di Davide Perugini
19 ottobre 2021
PESARO – Non c’erano alternative, anche se sono passate solo quattro giornate, e la classifica, per forza di cose, ancora non può definirsi compromessa.
Non c’erano alternative, perché la Vuelle vista nelle ultime due partite era troppo brutta per essere vera, e siamo sempre convinti che questa squadra, a livello individuale, non sia tutta da buttare via, al di là del duo brasiliano, che rimane il peccato originale commesso da Petrovic, praticamente imperdonabile, e che lo avrebbe finito di scontare, solamente dopo averli sostituiti, e aver salvato la Vuelle.
Ma questa Vuelle non avrebbe avuto nessuna speranza di salvarsi, perché non è mai stata una squadra, non è mai stato un gruppo, non ha mai navigato dalla stessa parte, con 4/5 giocatori portavoce di un dissapore nato addirittura al ritiro di Borgo Pace, e che Petrovic ha sicuramente contribuito a creare, perché negli sport di squadra non esiste la democrazia, esistono da sempre delle gerarchie, e assecondarle è uno dei principali compiti di un bravo allenatore.
E magari bravo Petrovic lo sarebbe ancora, ma se alleni una Nazionale, le cose sono diverse, perché lì le gerarchie le stabilisci te fin dalle convocazioni, ma allenare un club è differente, ti ritrovi giocatori che magari non avresti voluto, ma coi quali devi andare d’accordo ogni giorno per 8 mesi, e se invece devi scontrarti ad ogni allenamento, o quasi, è difficile che poi in campo le cose vadano per il verso giusto.
Poi, i giocatori hanno le loro colpe, perché non crediamo che a Jones, Petrovic abbia detto di passeggiare per il campo, invece che correre, ma qui nascono strani meccanismi, che magari inconsciamente, ti fanno rendere meno del previsto, anche se un professionista dovrebbe sempre dare il massimo, ma qui non vogliamo addentrarci in cose che non abbiamo visto coi nostri occhi, anche se è da un mesetto che ci arrivavano voci di dissapori all’interno del gruppo.
Ma, oltre ai dissapori interni, la Vuelle di Petrovic era una squadra che giocava male a pallacanestro, dove gli americani non scendevano in campo col giusto atteggiamento, in un’anarchia tattica che potresti permetterti solo se hai 10 campioni nel roster, mentre se hai 10 onesti giocatori, devi metterli in condizioni di rendere al proprio massimo, con disciplina, osando ogni tanto qualche sorpresa, come schierare contemporaneamente Camara e Jones, ad esempio.
Se ne va una brava persona, che alla Vuelle è sempre rimasto legato, ma purtroppo i sentimentalismi devono lasciare spazio ai risultati, e le amicizie non possono soppiantare quello che esprime il campo, e, sorprendendoci, bisogna ammettere che stavolta in casa Vuelle non hanno aspettato troppo tempo per prendere una decisione inevitabile, ma che negli anni precedenti, era stata procrastinata almeno fino al periodo di Natale.
Credevamo anche che Petrovic, come tutti gli allenatori con un passato nella Vuelle, godesse di una sorta di scudo da parte del pubblico, che gli avrebbe permesso di “sopravvivere” almeno fino a dicembre, e che mangiasse il famoso panettone, Petrovic invece non mangerà nemmeno le fave dei morti, tipico dolce pesarese che crediamo non troverà nella natia Croazia, perché già domenica scorsa, alla prima sconfitta casalinga, il pubblico della Vitrifrigo Arena ha cominciato a mugugnare di fronte ad uno spettacolo indecoroso, e sui social era già partita una campagna contro l’esonero di Petrovic, che invece si è dimesso, non sappiamo a che condizioni economiche, anche se è chiaro che, avendo in mano anche il contratto per l’anno prossimo, una buonuscita dovrà incassarla, spesa di cui la Vuelle si dovrà fare carico, così come dovrà farsi carico dello stipendio del nuovo allenatore e del nuovo vice, che non sarà Savignani, e dovrà farsi carico anche dello stipendio del sostituto di Demetrio.
Perché non crediamo che Cesare Pancotto o Luca Dalmonte, in pole position come prossimi coach della Vuelle, si terrà Demetrio, e anche per questo, a livello di tempistica, l’esonero di Petrovic è arrivato oggi, con il nuovo coach che dovrà dare indicazioni alla dirigenza biancorossa, sul tipo di giocatore che vorrà al posto del brasiliano, il cui procuratore, fin da domenica, è stato avvisato di trovare una nuova collocazione per il suo assistito.
Le dimissioni di Petrovic, sono arrivate tre settimane dopo quelle di Repesa in casa Fortitudo, passato e presente della Vuelle, che ha un futuro ancora tutto da scrivere, e ha 26 giornate per provare a raggiungere la salvezza, perché l’Europa e un posto dietro alle big, erano dei traguardi che solo l’ingiustificato ottimismo di Petrovic poteva pensare di raggiungere, il nuovo coach della Carpegna Prosciutto invece, dovrà arrivare a Pesaro con in testa solo l’obiettivo salvezza, da raggiungere con tutti i mezzi possibili.
