Aspettando la nuova VL, votiamo la Scavo di tutti i tempi. Partiamo con il play: chi è stato il migliore?

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17 giugno 2013

PESARO – Non si dovrebbe vivere di soli ricordi, ma con un campionato che si prospetta di sofferenza per la Victoria Libertas, almeno come quello precedente se non qualcosina in più, la mente è libera di vagare tra le centinaia di giocatori che hanno indossato la gloriosa canotta biancorossa con il logo Scavolini in bella vista, in questi 38 anni ininterrotti di sponsorizzazione che hanno visto l’estate del 2013 porre la parola fine ad un binomio che ha caratterizzato la pallacanestro italiana, europea e perfino mondiale (ricordate il McDonald’s Open?) ai massimi livelli con i due scudetti, le due Coppa Italia e la Coppa delle Coppe del 1983 e numerose finali, alternati a periodi difficili con annate in serie A2 e perfino il ritorno in serie B dopo il fallimento del 2005.

Durante questi quattro decenni, sono passati, prima per il vecchio hangar di Viale dei Partigiani e dopo nel mega impianto dell’Adriatic Arena di via Gagarin, giocatori di tutti i tipi: campioni americani provenienti dall’Nba, europei che dominavano in patria pronti a sbarcare in Italia per guadagnare fama e ricchezza, italiani da Nazionale quando gli azzurri vincevano anche qualche medaglia e non si accontentavano di un tredicesimo posto come in questi ultimi anni.

Fare le classifiche è sempre un azzardo, perché il basket degli anni ’70 è molto diverso da quello attuale, il tiro da tre ha stravolto il modo di giocare a pallacanestro e la fisicità è raddoppiata rispetto ai tempi di quando ci si meravigliava per una schiacciata o una stoppata sopra il ferro, sono cambiati i tempi di esecuzione con la regola dei 24 secondi e la fase tattica ha preso il sopravvento rispetto al corri e tira degli anni ’80, quando superare i 100 punti era la norma, mentre adesso se ne fai 80 a serata devi ritenerti soddisfatto. Probabilmente anche tiratori puri come Oscar e Riva faticherebbero a superare quota 20 a partita, in questo basket che nasce e muore sul pick and roll e dove il contropiede primario è una merce rara come una banca che non ti fa pagare le commissioni, negli ultimi dieci anni per vincere il titolo di miglior realizzatore è bastato tenere una media intorno ai 20 punti a serata, cifre che negli anni ’90 non ti permettevano di classificarti nemmeno nei primi dieci.

Ma la pallacanestro, pur con tutti i cambiamenti, rimane un giochino abbastanza semplice, dove se hai classe e fisico per emergere puoi ben figurare in ogni parte del globo, dove se possiedi il sacro furore agonistico puoi sopperire anche a qualche carenza tecnica, dove se hai la stoffa per realizzare il canestro decisivo a fil di sirena, sarai ricordato sempre come un vincente, ma se fallisci il libero della vittoria si ricorderanno di te come quello che ti ha fatto perdere un match importante.

Per passare questa estate, vi proponiamo un giochino semplice semplice, che si fa spesso sotto l’ombrellone, ma che avrete adesso l’occasione di mettere nero su bianco, o meglio byte su byte, scegliendo tra una rosa di 50 nomi (10 per ruolo), il quintetto ideale all-time proprio della Scavolini, cioè del periodo 1975-2013 della Vuelle, non inserendo per scelta nessuno dei tanti pionieri che hanno fatto grande la Pesaro cestistica, partendo da Riminucci o Paolini, per passare a Bertini e Vlastelica, ma quella era veramente un’altra pallacanestro, quando si giocava ancora all’aperto e i tabelloni in legno subivano l’umidità stagionale, allargandosi o stringendosi a secondo della temperatura, dove il professionismo era una cosa rara e ti allenavi solo se trovavi qualche palestra libera, certamente senza questi personaggi degni del massimo rispetto, il basket a Pesaro non sarebbe neanche esistito, ma questa vuole essere una celebrazione per la Scavolini e per Valter Scavolini in particolare.

