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24 giugno 2023
Noemi Murgia
PESARO – Carlo Verdone, uno degli ospiti più attesi della 59ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, è stato accolto dalla città con grande affetto. E non poteva essere altrimenti, per una persona che da così tanti anni regala risate e buon umore.
Accolto sul palco dal Sindaco Ricci e dal Vicesindaco Vimini a rappresentare la città e da Della Chiara e Armocida a rappresentare la Mostra, Verdone ha intrattenuto i presenti, conversando con Barbara Sorrentini e Pedro Armocida. Risate e applausi per ricordi divertenti e delicati della vita privata e professionale di un artista che, ricorda lui stesso scherzando, versa i contributi da 47 anni e dopo così tanto tempo non dà per scontato l’affetto con cui è ancora così tanto seguito.
Verdone è arrivato a Pesaro dopo aver presentato al festival di Giffoni la seconda stagione della serie “Vita da Carlo” insieme a due dei co-protagonisti, Ludovica Martino e Sangiovanni. Ancora non è stata stabilita la data di uscita, ma è certo il cambio di piattaforma, non più Amazon Prime ma Paramount+.
Nuovi progetti e vecchi successi. Dopo la conversazione con Sorrentini e Armocida è stato proiettato uno dei film più famosi di Verdone, “Borotalco”. Il film ha 41 anni, e li dimostra solo se si prendono in considerazione alcune abitudini che alle generazioni più giovani possono sembrare incomprensibili. Oggi per avvisare qualcuno che si è arrivati sotto casa sua si fa uno squillo al cellulare o si manda un messaggio in chat. Una volta si suonava il clacson e chi sentiva il “tattaratatta” scendeva. Chi ama la musica di Tommaso Paradiso, grande ammiratore di Carlo Verdone, sa che nel video di “Felicità Puttana” dei Thegiornalisti c’è proprio una citazione del film, quando Paradiso dice a Matilda De Angelis “al tattaratatta scendi allora”.
Verdone invece ripropone, alzandosi e prendendo una sigaretta dalla tasca, la battuta più famosa di “Borotalco”, quella del cargo battente bandiera liberiana.
Per chi non lo sapesse, il titolo del film si riferisce al fatto che questa commedia è leggera, come una nuvola di borotalco. Il titolo fu scelto da Verdone senza sapere che borotalco era un marchio registrato da Manetti & Brothers. L’azienda minacciò una causa costosissima e il produttore Mario Cecchi Gori andò di persona a trattare, suggerendo che se il film fosse stato un successo l’azienda avrebbe ottenuto pubblicità a costo zero. Sappiamo com’è andata.
Protagonista di “Borotalco” è anche Lucio Dalla sia con le sue canzoni sia perché motore della storia, dato che il protagonista millanta con la protagonista femminile, Eleonora Giorgi, un’amicizia, chiaramente inesistente, con il cantante bolognese. L’occasione è giusta per ricordare la mostra “Lucio Dalla. Anche se il tempo passa” che arriverà a Pesaro il 30 giugno e sarà visitabile fino al 5 novembre nella doppia sede del Centro Arti Visive Pescheria e di Palazzo Mosca, sede dei Musei Civici.
Come riassumere gli aneddoti e i ricordi di Verdone in un articolo? Quando Armocida gli fa notare che qualche giorno prima Piera Detassis aveva citato “Gallo cedrone” tra i film in cui è presente (chiaramente in modo voluto) il maschilismo su cui è fondato il cinema italiano, Verdone ricorda come i suoi personaggi femminili siano sempre positivi, più svegli di quelli maschili, e di come abbia presentato alcune attrici sotto una luce diversa rispetto ad altri registi. Un esempio è Ornella Muti, resa da Verdone più umana e più sfaccettata rispetto a chi la utilizzava puntando esclusivamente sulla bellezza.
Scherza su uno dei suoi personaggi più famosi, Furio, dicendo che il mondo è pieno di uomini così. Racconta di uno zio che telefonava alle sei di mattina per dire che a Firenze stava diluviando e chiedere che tempo faceva a Roma; di un tizio frequentato da una sua amica che lo lasciò basito perché, regalandole dei cioccolatini disse che erano “per addolcirti la bocca”, frase pronunciata insieme ad altri qualunquismi che fanno ridere solo se raccontati da Verdone. Eh sì, di Furi ce ne sono tanti, e di conseguenza ci sono anche tante Magde.
Uno dei momenti più delicati è il ricordo di Alberto Sordi, che accontentò la richiesta della madre malata di Verdone di incontrarlo di nuovo. Definito da Verdone un uomo austero nella vita privata, come spesso lo sono gli artisti che regalano tanta allegria con la propria professione, è chiaro l’affetto che li ha legati. Affetto che in un certo modo vive ancora nella pianta di orchidee regalata da Sordi a Verdone e a sua moglie tanti anni fa, che incredibilmente è ancora viva. Nel sentire qualche incredulo “ehhh” arrivare dal pubblico, afferma che è proprio così, ha le foto che lo provano.
Dopo molti applausi e molte risate, Verdone ringrazia, posa per quella che è diventata una tradizione, il selfie con le autorità, Armocida, Della Chiara, Sorrentini e il pubblico e la piazza come sfondo e promette di tornare a Pesaro il prossimo anno, quando la città sarà Capitale Italiana della Cultura. E sicuramente sarà ancora una volta “un sacco bello”.
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