Mostra Internazionale del Nuovo Cinema. Abel Ferrara racconta di sé e del suo amore per Pasolini.

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20 giugno 2022

 

Noemi Murgia
IMG-20220619-WA0017PESARO – Abel Ferrara, regista newyorkese sempre più Italiano (vive da anni a Roma) ha incontrato la stampa ieri pomeriggio all’Hotel Vittoria.
Il cineasta è arrivato a Pesaro per rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini con il suo film del 2014 intitolato proprio “Pasolini” (in cui l’artista ha il volto di Willem Defoe), che Ferrara definisce un atto d’amore nei confronti dell’intellettuale italiano.
Ferrara descrive Pasolini come una persona dalla mente brillante, che vedeva le cose in maniera estremamente chiara e che, essendo poeta e scrittore, sapeva perfettamente esprimere sé stesso. 
Se qualcuno gli chiede se considera ipocrita ricordarlo in occasione dell’anniversario della sua nascita (è innegabile che Pasolini sia tuttora un intellettuale controverso, quindi scomodo), Ferrara pensa, più pragmaticamente, che va bene lo stesso perché nessuno lo dimenticherà mai davvero. E lo paragona in modo poetico all’oro, che sta al ricercatore trovare. E lui quest’oro l’ha trovato da giovane, un oro che è diventato una presenza costante nella sua vita, tanto che se dovesse raccontare quello che ha imparato da lui, sorridendo dice che dovremmo stare lì per un mese.
“Pasolini”, infatti, non è il risultato di ricerche fatte in vista della realizzazione del film, ma di anni e anni di studio delle sue opere, cominciato guardando “Il Decameron” (film del 1971) quando i grandi cinema di New York proiettavano regolarmente i film italiani.
Ferrara racconta di come Pasolini avesse avversione per il consumismo, che considerava la tragedia che affliggeva l’Italia e il mondo (chissà cosa penserebbe adesso, se già negli anni ’70 era insofferente nei confronti di una società votata al consumo sfrenato di oggetti).
IMG-20220619-WA0011E a proposito di consumismo, Ferrara si dichiara deluso dal suo paese perché un artista come lui non riesce ad adeguarsi a un sistema in cui contano solo gli incassi e si fanno film per gli incassi, con l’ossessione degli incassi. Per questo motivo gli piace vivere in Italia dove, che lui stia girando un film o no, che un suo film abbia successo o no, la gente lo tratta sempre allo stesso modo. D’altronde, ricorda, è cresciuto nel Bronx negli anni ’50 e lì sembrava di stare in Italia. Il nostro stile di vita e la nostra mentalità non gli sono estranei.

Il cineasta spiega poi come Pasolini e Padre Pio, su cui ha di recente girato un film (interpretato da Shia LaBeouf), abbiano punti in comune, essendo stati entrambi brillanti scrittori e amanti di una vita semplice, a contatto con la natura, e uomini dotati di grande compassione. Tra i prossimi progetti del regista c’è quello di documentare la situazione in Ucraina. La guerra, dice, non è altro che abbracciare la morte, conseguenza della mancanza di spiritualità.

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