Il listone comprende sia degli autentici totem che hanno fatto la storia della Victoria Libertas, sia giocatori che hanno giocato per una sola stagione o anche meno, ma che hanno lasciato comunque un segno per la loro bravura. Lasciandovi la completa libertà di scelta, vi invitiamo comunque a considerare un giocatore a 360° e non solamente per i trofei che ha contribuito a farci vincere, perché il basket rimane uno sport di squadra e per vincere uno scudetto devi sempre poter contare sui dei compagni all’altezza della situazione.

Per ogni giocatore troverete indicati l’anno di nascita, il numero di partite giocate e gli anni in cui ha vestito la maglia biancorossa, gli eventuali trofei conquistati ed una breve scheda tecnica per aiutarvi nella scelta, anche se ricordare le emozioni che vi hanno suscitato, rimane il miglior strumento per farvi decidere in tutta tranquillità.

L’elenco è rigorosamente in ordine alfabetico.

Cominciamo dai playmaker o, come si diceva qualche anno fa, dai registi della squadra:

Melvin Booker: (1975 – 102 partite – 1998 – 1999-2002) Proveniente da Milano, ha giocato in maglia biancorossa negli anni della trasformazione tattica della pallacanestro europea, quando il pick and roll cominciava a prendere pieno possesso nella mentalità dei coach, tiratore discreto, è stato uno degli ultimi a praticare dell’arresto e tiro dai quattro metri un’arte, con la sua capacità di fermarsi appena dentro l’area colorata per insaccare due punti facili, da playmaker gli piaceva coinvolgere i lunghi e amava correre in contropiede, dove riusciva a concludere anche con l’avversario vicino grazie ad un fisico massiccio, di questi tempi, il trio Booker-Johnson-Blair dominerebbe incontrastato il campionato italiano.

Kedyren “Kee Kee” Clark: (1984 – 34 partite – 2007-08) Piccolo (175 cm) play dotato di una grande velocità di base, amava partire in contropiede a cento all’ora, con qualche problemino ad attaccare le difese schierate, tiratore discontinuo comunque capace di colpire anche da sette metri e oltre, in difesa faticava contro avversari di stazza superiore, ma si sarebbe meritato una riconferma per gli evidenti margini di miglioramento che lo attendevano nel prosieguo della carriera.

Darwin Louis Cook: (1958 – 55 partite – 1988 -1989-91 – Due scudetti) Rimarrà sempre il regista dei due scudetti, il suo arrivo al posto di Aza Petrovic, rimane uno dei colpi di mercato più clamorosi nella storia del basket italiano e Valerio Bianchini potrebbe raccontarvi per ore aneddoti sul suo ingaggio, tecnicamente non era propriamente un realizzatore, con il suo tiro da fuori con quella parabola improbabile troppo accentuata che finiva comunque spesso e volentieri dentro la retina, correre con il pallone in mano era il suo punto di forza, così come cercare il passaggio smarcante ad ogni occasione, con le sue mani velocissime riusciva a rubare diversi palloni agli avversari (celebre quello in finale scudetto contro Varese che inaugurò il replay per il basket in tv) e in difesa era in grado di marcare indifferentemente play e guardia avversarie.

Aleksandar “Sasha” Djordjevic: (1966 – 51 partite – 2003-05) Playmaker classico di scuola slava, arrivato a Pesaro sul finire di una carriera importante trascorsa nei più importanti club europei, con una breve apparizione anche in NBA, micidiale tiratore da tre punti, ha inventato il cosiddetto “movimento Djordjevic”, per liberare il playmaker per un tiro dagli angoli, a dimostrazione di un intelligenza cestistica sopra la media, fu il primo a segnalare i problemi della gestione Amadio, quando nel gennaio 2005 lasciò la Scavolini dichiarando i numerosi problemi economici del club, il suo appello rimase inascoltato e in estate Amadio affondò la Vuelle decretandone il fallimento, la coppia Djordjevic – Ford rimarrà uno dei punti più alti della pallacanestro pesarese di tutti i tempi.