Articolo pubblicato in: Basket, il commento, Pesaro, Pesaro-Sport, Sport, Vetrina
Dimissioni di Petrovic dalla Vuelle: una scelta che aveva poche alternative
di Davide Perugini
19 ottobre 2021
PESARO – Non c’erano alternative, anche se sono passate solo quattro giornate, e la classifica, per forza di cose, ancora non può definirsi compromessa.
Non c’erano alternative, perché la Vuelle vista nelle ultime due partite era troppo brutta per essere vera, e siamo sempre convinti che questa squadra, a livello individuale, non sia tutta da buttare via, al di là del duo brasiliano, che rimane il peccato originale commesso da Petrovic, praticamente imperdonabile, e che lo avrebbe finito di scontare, solamente dopo averli sostituiti, e aver salvato la Vuelle.
Ma questa Vuelle non avrebbe avuto nessuna speranza di salvarsi, perché non è mai stata una squadra, non è mai stato un gruppo, non ha mai navigato dalla stessa parte, con 4/5 giocatori portavoce di un dissapore nato addirittura al ritiro di Borgo Pace, e che Petrovic ha sicuramente contribuito a creare, perché negli sport di squadra non esiste la democrazia, esistono da sempre delle gerarchie, e assecondarle è uno dei principali compiti di un bravo allenatore.
E magari bravo Petrovic lo sarebbe ancora, ma se alleni una Nazionale, le cose sono diverse, perché lì le gerarchie le stabilisci te fin dalle convocazioni, ma allenare un club è differente, ti ritrovi giocatori che magari non avresti voluto, ma coi quali devi andare d’accordo ogni giorno per 8 mesi, e se invece devi scontrarti ad ogni allenamento, o quasi, è difficile che poi in campo le cose vadano per il verso giusto.
Poi, i giocatori hanno le loro colpe, perché non crediamo che a Jones, Petrovic abbia detto di passeggiare per il campo, invece che correre, ma qui nascono strani meccanismi, che magari inconsciamente, ti fanno rendere meno del previsto, anche se un professionista dovrebbe sempre dare il massimo, ma qui non vogliamo addentrarci in cose che non abbiamo visto coi nostri occhi, anche se è da un mesetto che ci arrivavano voci di dissapori all’interno del gruppo.
Ma, oltre ai dissapori interni, la Vuelle di Petrovic era una squadra che giocava male a pallacanestro, dove gli americani non scendevano in campo col giusto atteggiamento, in un’anarchia tattica che potresti permetterti solo se hai 10 campioni nel roster, mentre se hai 10 onesti giocatori, devi metterli in condizioni di rendere al proprio massimo, con disciplina, osando ogni tanto qualche sorpresa, come schierare contemporaneamente Camara e Jones, ad esempio.
Se ne va una brava persona, che alla Vuelle è sempre rimasto legato, ma purtroppo i sentimentalismi devono lasciare spazio ai risultati, e le amicizie non possono soppiantare quello che esprime il campo, e, sorprendendoci, bisogna ammettere che stavolta in casa Vuelle non hanno aspettato troppo tempo per prendere una decisione inevitabile, ma che negli anni precedenti, era stata procrastinata almeno fino al periodo di Natale.
Credevamo anche che Petrovic, come tutti gli allenatori con un passato nella Vuelle, godesse di una sorta di scudo da parte del pubblico, che gli avrebbe permesso di “sopravvivere” almeno fino a dicembre, e che mangiasse il famoso panettone, Petrovic invece non mangerà nemmeno le fave dei morti, tipico dolce pesarese che crediamo non troverà nella natia Croazia, perché già domenica scorsa, alla prima sconfitta casalinga, il pubblico della Vitrifrigo Arena ha cominciato a mugugnare di fronte ad uno spettacolo indecoroso, e sui social era già partita una campagna contro l’esonero di Petrovic, che invece si è dimesso, non sappiamo a che condizioni economiche, anche se è chiaro che, avendo in mano anche il contratto per l’anno prossimo, una buonuscita dovrà incassarla, spesa di cui la Vuelle si dovrà fare carico, così come dovrà farsi carico dello stipendio del nuovo allenatore e del nuovo vice, che non sarà Savignani, e dovrà farsi carico anche dello stipendio del sostituto di Demetrio.
Perché non crediamo che Cesare Pancotto o Luca Dalmonte, in pole position come prossimi coach della Vuelle, si terrà Demetrio, e anche per questo, a livello di tempistica, l’esonero di Petrovic è arrivato oggi, con il nuovo coach che dovrà dare indicazioni alla dirigenza biancorossa, sul tipo di giocatore che vorrà al posto del brasiliano, il cui procuratore, fin da domenica, è stato avvisato di trovare una nuova collocazione per il suo assistito.
Le dimissioni di Petrovic, sono arrivate tre settimane dopo quelle di Repesa in casa Fortitudo, passato e presente della Vuelle, che ha un futuro ancora tutto da scrivere, e ha 26 giornate per provare a raggiungere la salvezza, perché l’Europa e un posto dietro alle big, erano dei traguardi che solo l’ingiustificato ottimismo di Petrovic poteva pensare di raggiungere, il nuovo coach della Carpegna Prosciutto invece, dovrà arrivare a Pesaro con in testa solo l’obiettivo salvezza, da raggiungere con tutti i mezzi possibili.
Articolo pubblicato in: Basket, il commento, Pesaro, Pesaro-Sport, Sport, Vetrina