18 ottobre 2021
PESARO – Non è un libro, è più di un libro: è Millennium, l’inserto mensile de Il Fatto Quotidiano, dedicato a Mario Draghi. Il presidente del Consiglio come non l’hanno raccontato mai. Per fortuna c’è qualcuno che lo fa, altrimenti si vivrebbe in un mondo rancido, sgradevole, causato da un’informazione a senso unico, schierata, adorante della nuova divinità scaturita dall’atto discutibile del Quirinale, da dove – durante la crisi voluta dal lungimirante Matteo Renzi – era arrivato un messaggio inequivocabile: “Non si cambiano i generali durante la guerra”. Infatti… nel Cortile d’Onore del palazzo presidenziale era già in attesa Mario Draghi, salutato dalla stampa quasi unanime di centro, destra e sinistra accodata a Confindustria e agli editori per interesse quale uomo della provvidenza. Sì, l’uomo chiamato a cancellare gli orrori del voto del 2018, a rinviare – fino a quando non si può sapere, oggi – le prossime elezioni politiche, quelle che “la pandemia le impedisce”, mentre il resto del mondo, a incominciare dagli Stati Uniti d’America, proseguendo per Francia, Olanda, Spagna, Portogallo e Germania, andava a votare senza particolari problemi.
Avevo pensato quale libro di questa settimana al volume in uscita dedicato al professor Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica. Mi sono recato alla libreria Il Catalogo, in Via Castelfidardo 60, ma Giovanni mi ha gelato spiegandomi che il libro dovrebbe arrivare a giorni.
Dunque di cosa scrivere?
Mi ha dato una mano un amico che non incontravo da tempo. Abbiamo parlato del più e del meno, soprattutto di vacanze e di sport: “Tu che sei appassionato anche di pallavolo, anche lì c’è stato l’effetto Draghi: sei contento?”, mi ha sorpreso l’amico.
Sei serio?, gli ho risposto.
“Due medaglie d’oro, due titoli europei in poche settimane non si erano visti mai. Tutto questo non nasce per caso. In politica, come in economia e soprattutto nello sport, l’Italia sta beneficiando dell’effetto Draghi!”, ha replicato con tono deciso, quasi di sfida di fronte alla mia incredulità.
Gli ho sbattuto in faccia la realtà dei fatti, unica verità indiscutibile: l’effetto Draghi esiste solo se si vince. Perché le due nazionali, sia la maschile sia la femminile, non avevano fatto una grande figura, anzi, ai Giochi Olimpici di Tokyo, poche settimane prima? Tu che sei così bene informato sul suo potere taumaturgico, sai se Draghi era in vacanza o dormiva durante le partite olimpiche della pallavolo azzurro?
Ha risposto piccato: “È evidente che non ami Draghi, quindi ti rifugi nel niente. La realtà è diversa, parlano i numeri, i tanti successi degli azzurri di tutti gli sport maturati da quando Draghi è a Palazzo Chigi”. Come se gli atleti si allenassero meglio pensando a Draghi.
Purtroppo, il mio amico non è solo in un Paese che – appare evidente – sembra avere bisogno di un eroe. Se vi concedete una rassegna stampa quotidiana potete accertare che Mario, anzi SuperMario, è l’eroe degli editori, dei direttori e dei giornalisti, dimentichi di quale dovrebbe essere la stella polare di chi fa corretta informazione: la frusta con i potenti, la pietà per i deboli. In Italia è l’esatto contrario.
Un articolo letto domenica sulla prima pagina de la Repubblica ha rafforzato la mia opinione: La forza tranquilla del premier, ha scritto Mario Tito. Draghi è forte, ma tranquillo; sereno, ma deciso, anche duro, mi è capitato di leggere, non solo questi giorni, sulle pagine dei giornaloni, quelli più attenti agli interessi degli editori schierati aprioristicamente con Mario Draghi, ieri governatore della Banca d’Italia, poi della Banca centrale europea, oggi a Palazzo Chigi, domani probabilmente dal Quirinale.
Dimentichiamo, per qualche attimo, le opinioni, i dubbi sui ruoli svolti da Mario Draghi e abbandoniamoci alla lettura di Millennium, l’inserto mensile de Il Fatto Quotidiano che da sabato 16 ottobre è nelle edicole con Cinquanta sfumature di Draghi.
Da l’editoriale colto a cura di Paolo Soraci – I draghi, guardiani di templi e tesori. Con la vista assai lunga – all’introduzione – Luci e ombre – le pagine di Millennium (ri)percorrono la storia del presidente del Consiglio.
Il 17 gennaio 1991, quando Mario Draghi a 44 anni diventa direttore generale del ministero del Tesoro, il Corriere della Sera scrive che è stato scelto, oltre che per un “curriculum impeccabile”, anche perché è un uomo di sicura fede Dc”. Poi aggiunge: “Politicamente viene ritenuto un democristiano senza tessera, amico di Goria (un Dc di sinistra, più volte ministro del Tesoro) e ben visto dai socialisti”…
Un sedicenne dal governatore. C’è un sedicenne a casa del capo della Banca d’Italia. Ha la riga di lato, la cravatta stretta e nera. In mano stringe un biglietto da visita che è grande quanto un libro, pesante come una cambiale. Perché quello non è un adolescente qualsiasi. È Mario Draghi. Siamo nel 1963, il miracolo economico italiano sta finendo, via Nazionale sta per affrontare la crisi valutaria più drammatica dalla fine della guerra. Ma nell’abitazione privata del governatore e futuro ministro del Tesoro Guido Carli c’è quel giovane che, su incarico della madre, deve consegnargli un volume rilegato.Sono 451 pagine di di “scritti di tecnica bancaria” del padre, da poco scomparso: Carlo Draghi per una decina d’anni ispettore della vigilanza proprio in Bankitalia. A cinque anni il figlio Mario viaggiava in treno col governatore Donato Menichella. In famiglia cena a pane e banche. Del potere grande rispetto, ma nessuna soggezione.
Parte da qui, da quel 1963, la storia di Draghi, l’unico italiano arrivato a sedersi al vertice della Banca centrale europea e ora presidente del Consiglio in attesa, forse, di salire al Quirinale.
Leggendo queste righe difficile non essere interessati alle Cinquanta sfumature di Draghi che possono farci conoscere meglio, fors’anche capire meglio, chi è il nuovo eroe dell’Italia, raccontato come altri non sono in grado di fare o, peggio ancora, non hanno interesse a farlo.
Cinquanta sfumature di Draghi, Millennium (Il Fatto Quotidiano)
Essendo targato “Il fatto quotidiano” cioè Travaglio, l’alfiere contiano 5 stelle è facile capire il contenuto del libro che piace tanto al ns. Murgia
Il pentastellato Travaglio somiglia un po’ a Salvini: il partito che gli sta a cuore sta al governo ma critica Draghi