Larry Drew: (1958 – 23 partite – 1988-89) Erano i tempi in cui la Scavolini riusciva a fare concorrenza alla Nba, portando a Pesaro un assoluto protagonista della pallacanestro americana. Playmaker di classe innata, alzava il livello dei compagni che potevano sfruttare la sua visione di gioco per concludere senza troppa pressione, gli riusciva tutto con una facilità disarmante e se non fosse stato per la famigerata monetina del caso Meneghin, sarebbe tornato in America con uno scudetto italiano in valigia. Pesaro entrò anche nel mondo del gossip, grazie alla moglie di Drew, Debbie Allen, attrice della serie cult “Saranno Famosi”, erano proprio altri tempi.

Richard “Ricky” Hickman: (1985 – 41 partite – 2011-12) Arrivato con il titolo di miglior giocatore della Legadue, dopo qualche partita di assestamento, ha preso pieno possesso della squadra, dimostrando una buona capacità di gestione del gioco e un buon istinto nel cercare il canestro, sia da fuori che in penetrazione. Possiede doti fisiche notevoli che gli permettono di farsi valere anche in difesa e di non subire la durezza delle difese avversarie, nei playoff ha tirato fuori anche le sue qualità di leader che gli hanno aperto le porte per il basket europeo che conta

Dragan Kicanovic: (1953 – 72 partite -1981-83) Il miglior giocatore di scuola slava mai sbarcato a Pesaro, “Kicia” era un regista di vecchio stampo col suo fisico da apparente ragioniere col quale farebbe una fatica immane a destreggiarsi nell’era moderna, ma la classe non era in discussione, con un controllo del corpo eccellente ed una visione del gioco che non faceva rimpiangere le prime immagini spettacolari che provenivano da oltreoceano, con passaggi sotto le gambe e lanci di quindici metri per i compagni che dovevano solamente insaccare il pallone in fondo alla retina, anche grazie al suo contributo Pesaro è arrivata alla sua prima finale scudetto nel 1982, quella dove coach Skansi lo lasciò in panchina in gara-due dopo l’ennesimo litigio, il caratterino era da prendere con le molle, ma grazie al suo arrivo la Scavolini capì che stava entrando nel gotha della pallacanestro italiana ed europea, aprendo la strada agli scudetti che sarebbero arrivati solamente qualche anno più tardi.

Mauro Morri: (1977 – 64 partite – 2005-07) E’ stato il playmaker delle due promozioni consecutive dalla serie B alla serie A, regista sempre sopra le righe, amava i passaggi spettacolari anche se spesso i compagni non riuscivano ad intuirne le intenzioni, tiratore non eccelso ma in grado di infilare strisce di triple che cambiavano il volto alle partite, la tendenza a perdere palloni anche in modo banale e un caratterino non proprio da chierichetto, gli hanno precluso palcoscenici più prestigiosi e un grave incidente automobilistico gli ha fatto chiudere definitivamente la carriera, ma nelle due annate con la maglia Scavolini ha fatto ampiamente quello che gli si richiedeva.

Aleksandar “Aza” Petrovic: (1959 – 26 partite – 1987-88) Fratello di Drazen, approda a Pesaro nell’anno del primo scudetto senza poterlo festeggiare sul campo, venendo tagliato a quattro giornate dal termine da Valerio Bianchini che, dopo un blitz in America, ingaggia Darwin Cook al suo posto, Petrovic, già con le valigie pronte, si congeda dal pubblico di Viale dei Partigiani con una prestazione da oltre 30 punti, insinuando dubbi sulla bontà della scelta. Giocatore slavo in tutti i sensi, amava essere protagonista sul parquet con giocate spettacolari che sottolineava facendo l”aeroplanino” quando tornava verso il proprio canestro, cresciuto a pane e basket in quella fucina di talenti che era la Jugoslavia di quei tempi, non era la faccia tosta che gli faceva difetto ed anche dal punto di vista tecnico riusciva a non sfigurare contro i pari ruolo provenienti da oltreoceano.

