Un libro alla settimana: SALUTE S.p.A. Gli affari dei nuovi mercanti sulla pelle dei cittadini

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20 maggio 2022

9788832961195_0_0_600_0PESARO – La puntata di Fratelli di Crozza andata in onda venerdì 13 maggio, sul canale Nove e in streaming su Discovery+ ha certificato che in Italia c’è solo un partito all’opposizione: Fratelli…
“Manca d’Italia”, direte voi.
Assolutamente no: Fratelli di Crozza.
Ci siamo ridotti –  commenterebbe lui – a dipendere da un “guitto”, come di definisce il comico genovese.
Vero, e non è un bel segno, ma almeno Maurizio Crozza non fa sconti ad alcuno. Prima di tutto non fa sconti a un governo che dovrebbe rappresentare la quasi totalità degli italiani, invece sembra nato (NATO?) per tutelare gli interessi di una piccola parte dei cittadini.
Durante i mesi più bui della pandemia, l’urlo di dolore era stato unico: “Non succederà più, garantiremo la Sanità al servizio di tutti gli italiani“, giuravano, anzi spergiuravano i politici. Compresi quelli che hanno contribuito allo smantellamento della Sanità pubblica.
Erano i mesi in cui dalle finestre e dai balconi si cantava l’Inno di Mameli e davanti agli ospedali apparivano striscioni di ringraziamento e incoraggiamento destinati al personale della sanità, fossero i medici e gli infermieri del pronto soccorso, gli operatori del 118, dagli autisti ai medici agli infermieri, a quelli operativi nei “reparti sporchi”, in prima linea contro il Covid-19.
Tenete duro“, “Non siete soli“, “Siete il nostro orgoglio“, “Grazie di tutto“, e via scrivendo. Striscioni e murales dedicati a chi era in prima linea, ore e ore dentro gli “scafandri”, con i pannoloni perché non c’era neppure il tempo di andare in bagno, che comunque svestirsi e rivestirsi darebbe stata un’impresa, e pure rischiosa.
Dunque, tutti i politici, dall’allora presidente del Consiglio Conte al presidente della Repubblica Mattarella, al  ministro della Salute Speranza giuravano che il Covid-19 avrebbe avuto un risvolto positivo: l’attenzione alla sanità pubblica.
Infatti…
Ora vi faccio vedere cosa unisce davvero l’Italia, che rende orgogliosi di vivere in questa penisola: dalle Alpi alle Egadi, da Catanzaro a Casalecchio di Reno, nel pronto soccorso ci stai un mese almeno“. Con queste parole Crozza ha aperto i suoi Stati Generali sulla sanità italiana. Poi ha mostrato il titolo de la Repubblica: Pronto soccorso allo stremo in tutto’Italia, mancano 4.200 medici.
Da Trento a Lampedusa è uguale – ha aggiunto Crozza -: c’è un’unica grande corsia d’emergenza, non ci sono più i medici. Lavorano troppo, li pagano poco. Ormai nei nostri ospedali invece di dimettere i pazienti guariti, si dimettono i dottori incazzati. Con questo ritmo ormai dovremo cucirci le ferite da soli, come Rambo. A Vicenza per raccattarne qualcuno si sono inventati, come riporta il Corriere della Sera, una chat: Pronto soccorso senza medici, la chat per arruolarli last minute. Come quando organizzi il calcetto. Ragazzi, manca un portiere, c’è un chirurgo?, chi lo fa?“, ha commentato Crozza, che poi è andato dritto al cuore della questione:
Scusate, ma con la pandemia non dovevamo sistemare la Sanità? Non dovevamo metterci un sacco di soldi in più, nella Sanità? Speranza, dove sei Speranza? Ma tu non sei un ministro della Salute, di sinistra? Sai, Speranza, la sinistra era quella che lavorava per l’uguaglianza, per i diritti delle fasce più deboli… Te lo ricordi? Ah, sei giovane e non te lo ricordi. Qualcuno dirà: Crozza, sei ingiusto perché martedì una cosa Speranza l’ha detta…”. E ha mostrato un cartello che riportava la dichiarazione del ministro Speranza all’Ansa: “Dobbiamo invertire la stagione dei tagli, come stiamo facendo, dobbiamo aprire una nuova grande stagione di investimento sulla Sanità“.
