crearsi dei tiri o realizzare quasi sempre le proprie
mattonelle…un campione vero.
2- Carlton myers. era fortissimo, forse ha raccolto poco in carriera rispetto alle sue potenzialita’, ma quando ”saliva in mansarda” nn c’era niente da fare per nessuno!!!
3- Andrea gracis . CLASSE CRISTALLINA ED UNA INTELLIGENZA CESTISTICA UNICA. un signore dentro e fuori dal campo. santo subito!!!
1- Ford
2- Hackett
3- Myers
che guardie abbiamo visto a pesaro!! 1) myers 2) ford 3) holland
Spero di essere ancora in tempo….
Scelta difficile, ma direi:
1- Ford
2- Myers
3- Fredrick
Spero di essere ancora in tempo…
Scelta difficile, ma direi
1- Ford
2- Myers
3- Fredrick
Non so perché, ma mi viene segnalato il mancato invio della prima mail e invece…
Non so perché, ma mi viene segnalato il mancato invio della prima mail e invece ne vengono pubblicate due! Sorry.