19 luglio 2022
PESARO – È un linguaggio sportivo, è vero, ma si addice alla perfezione ai protagonisti del Concerto conclusivo della 34esima edizione dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, diretta dal Sovrintendente del Rossini Opera Festival Ernesto Palacio e sostenuta dalla Fondazione Meuccia Severi.
Il “circoletto rosso”, un’invenzione del duo Gianni Clerici – Rino Tommasi, le voci del grande tennis, era dedicato alle magie dei campioni, fossero Pete Sampras o John McEnroe, Boris Becker o Roger Federer, Rafa Nadal o Nole Djoković. Attribuito a entrambi, talvolta solo a uno dei due, il “circoletto rosso” è entrato nella storia, non solo del giornalismo sportivo.
A nostro parere, il concerto di lunedì sera è nella storia dell’Accademia Rossiniana. Raramente, forse addirittura mai, abbiamo assistito a una prima parte così stupefacente. È stato un vero crescendo rossiniano che ha portato all’attenzione del pubblico, finalmente (quasi) all’altezza dell’evento, dieci magnifici protagonisti.
Fra questi, una pagina importante riguarda le voci femminili, le belle voci dell’Est, e dell’italiana Irene Celle.
Una serata segnata dagli applausi, in alcuni casi vere ovazioni, degli spettatori. Un successo che premia le scelte del sovrintendente Ernesto Palacio, che ancora una volta ha sorpreso positivamente, portando a Pesaro certezze indiscutibili e interessanti promesse del mondo del belcanto.
È onesto riconoscere che la bravura di Palacio e del Rossini Opera Festival è stata anche andare contro il vento malvagio che soffia da mesi e ignorare i pessimi esempi esibiti dalla politica delle federazioni sportive, sostenute dai governi, che hanno cancellato gli atleti russi dalla faccia della terra. Come se le scelte ignobili di Putin, che peraltro non risalgono a oggi ma ai tempi in cui era amico e idolo di chi oggi lo osteggia, fossero da attribuirsi a tutti i russi.
Quando l’Italia – presidente del Consiglio Massimo D’Alema, vice Sergio Mattarella – partecipò ai bombardamenti della Jugoslavia, non fu colpa degli italiani, ma di quel governo.
Così, mentre Wimbledon – visto che siamo entrati in tema con i “circoletti rossi” – ha escluso Daniil Medvedev, il tennista russo numero 1 nella classifica mondiale, ma ha dovuto premiare Elena Rybakina, russa con passaporto kazako vincitrice del torneo femminile, Pesaro ha tenuto aperte le porte al merito. Come sempre.
Una scelta premiata dalla partecipazione di Maria Kokareva, Mariia Smirnova, e Georgy Ekimov.
Forse è stata una coincidenza, ma che potesse essere una grande serata l’abbiamo intuito leggendo il programma: nessun duetto. Eppure i duetti sono piacevoli e il pubblico ne è entusiasta, ma è stato più entusiasmante ascoltare diciotto singole voci.
Un programma raffinato, che ha esaltato le qualità vocali delle voci femminili – segnatamente nei brani cantati da Alamanova, Celle e Smirnova – e portato all’attenzione quelle maschili, con nota particolare per Sun, impegnate soprattutto nel repertorio buffo.
Solo tre italiani protagonisti, perché è mancato il contributo del diciannovesimo allievo, il tenore Valerio Borgioni.
Irene Celle, genovese, è piaciuta moltissimo. Dave Monaco ha fatto intravvedere un potenziale notevole grazie a una voce dolcissima. Matteo Guerzé ha evidenziato straordinarie qualità vocali e interpretative, risultando fra i più applauditi.
Se la prima parte è stata un crescendo rossiniano, la seconda non è risultata da meno, nobilitata , appunto, da Ekimov, Guerzé, Lorans, Monaco e Alamanova.
Un applauso anche al pubblico. Se in passato il Teatro Sperimentale presentava troppi spazi vuoti, lunedì sera le presenze sono state comunque più numerose. Ci piace pensare che il merito possa essere attribuito anche alla Fondazione Meuccia Severi che ha unito il proprio nome a quello dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”.
Ad accompagnare al pianoforte l’esibizione dei diciotto allievi i Maestri Rubén Sánchez-Vieco ed Elisa Cerri.
Prima parte
Ad aprire la serata è stato Lluís Calvet i Pey, baritono catalano, che ha eseguito la Cavatina di Slook, “Grazie… grazie… troppo presto”, da La cambiale di matrimonio.
Dalla stessa opera, Aitana Sanz, soprano spagnolo, ha cantato l’Aria di Fanny “Vorrei spiegarti il giubilo”.
Mariano Orozco, basso-baritono italiano, ha interpretato l’Aria di Basilio “La calunnia è un venticello” da Il barbiere di Siviglia.
Paola Andrea Leguizamón Santos, mezzosoprano colombiano, si è esibita in “Nacqui all’affanno, e al pianto”, da La Cenerentola.
È seguito un altro brano molto amato dai melomani rossiniani. Stefan Astakhov, baritono tedesco, ha cantato la Cavatina di Figaro “Largo al factotum” da Il barbiere di Siviglia.
Dal buffo al serio, con il recitativo “Gran Dio! Deh, tu proteggi”, e Aria di Amenaide “Giusto Dio che umile adoro” da Tancredi, eseguito da Irene Celle, soprano italiano.
Tianxuefei Sun, tenore cinese, ha cantato l’Aria di Gerundio “Non soffrirò l’offesa” da Armida.
Ritornando al buffo, Maria Kokareva, soprano russo, ha cantato l’Aria di Fiorilla “Squallida veste, e bruna”, da Il Turco in Italia.
E, dalla stessa opera, Janusz Nosek, baritono polacco, ha interpretato l’Aria di Geronio.
Il compito di chiudere la prima parte è stato affidato a Mariia Smirnova, soprano russo, che ha proposto Scena “Di mia vita infelice” e Cavatina “Non, che il morir non è” da Tancredi.
Seconda parte
David Roy, baritono polacco, ha avuto l’onore e l’onere di riaprire il concerto dopo l’intervallo cantando la Cavatina di Dandini “Come un’ape ne’ giorni d’aprile” da La Cenerentola.
Anush Martirosyan, mezzosoprano armeno, ha cantato la Cavatina di Rosina “Una voce poco fa” da Il barbiere di Siviglia.
Dave Monaco, tenore italiano, ha interpretato la Cavatina di Ilo “Terra amica” da Zelmira.
Lyaila Alamanova, soprano kazako, ha cantato l’Aria di Giulia “Il mio ben sospiro e chiamo” da La scala di seta.
Victor Simón Jimenéz Moral, tenore spagnolo, ha dato voce alla Cavatina di Bertrando “Qual tenero diletto” da L’inganno felice.
Inés Lorans, soprano franco-spagnolo, ha cantato l’aria di Berenice “Voi la sposa pretendete” da L’occasione fa il ladro.
Georgy Ekimov, basso russo, ha interpretato “Già d’insolito ardore”, Aria di Mustafà da L’italiana in Algeri.
Matteo Guerzé, baritono italiano, ha eseguito l’Aria di Parmenione “Che sorte, che accidente” da L’occasione fa il ladro.
Infine, come dallo storico programma, gli allievi dell’Accademia hanno cantato il Gran pezzo concertato a 14 voci “Ah! A tal colpo inaspettato da Il viaggio a Reims che canteranno anche nel ROF 2022 (13 e 15 agosto).
Le ulteriori settimane di studio a Pesaro garantiranno un’ulteriore crescita dei cantanti e sarà un piacere ascoltarli.
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