di Luciano Murgia
31 luglio 2021
I signori del doping di Sandro Donati
PESARO – Perché sono in corso i Giochi Olimpici, negati a uno sportivo che ha sbagliato in passato e lo ha ammesso. Perché un libro firmato da Alessandro Donati, il nemico numero 1 del doping, merita di essere letto, anzi studiato. Perché il Professore non ama i giri di parole, è diretto nelle sue accuse. E questa volta ha messo nel mirino il “sistema sportivo” che ha impedito a un atleta che si era già riscattato di provare a dimostrare che si può vincere con il solo allenamento.
Qualcuno potrebbe obiettare: tu sei amico di Alex Schwazer, lo difendi per questo e quindi sei dalla parte di Donati.
È vero, sono amico di Alex e ne sono onorato. Gli sono rimasto amico anche quando sbagliò e fu fermato per doping a pochi giorni dall’Olimpiade di Londra 2012, dove l’attendevo sperando di poterlo applaudire davanti a Buckingham Palace, dove si concludevano le gare di marcia.
A chi non lo sapesse ancora, ricordo però che a denunciare Alex fu proprio il professor Donati, che informò la Wada (l’organizzazione mondiale contro il doping) e la Federazione Internazionale di Atletica Leggera (allora Iaaf, International Association of Athletics Federations, oggi World Athelics) che era il caso di controllare il marciatore sudtirolese.
Attilio Bolzoni, uno dei più bravi giornalisti di cronaca, anzi di inchieste sulla criminalità organizzata – la Mafia -, racconta nella sua bellissima prefazione:
Sandro l’ho conosciuto a Roma, una sera d’inverno. Una cena a casa sua, eravamo in quattro. Dopo mezz’ora è arrivato anche Alex. Appena ha saputo che ero siciliano e che facevo il giornalista, ha cominciato a farmi domande sull’“uomo con la barba bianca”, Vincenzo Agostino, il padre di Nino, un poliziotto ucciso nel 1989. Era come stregato su quel “monumento al dolore” di Palermo, che non si rade più da quando gli hanno ammazzato il figlio sotto gli occhi. Poi, all’improvviso, Sandro rivela ad Alex che era stato lui, nel 2021, ad avere segnalato all’Antidoping la sua “curiosa” presenza in Germania alla vigilia dei Giochi Olimpici di Londra. C’è stato un breve silenzio che a me è sembrato lunghissimo, abbiamo continuato a mangiare, la mattina successiva Alex era sulla pista del Parco delle Valli a marciare come ogni giorno. Dopo qualche mese, una domenica, ricevo una telefonata di Sandro: “Ho paura per me e per la mia famiglia”.
Così sono stato inghiottito dal vortice che mi ha trasportato lontano dalla mia Sicilia e vicino al maestro dello sport Sandro Donati e al marciatore altoatesino Alex Schwazer, all’apparenza una stravagante coppia, per il passato dell’uno e dell’altro, per quella avventura che stavano intraprendendo fianco a fianco. Una sfida forse impossibile, una guerra che non si è mai combattuta ad armi pari. Tutti contro due. Tutti schierati contro Alex e Sandro, compresi quelli che non hanno mai colpe né peccati da confessare perché stanno pavidamente in mezzo, quelli che si sentono innocenti solo perché non sentono e non vedono e non parlano…
In queste pagine Sandro scrive dell’incontro “fra due emarginati“, il campione caduto nel fango con il desiderio di riprendersi il suo onore e il grande allenatore isolato dal potere sportivo per le sue violente denunce. Il branco come avrebbe potuto tollerare questo legame dagli imprevedibili effetti? E come avrebbe potuto perdere quest’occasione? Farli fuori tutti e due in un colpo solo: con una provetta.
Il racconto è appassionato, il resoconto rigoroso. È una circostanziata cronaca dei fatti sostenuta da una straordinaria documentazione che svela imposture e mosse fraudolente, trappole, che ci fa scoprire il volto più grottesco della giustizia sportiva. Un mondo popolato da maschere dove si confondono droghe e “quasi droghe“, sponsor e trucchi, tutto si compra e si vende, medaglie, ori, primati, tempi. Un gigantesco suq camuffato da regole che non sono regole e governato da patti inconfessabili, cordate, combine, protezioni. Alex Schwazer, che avrebbe dovuto vincere e vincere anche di più senza doping, troppo insopportabile che a riportarlo in alto fosse proprio Sandro Donati…
Dopo questo estratto della prefazione di Bolzoni, come non avere la voglia di leggere quanto ha scritto Donati, che in coda ha pubblicato la sentenza con cui un giudice italiano, Walter Pelino, ha escluso che Schwazer si fosse dopato ancora.
Una sentenza che non ha impedito a Wada e World Athletic di vietare ad Alex di partecipare ai Giochi in corso a Tokyo.
Una sentenza che non ha impedito a Valentina Vezzali, sottosegretario allo Sport, di incontrare Olivier Niggli, direttore generale della Wada, ovvero la persona e l’organizzazione che hanno insultato un giudice italiano: “La Wada è scioccata dal fatto che il giudice istruttore ritenga opportuno emanare una sentenza in cui si formulano gravissime accuse senza prima dare alla Wada o alle altre parti un’adeguata opportunità per difendersi“.
La Wada che, come la World Athletic, non ha mai mancato a un’udienza del processo di Bolzano. Ebbene, a questo signore, l’ineffabile Vezzali, del tutto disinformata, ha garantito che l’incontro è stato un’occasione “per sottolineare e ribadire la stima reciproca ed il massimo rispetto istituzionale che intercorre tra l’Agenzia mondiale anti-doping ed il Governo italiano“. Per demerito di Vezzali, l’Italia, che versa una quota importante per l’attività di Wada, consente alla stessa Wada di farsi beffe di un giudice italiano.
Con queste premesse, è spiacevole aggiungere che il sindaco di Firenze Dario Nardella ha consegnato le Chiavi della Città a Sebastian Coe, presidente di World Athletics.
Scrive Bolzoni nella prefazione:
Quanta pazienza ha avuto Sandro a spiegarmi cosa è la “catena di custodia” di una fiala, cosa può succedere fra gli alambicchi di una laboratorio di analisi, cosa prevedono i rigidi protocolli ai quali deve scrupolosamente attenersi un ispettore dell’Agenzia antidoping… Conservo ancora un piccolo taccuino che tiravo fuori all’occorrenza: “Lamine Diack, senegalese, presidente della Federazione internazionale di atletica, ultraottantenne e sotto indagine per corruzione… uno dei suoi quindici figli di chiama Papa Massata e anche lui è sotto indagine… Gabriel Dollé, ex capo antidoping, gli hanno trovato a casa cinquantamila euro nascosti nella lavatrice…“.
Sandro Donati ci descrive la grande paura del ritorno di Alex che si scopre giorno dopo giorno più veloce di prima “senza l’Epo o gli anabolizzanti, senza gli antiasmatici per un’asma che non aveva“… ci riporta le tabelle di allenamento per un sogno olimpico che resterà sogno.
Ma chi ama lo sport e crede ancora alla giustizia, leggendo il libro può imparare cosa è successo ad Alex Schwazer e Sandro Donati. Bolzoni conclude così la sua prefazione: La spaventosa storia di Alex Schwazer, il testamento di Sandro Donati.
I signori del doping, di Sandro Donati (Rizzoli)
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