di Redazione
30 novembre 2012
URBINO – Dopo quattro anni di ricerche Rosetta Borchia, pittrice e fotografa di paesaggi e Olivia Nesci, docente di Geografia fisica presso l’Università di Urbino, hanno dato alle stampe il risultato del loro lavoro scientifico: il ritrovamento del reale paesaggio della Gioconda. Olivia Nesci e Rosetta Borchia sono note come cacciatrici di paesaggi. La loro professione è iniziata nel 2007 con la scoperta nel Montefeltro di sette paesaggi riconducibili alle opere pittoriche di Piero della Francesca.
Contemporaneamente alle ricerche sul paesaggio delle cacciatrici, Roberto Zapperi, storico e a lungo redattore al Dizionario biografico dell’Enciclopedia Treccani, nel 2009, ritrovava la vera identità della dama. Identità, peraltro, non nuova, perché i più grandi storici di Leonardo (Chastel, Pedretti, Perrig…) l’avevano già dichiarata fin dagli anni cinquanta, ma la loro tesi, chissà per quale motivo, non è mai stata considerata dai media. Ora ogni mistero è svelato. La donna ritratta è Pacifica Brandani, dama alla corte di Urbino, amante di Giuliano de’ Medici, morta dando alla luce il figlioletto avuto da Giuliano. Alle spalle della dama,una veduta aerea estesissima sull’antico Ducato di Urbino vista dalle alture della Valmarecchia, oggi territorio appartenente alle Marche, all’Emilia Romagna e in parte alla Toscana.
Mai le due ricercatrici avevano pensato di cercare lo sfondo della Gioconda: troppo conteso e già rinvenuto altrove. Al contrario, amano dire: “è Pacifica che ci ha cercato, che ci è venuta incontro”. Perché Codice P? P come Paesaggio, perchè per entrare in quel paesaggio ed identificarlo, occorreva prima trovare la chiave con cui Leonardo l’aveva secretato. La chiave si chiama compressione, una tecnica di rappresentazione prospettica che coglie e sintetizza la bellezza. Dunque la scoperta di un nuovo paradigma del paesaggio, un esperimento sulla realtà che, affermano le ricercatrici, assume un significato innovativo. In secondo luogo perché tra i codici di Leonardo (codice Arundel, Royal Library -London), Borchia e Nesci hanno rinvenuto alcuni disegni preparatori di quel paesaggio, mai prima d’ora riconosciuti. Infine, perché la dama ritratta non è Monna Lisa ma donna Pacifica Brandano di Urbino.
Quando Leonardo fece quei disegni? Due le possibili date: -nel 1502, quando al seguito di Cesare Borgia spaziava in quei territori nella veste di Soprintendente generale alle fortificazioni militari; -nel 1516, durante un viaggio da Roma a Bologna, fatto insieme a Giuliano de’ Medici e Papa Leone X. Lasciata la Toscana, si imboccava la via Ariminensis, proprio dentro il paesaggio dipinto da Leonardo. Rosetta Borchia e Olivia Nesci hanno ricostruito passo passo il percorso creativo di Leonardo. Ne è nato così questo Atlante. Un paesaggio così esteso e complesso, d’altra parte, poteva essere raccontato solo con immagini. Ben 164 le tavole illustrate (foto aeree, immagini satellitari, panoramiche, schemi geomorfologici) che mettono a confronto il paesaggio di Leonardo e quello di oggi. Questo per rendere partecipe il lettore e l’appassionato di questa grande, affascinante scoperta che certo non lascerà insensibile il mondo dell’arte.
Il paesaggio della Gioconda non è quello di Urbino e del Montefeltro ne tantomeno la donna ritratta è Pacifica Brandano. La Sig.ra Rosetta Borchia ha erroneamente affermato in una intervista che tutti gli studiosi si sono chiesti chi fosse la donna ritratta ma nessuno si è mai preoccupato di individuare a quale paesaggio Leonardo si fosse ispirato. Ignorare gli studi altrui può essere umano e allora voglio ricordare alla signora ed alla sua collaboratrice che già nel 2006/07 uscirono due pubblicazioni sul Cenacolo prima e sulla Gioconda dopo dove si indagava proprio l’origine del paesaggio e dove si affermava con una serie di riferimenti chiari e leggibili al paesaggio reale che il territorio raffigurato da Leonardo era quello dell’alto Lago di Como col sentiero del Viandante e le famose e inconfondibili catene montuose lecchesi del Resegone e della Grigna che erano visibili nelle giornate di sereno dalla città di Milano così come alcuni disegni ben noti del maestro possono testimoniarne l’esecuzione. Un altro elemento di prova è l’aver ritrovato nel paesaggio del Cenacolo il campanile appartenente alla vecchia Chiesa di Piona che è pendente così come è in pendenza il campanile del Cenacolo.
Giustamente poi la stessa Sig.ra Rosetta Borchia ha poi aggiunto e affermato che in questa loro ipotesi non c’è nulla di scientifico. Grazie per la precisazione.
Prof. Ernesto Solari