Haywoode Workman: (1966 – 52 partite – 1991-93 – una Coppa Italia) Forse non era il più spettacolare dei suoi tempi o quello che si faceva notare per particolari acrobazie, ma trovare un giocatore di scuola americana con quella intelligenza cestistica non era un compito facile nel basket dello showtime. Playmaker vero, che prediligeva il gioco di squadra alle conclusioni individuali, era comunque in grado di fare canestro con facilità, disponendo di un buon tiro in sospensione e di un discreto controllo di corpo, in difesa si applicava con buona regolarità e formava con Daye una delle coppie più prolifiche di inizio anni ’90, portando Pesaro alla conquista della Coppa Italia del 1992 nelle Final Four di Forlì.

 

Modalità di voto:

Con la consapevolezza che sceglierne dieci su un numero molto superiore di giocatori che hanno indossato la maglia Scavolini è giocoforza limitativo e qualcuno dei vostri beniamini è rimasto escluso, vi invitiamo ad esprimere la vostra preferenza solamente tra quelli indicati nella lista soprastante, indicando i tre giocatori che secondo voi sono più meritevoli del vostro voto, lasciando un commento in fondo a questo articolo o andando sulla nostra pagina facebook, sarà cura della redazione contare i voti e stilare la classifica finale nei prossimi giorni.

 

Il mio voto personale:

1 Darwin Cook

2 Aleksandar Djordjevic

3 Melvin Booker

28 Commenti to “Aspettando la nuova VL, votiamo la Scavo di tutti i tempi. Partiamo con il play: chi è stato il migliore?”

  1. CHRISTIAN SPEZI scrive:

    be’ il primo posto e’ scontato va al grande DARWIN COOK…poi a me faceva impazzire BOOKER che faceva sempre la cosa giusta al momento giusto, oltre ad essere un buon realizzatore..infine al 3 posto la sorpresa HICKMAN ,che ci ha regalato una semifinale scudetto sopo tanti anni.

  2. stefano boldrini scrive:

    Darwin Cook
    Dragan Kicanovic
    Larry Drew

  3. Mr. Kritikini scrive:

    Parecchie inesattezze nell’articolo in questione:
    1) Melvin Booker è del 1972 e non del 1975
    2 Su Darwin Cook, come si fa a definire “tecnicamente non realizzator” uno che in 3 stagioni d’Italia ha segnato una media punti di 19.8?
    3) Aleksandar Djordjevic è nato nel 1967 e non nel 1966
    4) Debbie Allen di “Saranno Famosi” era la moglie di Norm Nixon e non di Larry Drew. Larry Drew peraltro arrivò a Pesaro con già un anello di campione Nba in mano e questo andrebbe rimarcato ed ora è un apprezzato coach Nba.
    5) Mauro Morri non ha avuto un incidente automobilistico, ma motociclistico, dopo aver perso il controllo dello scooter in una curva.

    Tutto questo, per la precisione.

  4. davide scrive:

    Su Darwin Cook con “tecnicamente non era propriamente un realizzatore” intendevo rimarcare che non scendeva in campo con il solo intento di fare canestro, ma giocava principalmente per mettere in ritmo i compagni, poi era talmente bravo che segnava quasi venti punti di media senza mai forzare, sugli altri punti errori miei, mi scuso per le inesattezze e per i prossimi articoli rincontrollerò con più attenzione, grazie.

  5. maurizio scrive:

    cook

  6. maurizio scrive:

    darwin cook

  7. Massimo scrive:

    1. Darwin Cook giocatore con nelle mani 20 punti, che vinceva regolarmente la classifica
    degli assist e recuperava tanti palloni, che difendeva su chiunque (chiedere a Oscar) ma soprattutto perché era magia allo stato puro.