Il comico genovese ha messo in un angolo il ministro della Salute:
Scusami, Speranza, ma di quale Paese stai parlando?  Del nostro? Ah, del nostro… perché l’Italia sta facendo il contrario“, e ha mostrato un cartello con le cifre pubblicato da Il fatto Quotidiano: Spesa sanitaria giù di 1 punto del Pil (prodotto interno lordo; ndr) da oggi al 2025. Si passa dal 7,2 per 100 al 6,2 per 100, un valore peggiore del 2019 pre-pandemia (6,4%).
Secondo il Def (Documento di Economia e Finanza; ndr), a forza di tagliare nel 2015 investiremo meno di quanto facevano prima del Covid”, ha commentato Crozza, mostrando un altro cartello con il titolo di un altro quotidiano, L’Indipendente: Nell’arco di due anni saranno messi a disposizione della Sanità 6 miliardi in meno.
Ah, è giusto, adesso dobbiamo investire in cannoni, in granate, in aerei, in cacciatorpediniere… Poi quando avremo tanti feriti e serviranno le bende, allora magari potremo mettere qualcosa per i cerotti… Io non ci credo: continuiamo a tagliare… Prima è sparita la medicina di base, quella che evitava di andare al pronto soccorso, e adesso spariscono pure i pronto soccorso“.
Crozza ha mostrato una fotografia con decine e decine di letti accatastati in una corsia: “Questa non è Mariupol, è Neapoli”. E letto il cartello con il titolo che il Corriere del Mezzogiorno ha dedicato alla fotografia: Cardarelli di Napoli, Pronto Soccorso “scoppia” e 25 medici i dimettono: “Pazienti costretti ad attendere ore”.
Un altro caso, ancor più clamoroso, lo ha riportato Antonello Caporale (Il Fatto Quotidiano di domenica 15 maggio): Martedì scorso alle 12,20 in una chat privata sul canale Telegram appare una richiesta di Venice Medical Assistance: “Cerca urgentemente un medico per coprire i turni di stanotte e domani per i codici bianchi presso l’ospedale di Santoro. Retribuzione 90 euro/ora“.
Ha alzato la voce anche l’assessore alla Sanità di Emilia-Romagna: “La salute dei cittadini prima delle armi“, ha dichiarato Donini, che ha pubblicato i numeri per esprimere meglio la protesta: “Stando alle prime stime del ministero della Difesa, l’aumento delle spese militari al 2% del Pil significherebbe passare dagli attuali 25,8 miliardi di euro all’anno (68 milioni al giorno) a circa 38 miliardi all’anno (104 milioni al giorno)“. “Intanto – affonda Donini -, la sanità pubblica del nostro Paese fatica, in tutte le Regioni, a far tornare i conti! Mancano quattro miliardi di euro di rimborsi per le spese Covid sostenute – lamenta il titolare della Sanità -, mancano medici e infermieri negli ospedali e medici di medicina generale sul territorio“.
Impossibile non essere d’accordo con lui. Però Draghi va avanti sulla linea Biden: altre armi all’Ucraina, che, intendiamoci, ha tutto il diritto di difendersi dagli invasori, ma, con tutto il bene che le si può volere, ci  domandiamo perché tutto questo vada a discapito dei cittadini italiani.
Da Washington, dove ha fatto visita a Biden, Mario Draghi ha invocato, sollecitato, sostenuto, un “piano Marshall” per l’Ucraina“.
Quindi, ancora armi all’Ucraina e poi aiuti. Intanto, in Italia  si fatica ad arrivare a fine mese. I costi  delle bollette sono insostenibili, fare una visita medica richiede mesi d’attesa, oppure si devono pagare cifre che magari sono alla  portata dei politici, dei ministri, dei parlamentare e degli ex banchieri, ma non dei semplici cittadini, a meno che non paghino.
Mi permetto piccoli esempi. La bolletta Enel arrivata sabato scorso è raddoppiata rispetto allo stesso periodo del 2021, passando dai 118,80 euro pagati il 27 maggio 2021 per il consumo di 591 chilowattora ai 234,60 euro da pagare il prossimo 26 maggio per un consumo di 544 kWh.
Per una gastroscopia di controllo presso una struttura sanitaria privata, nel 2021 si è pagato 152 euro, quest’anno 182. L’aumento è del 20 per 100.
Chi ha avuto, pensione o stipendio, un aumento della retribuzione del 20 per 100 in un anno?
