L’edizione 2021 del Premio Internazionale Gramsci per il Teatro in Carcere 2021 a Claudio Collovà

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2 dicembre 2021

Claudio CollovàURBANIA  – A cura del Teatro Universitario Aenigma, nell’ambito del XXII Convegno Internazionale di Studi della Rivista Europea “Catarsi-Teatri delle diversità”, tenutosi in novembre a Urbania, è stato assegnato il Premio internazionale Gramsci per il teatro in carcere -sesta edizione. Il riconoscimento, organizzato dalla stessa pubblicazione scientifica (fondata presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo nel 1996 da Emilio Pozzi e Vito Minoia con il significativo apporto di Claudio Meldolesi), in collaborazione con l’Associazione Casa Natale Gramsci di Ales, l’Associazione Nazionale Critici di Teatro, l’International Network Theatre in Prison – organismo Partner dell’International Theatre Institute dell’Unesco- è stato quest’anno assegnato per la sesta edizione a Claudio Collovà.

Claudio Collovà – cita la motivazione – , rara, preziosa figura di artista, di intellettuale, regista di vasta cultura e dalla raffinata, originale poetica sempre contemporanea. Cittadino del mondo come formazione e per le molte collaborazioni moltiplicate negli anni con le più importanti istituzioni nazionali e di diverse capitali europee, e anche ben più distanti, ha conservato però sempre profonde le radici nella propria terra, Palermo, la Sicilia. Essenziale questa dialettica tra lontano/vicino anche nell’esplorare autori ardui, complessi, che sono nodi indispensabili della conoscenza e nel far dialogare in modo attivo, creativo e visionario, diverse forme artistiche, danza, pittura, fotografia. Una ricchezza e una profondità che affascinano, fondamentali anche per il lavoro in carcere. Molteplici i riconoscimenti, in particolare dall’A.N.C.T., l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Ma Claudio Collovà sa confrontarsi concretamente con la vita in tutti i suoi aspetti, direttore artistico delle Orestiadi di Gibellina per nove edizioni, docente di regia dell’Accademia, attivando spazi formativi e performativi (Officine Ouragan, ora Area Madera), riuscendo meravigliosamente a stimolare intorno a sé, lavorando con i linguaggi del teatro, la voglia di sapere in una vivace tensione ideativa che è di ogni singolo e di tutto il gruppo, sempre indimenticabili gli esiti per intelligenza e coralità. Così anche nel suo impegno al Minorile: aveva incantato, per rigore e leggerezza insieme, il “Re Lear” visto nel 2012 in video alla prima edizione della Rassegna nazionale italiana di teatro in carcere “Destini Incrociati”.

Nel più recente “Piccolo Amleto”, lavoro seguito dalla Rivista Europea Catarsi-Teatri delle Diversità, Collovà rielabora criticamente l’opera di Shakespeare con felice intuizione dei ragazzi che ritengono ingiusto un padre che chieda ai figli di proseguire nella logica della vendetta. Scrive Vito Minoia, coordinatore dell’ International Network Theatre in Prison – ITI Unesco Partner: “Occorrerebbe istituzionalizzare il teatro con i minori sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria….Hanno tutto il diritto di superare i momenti difficili e condividere con altri giovani l’esperienza artistica. Collovà e i suoi collaboratori dovrebbero poter operare in una ‘Casa del teatro’, dove continuare con bellezza. Creare botteghe di lavoro artigianale con l’arte del teatro significa promuovere un progresso educativo, sociale e civile”. In attesa di veder realizzato il progetto “Palermo oltre le mura: la scena del riscatto”.

E a rafforzare l’eco del Premio è giunta la proiezione a fine novembre a Roma del bellissimo filmato di Federico Cruciani sul Piccolo Amleto di Collovà, molto apprezzato dalla critica e da un folto pubblico di operatori teatrali, socio-culturali e soprattutto di giovani studenti nell’ambito di “Destini Incrociati”, settima e ottava edizione congiunte, rassegna organizzata nella capitale presso il Teatro Palladium dell’Università Roma Tre da una Rete di ventidue organismi aderenti al Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere aventi come Capofila il Teatro Universitario Aenigma grazie a un Protocollo d’Intesa per la promozione del teatro in carcere istituito tra Il Ministero della Giustizia (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità), lo stesso Coordinamento nazionale delle esperienze e l’Università Roma Tre.

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