    2. Larry Drew un vero e proprio manuale di tecnica ed intelligenza cestitstica nonchè un professionista come pochi, quell’anno vincemmo la stagione regolare ma lui si infortunò poco
    prima dei play-off lasciando il posto ad un certo Norm Nixon (era l’anno della monetina a Meneghin). P.S. la signora Drew si chiamava Sharon ed era veramente molto bella.

    3. Melvin Booker (di poco su Kicanovic) perché era un leader come pochi, sapeva prendersi la squadra sulle spalle e perché, secondo me, in quegli anni se non era per la Virtus Bologna formidabile dei Ginobili, Jaric, Griffith ecc. (squadra che poi si è scoperto costruita quasi senza soldi, e poi fallita, ma lasciamo perdere) sarebbe arrivato almeno un altro titolo. scudetto

  8. Francesco scrive:

    kicianovic forse stato il piu forte da quello che dicono i piu “anziani” tra i tifosi pesaresi. Non avendolo mai visto non posso giudicarlo. La mia classifica (per quello che han fatto a Pesaro (altrimenti il piu forte e’ senza dubbio Mr. Europa Djordjevic ) e’ : 1) Cook; 2) Boiker; 3) Hickman

  9. Francesco scrive:

    1 cook; 2) booker: 3) hickman

  10. maurizio scrive:

    1- Cook

    2- Kicanovic

    3- Workman

  11. claudio scrive:

    1 – Cook
    2 – Kicanovic
    3 – Workman

  12. Gorgo scrive:

    Cook
    Kicanovic
    Hickman

  13. Lele scrive:

    1.Drew
    2.Cook
    3. Kicianovic

  14. jack scrive:

    1. Cook
    2. Kicanovic
    3. Djordjevic

  15. Ago scrive:

    Semplicemente per tutte le stagioni: Franco Bertini.
    Poi:
    1) Booker
    2) Kicanovic
    3) Drew

  16. Alberto scrive:

    1° Cook un passo sopra tutti per la leadership unica
    2° Booker uomo squadra eccellente
    3° Kicanovic playmaking superiore a tutti ma viene ricordato per lo scarso carattere contro D’Antoni che costo’ la finale…

  17. davide scrive:

    1) Kicanovic

    2) Booker

    3) Cook

  18. Mattia scrive:

    1 – Darwin Cook

    2 – Melvin Booker

    3 – Dragan Kicanovic

  19. Filippo VLinside scrive:

    1- Hickman
    2- Booker
    3- Cook

  20. agoluca scrive:

    dura…solo con il cuore 1) kicia 2)djordjevic 3) cook ….e mi piange il cuore a non mettere hichman

  21. Peru scrive:

    Mi dispiace per booker, che avrebbe meritato di stare nell’olimpo dei migliori play, ma la mia classifica personale e’ questa:
    1- cook
    2- kikanovic
    3- djordjevic
    P.s.: a mio parere tra i playmaker avrebbe dovuto essere inserito il grande Holland (che infatti nel ruolo venne sostituito da Kika) e non tra le guardie.
    Vi ricordo che fu l’unico giocatore a far impazzire D’Antoni! Con lui in campo in quell’annata (dove era prevista la fase ad orologio) vincemmo due volte a Milano.

  22. Peru scrive:

    Mi dispiace per booker, che avrebbe meritato di stare nell’olimpo dei migliori play, ma la mia classifica personale e’ questa:
    1- cook
    2- kikanovic
    3- djordjevic
    P.s.: a mio parere tra i playmaker avrebbe dovuto essere inserito il grande Holland -che infatti nel ruolo venne sostituito da Kika- e non tra le guardie.
    Vi ricordo che fu l’unico giocatore a far impazzire D’Antoni! Con lui in campo in quell’annata -dove era prevista la fase ad orologio- vincemmo due volte a Milano.

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