Ha ragione Crozza. Avevano promesso di migliorare la Sanità pubblica, spendono per le armi. Tanto lorsignori non hanno problemi a farsi visitare velocemente e a pagare importi impossibili per i comuni mortali.
Merita attenzione, quindi, un libro, SALUTE S.p.A, Gli affari dei nuovi mercanti sulla pelle dei cittadini, firmato da Francesco Carraro e Massimo Quezel, pubblicato nel 2018 e recensito con grande efficacia da Elisa Ghidini nel sito Ultima voce (agosto 2020). Il titolo è eloquente: Salute S.p.a.: chi ha i soldi si curi, gli altri si arrangino.
Nel 2018, Francesco Carraro e Massimo Quezel avevano pubblicato un libro che parlava di intrecci pericolosi tra sanità pubblica, privata e assicurazioni. Edito da Chiarelettere, “SALUTE S.p.a.” sembra aver previsto il futuro, senza necessariamente pronosticare la pandemia: se non con il trauma del coronavirus, prima o poi, i nodi sarebbero arrivati al pettine in modo catastrofico. Competitività, liberalizzazione, concorrenza: ecco come il business della medicina e la medicina come business portano alla rinuncia della visione costituzionalmente orientata della salute.
Francesco Carraro e Massimo Quezel aprono il libro con una citazione di Lev Tolstoj. Magari oggi avrebbero più difficoltà a utilizzarla, ma è una citazione appropriata:
Le due più grandi sventure nella vita sono una cattiva salute e una cattiva coscienza“.
Quale frase, infatti, – si chiede Elisa Ghidini – riassume meglio i mesi che abbiamo trascorso? Lo scoramento di fronte a grafici catastrofici da una parte e, dall’altra, il sospetto che le scelte di chi ci governa non siano le più lungimiranti o le più efficaci: lo diceva Tolstoj praticamente 150 anni fa, anche senza vivere in Lombardia in pieno coronavirus.
Salute S.p.a., però, non è un libro sulla pandemia. E’ stato scritto nel 2018 e ci ha spiegato con un linguaggio essenziale e una prosa limpida che, praticamente, eravamo seduti su una polveriera. Che sì, essere curati in Italia è ancora un privilegio, ma che non ci si può cullare più nello slogan de “la sanità migliore del mondo“, nossignore. E la pandemia che ci ha colpiti o, soprattutto, il modo in cui il sistema ha risposto sono stati solo l’ennesima dimostrazione dei colpi d’ascia che, governo dopo governo, sono stati inferti a un sistema che, sì, una volta rappresentava l’eccellenza.
sulla malasanità italiana, Carraro e Quezel non vanno tanto per il sottile. L’Italia è uno Stato che, a causa di carenza di personale, strumentazioni obsolete e penuria anche di farmaci salvavita, sta demolendo i suoi ospedali. La malasanità, in Italia, non è causata da medici impreparati o da strutture da terzo mondo: incredibilmente, è fatta dalle politiche di riduzione della spesa, che tutti i governi ci vendono come entusiastici “tagli agli sprechi“. La filosofia di fondo, quindi, in barba all’art. 32 della Costituzione, diventa la seguente: chi ha i soldi si curi, gli altri si arrangino.
Speranza, inteso come ministro, ci sei, esisti? E che dicono gli M5S, stampelle di un governo che aumenta la spesa per le armi e taglia i fondi alla Sanità?
La risposta può essere solo quella degli autori del libro:
Smettiamola di affamare la sanità pubblica e cominciamo, invece, a nutrirla come mai è stato fatto. Serve non già un ordinario piano di misure straordinarie, ma uno straordinario piano di misure ordinarie. Ecco cosa ci ha insegnato la terribile esperienza della pandemia.
Parole sante. Dubito che i politici le ascolteranno. Salvo rare eccezioni, loro vivono in un mondo a parte. Non è un caso che, dai ministri ai sindaci, abbiamo in mente piani straordinari per i trasporti, miliardi e miliardi di euro per accorciare di 20 minuti  il percorso di un treno da Milano a Bari. Sventrando il territorio, ovvio. Vuoi mettere la soddisfazione del panettone che viaggia da nord a sud e delle orecchiette che fanno il percorso contrario?
SALUTE S.p.A, Gli affari dei nuovi mercanti sulla pelle dei cittadini, di Francesco Carraro e Massimo Quezel (Chiarelettere)

 

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