Nuovo patto a contrasto dei reati tributari fra Guardia di Finanza, Procura e Agenzia delle Entrate

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15 giugno 2021

Immagineprotoc-768x512PESARO – Questa mattina il Procuratore della Repubblica di Pesaro, dott.ssa Cristina Tedeschini, il Procuratore della Repubblica di Urbino, dott. Andrea Boni, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Pesaro, Colonnello t.ST Enrico Blandini e il Direttore Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro e Urbino, Dott. Carmine Caso hanno siglato il nuovo accordo di collaborazione per il coordinamento investigativo nell’ambito dei reati tributari. L’intesa, oltre a confermare le consolidate procedure di collaborazione tra le Istituzioni interessate previste dall’analogo protocollo siglato nel 2018, rafforza ancora di più l’efficacia complessiva dell’azione di contrasto all’evasione fiscale e ai reati tributari in materia d’imposte sui redditi e IVA attraverso:

 il recepimento delle nuove disposizioni normative in materia di confisca “allargata” o “per sproporzione” introdotte dal c.d. decreto fiscale (decreto legge n. 124/2019, convertito in legge 157/2019);

 la previsione di nuove misure di contrasto investigativo agli illeciti penali scaturiti dal perdurare dell’emergenza sanitaria;

 l’introduzione di più affinate procedure di raccordo tra le indagini penali in materia tributaria, le verifiche fiscali e le successive attività di accertamento; obiettivo, questo, strumentale all’individuazione di coloro che frodano il Fisco e, soprattutto, al sequestro e alla successiva confisca dei patrimoni accumulati illecitamente

La collaborazione tra le Procure della Repubblica di Pesaro e Urbino, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Direzione Provinciale delle Entrate di Pesaro ha permesso, nel corso del triennio 2018-2020, di operare sequestri preventivi, nella forma per equivalente, per oltre 33 milioni di euro, tra i quali disponibilità liquide per circa 20 milioni di euro, quote societarie per circa 3 milioni di euro, 47 immobili del valore di oltre 10,2 milioni di euro situati a Pesaro, Urbino, Fano, Mondolfo, Gabicce Mare, San Costanzo, Montefelcino, Cattolica, Montecalvo in Foglia e Province di Lecco, Palermo, Carbonia-Iglesias, Pordenone, nonché 14 automezzi del valore di circa 160 mila euro.

I sequestri hanno riguardato 65 società operanti nei settori dell’arredamento commerciale, della progettazione e ingegneria, del commercio all’ingrosso di alimenti e bevande, della progettazione e realizzazione di opere pubbliche, dei servizi di sicurezza informatica, del commercio all’ingrosso e confezioni di abbigliamento, della trasformazione del vetro, dei prodotti per l’edilizia, del settore immobiliare, della lavorazione del legno, dei prodotti hi-tech e strumentazione di ufficio, di prodotti di cosmetica e di prodotti agricoli, eseguiti nelle città di Pesaro, Urbino, Monte Porzio, Fano, Montelabbate, Gabicce Mare, Fermignano, Cagli, Tavoleto, Roma, Milano, Palermo, Messina, Bologna, Trieste e Cologno Monzese.

L’attività operativa ha riguardato 57 persone fisiche, rappresentanti legali o soci delle suddette imprese in riferimento ai reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 2), omessa dichiarazione (art. 5), emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 8), occultamento e distruzione di documenti contabili (art. 10), omesso versamento di ritenute (art. 10 bis), omesso versamento di Iva (art. 10 ter) e indebita compensazione (art. 10 quater), sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11), tutte fattispecie delittuose contemplate dal D.Lgs. 74/2000.

La stretta sinergia tra le Procure della Repubblica, Guardia di Finanza e Uffici Finanziari ha consentito di individuare, nella costante lotta ai fenomeni fraudolenti e anche attraverso l’incrocio di dati ed elementi informativi, il mancato versamento delle imposte e ritenute dai contribuenti sopra richiamati e, pertanto, verificata l’inesistenza di procedure conciliative, deflattive e di ravvedimento operoso – e quindi la mancata volontà nel voler rimediare ai comportamenti illeciti, anche se in fase tardiva – si è sistematicamente proceduto alle indagini patrimoniali nei confronti di imprenditori e società, volte a individuare beni e liquidità in grado di ristorare i debiti tributari non onorati. In materia di reati tributari, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto nei confronti del rappresentante – di fatto o di diritto – delle società nel caso in cui, all’esito di una valutazione allo stato degli atti sulla situazione patrimoniale della persona giuridica, risulti impossibile il sequestro diretto del profitto del reato nel patrimonio dell’ente che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato; il principio della funzione sussidiaria del sequestro per equivalente è stato recepito espressamente, anche per i reati tributari, proprio all’interno della norma sui reati tributari.

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