Quelli che camminano incantati da Massimo Stano, medaglia d’oro nella marcia

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5 agosto 2021

PESARO – Niente vogliamo togliere – ci mancherebbe – a Gianmarco Tamberi, “l’aviatore“, e a Marcell Jacobs, “il razzo“, ma oggi siamo incantati dall’impresa sportiva – è doveroso ribadirlo visto il cattivo vezzo di giornalisti leccatori e politici saltatori sul carro dei vincitori: impresa sportiva, – di uno come noi, che cammina, ovviamente assai più velocemente, ma cammina. Lo fa tutti i giorni, allenandosi duramente, passo dopo passo. Se Marcell Jacobs ha corso i 100 metri in 9 secondi e 80 centesimi, Massimo Stano i 100 metri li ha ripetuti duecento volte, per totalizzare 20 chilometri e tornare a casa con una medaglia d’oro.

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Noi che camminiamo, a Pesaro o diretti a Santiago de Compostela, che passeggiamo, che portiamo a spasso il cane o andiamo a fare la spesa a piedi evitando, ogni volta che ci è possibile, di usare l’automobile, abbiamo gioito per Massimo che ha tagliato il traguardo di Sapporo, come noi lo tagliamo tutti i giorni, sulla ciclabile del mare o sui sentieri del San Bartolo o semplicemente uscendo di casa.
Noi che, camminando, rischiamo ogni giorno di essere investiti mentre attraversiamo sulle strisce pedonali o di essere travolti dai ciclisti che pedalano sul marciapiede, che è – per legge e per civiltà – il luogo deputato alla sicurezza di chi cammina, oppure vengono giù in maniera folle sui sentieri del colle che pure sono vietati alle biciclette, ma tanto a chi è in sella non importa, e non importa neppure alle autorità che si riempiono la bocca sulla sicurezza dei pedoni, ma a fatti sono a quota zero.
Grazie, Massimo, seguirti impegnato, impegnatissimo, sul percorso di 1 chilometro da ripetere venti volte ci ha regalato una grande gioia. Anche chi cammina fa sport. Anzi, la storia dell’atletica italiana impegnata nei grandi appuntamenti è stata salvata quasi sempre dai marciatori, quelli che sono divinità sportive solo quando vincono, poi spariscono dalle pagine dei giornali e dai titoli delle radio e delle Tv. Ma noi che amiamo camminare li abbiamo nel cuore, si chiamino Abdon Pamich, medaglia d’oro a Tokyo, guarda caso, nel 1964, dopo avere dominato la 50 km. O si chiamino Maurizio Damilano, oro a Mosca 1980, nella 20 km, come Ivano Brugnetti, oro ad Atene 2004. O Alex Schwazer, oro a Pechino 2008 nella 50 km.
A proposito di Schwazer: quando Tamberi e Jacobs hanno vinto le medaglie d’oro nel salto in alto e nei 100 metri, un signore che fa il giornalista e dovrebbe tenere sempre presente il dovere di informare, soprattutto perché pagato anche da noi cittadini, ha raccontato che erano le prime medaglie dell’atletica dopo Pechino, ma ha dimenticato di dire chi l’aveva vinta, ma anche la specialità. Ci siamo vergognati per lui.

 

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