16 giugno 2012
PESARO – A Ibiza ne hanno fatto un rito brandizzato ed esportato in tutto il mondo. Aperitivo con il sole che si spegne nell’acqua. La zona è quella di Sant’Antonio, la punta dell’isola meno italiana e, come turismo, più britannica. Lo spettacolo unico, però, in questo lembo di terra e scogli, è diventato un business per tutti, di tutti e a cui partecipano tutti: bar, ristoranti, locali che fanno musica, negozi che vendono gadget e magliette, dj, animatori, tour operator, albergatori, paracadutisti, affitta barche, venditori ambulanti, giocolieri e pure mangiatori di fuoco. Costo medio per un mojito? Dodici euro. Quasi onesto, considerato lo spettacolo unico che gli imprenditori spagnoli, insieme, hanno organizzato intorno a uno spettacolo naturale. E considerato quanto si paga per un bicchiere in alcuni posti della nostra riviera dove, al massimo, lo spettacolo si riassume a un piattino di patatine mosce (quando te le portano) e una cameriera che non sorride neanche a pregarla. Per dire.
Questione di mentalità: a Ibiza, sempre per dire, ci sono i buttadentro (una via di mezzo tra accativanti promoter e i venditori da combattimento che lavorano per footlocker), da noi i buttafuori. Da loro hanno costruito ovunque evitando, però, di farlo dove si gode questo tramonto: il notissimo Cafè del Mar (da cui anche diverse colonne sonore molto ma molto lounge a tema, abbigliamento dedicato e spettacoli annessi), con la sua serie di locali replicanti, si ferma 500 metri prima. Si sono messi d’accordo anni fa. Si sono detti: fermiamoci qui, senza il sole non esistiamo. E così, da un certo punto in poi, c’è solo una lunga camminata, curata, ampia, pulita, dove la gente staziona aspettando il rito dell’immersione del sole. L’hanno rimessa a nuovo di recente. Lì, non ci sono locali. Lì, non ci sono neppure piccoli chioschi. Lì, chi vuole, si gode il tramonto pure senza aperitivo. Dimenticatevi l’Ibiza stravagante, eccessiva, estrema e molto italiana. Qui, tra le 18.30 e 21.30 si vedono anche famiglie con bambini. Anche se a un chilometro di distanza ci sono i night club inglesi, dove le cubiste ammiccano “vestite” con costumini taglia Barbie e moonboot pelosi fuxia. Ma lì, no. Lì ci sono solo aperitivi e sole, musica e sole, divertimento e sole. Che via via si spegne tra gli applausi. Vietato devastarlo con altro, vietate le esclusive, vietate discussioni inutili: è bello? Porta qualcosa alla città e a chi la vive? Bene, facciamo in modo che sia valorizzato al massimo. Per fare altre cose, se uno vuole, ci sono altri posti. Ecco perché la polemica, tutta pesarese, sul tramonto murato non ha senso di esistere in questi termini. A quanti locali interessa? A quante persone realmente interessa? Di quanti tramonti all’anno stiamo parlando? Le risposte le sapete già. E qualcuno sa esattamente, nel dettaglio, come sarà organizzata l’area in questione o se, veramente, ci saranno piani rialzati? Qualcuno ha mai pensato di organizzarci in maniera permanente, e non estemporanea, spettacoli o appuntamenti a tema per valorizzare questa area? Qualcuno ha mai fatto un salto al porto di Cattolica o Fano, per notare il prima e dopo, guardando che giovamento ne hanno avuto i locali attigui? O a Pesaro si va sempre avanti curando il proprio orticello, sperando che questa estate vada di moda il proprio locale? Dice: l’opera modifica il paesaggio. Per forza. Ma ce ne accorgiamo solo ora di questo futuro muro del (rim)pianto? L’aperitivo non c’era anche prima? La storia assomiglia a quella della vicina Baia Flaminia. Che è, e resta comunque, una delle zone più belle di Pesaro ma, praticamente da sempre, è lasciata a un destino più o meno nero, in costante lista d’attesa. Arredo urbano inesistente, vecchio di anni. A nord (dove c’è l’erba) e a sud (dove la spiaggia confina col Foglia) ci sono due aree che, se ben sfruttate e sapientemente organizzate, senza eccessi, potrebbero comunque far fare il salto di qualità a Pesaro, agli esercenti vicini e pure a chi, lì vicino, possiede casa. Tramite la pista ciclabile regalerebbero una vera alternativa, estiva, a viale Trieste. Sappiamo che lì dovrebbero sorgere alcuni nuovi impianti sportivi. Basterà questo per donarle nuova vita?
Il sindaco Ceriscioli ha spiegato: “Al porto non costruiremo un muro tale da rovinare la vista tramonto, ma adotteremo una soluzione con un vetro che svolgerà sia la funzione di frangiflutti per il molo, sia quella di “specchio trasparente” per pesaresi e turisti che vorranno godersi aperitivo e tramonto al molo”. Su Fb il dibattito è però aperto: il vetro, o plexiglas, che manutenzione e cadenza in termini di pulizia richiederebbe per assolvere in pieno il proprio dovere di trasparenza?
Ottimo articolo