di Davide Perugini
12 giugno 2021
PESARO – 100 a 1. Vuol dire che se qualche scommettitore, sabato scorso, avesse avuto l’ardire di puntare 10 euro sul 4 a 0 della Virtus nella finale scudetto, oggi se ne ritroverebbe in tasca mille, e se li meriterebbe tutti, perché crediamo che neanche il più sfegatato tifoso bianconero, avrebbe mai pensato di poter rifilare un cappotto alla corazzata milanese.
Ma se c’è uno scudetto meritato, è sicuramente quello conquistato dalla Segafredo, che si sentiva in credito con il destino dopo la scorsa stagione, quando il Covid bloccò un campionato che vedeva la Virtus nettamente al comando, anche se poi, per lo scudetto, avrebbe dovuto passare per i playoff, quella post season che ha visto Bologna compiere un percorso netto, dieci vittorie su altrettante partite, ed è uno dei motivi per cui questo titolo non ammette repliche.
Ma non è l’unico, perché ha contato anche l’intensità difensiva dei ragazzi di Djordjevic, e sappiamo che nei playoff la difesa fa sempre la differenza, in qualunque parte del mondo stai giocando, e per difendere devi sempre essere pronto a sbucciarti le ginocchia su ogni pallone, come ha fatto con rara abnegazione Alessandro Pajola, l’altro Mvp della finale, anche se il titolo se l’è giustamente aggiudicato Milos Teodosic, ma il 21enne anconetano è ormai una splendida realtà della pallacanestro italica, raro esempio di come ancora si possa tirare fuori un giocatore da Nazionale dalle nostre squadre juniores, una mosca bianca purtroppo, in mezzo ad un mare di ventenni che si accontentano di vivacchiare, e di prendere uno stipendio decoroso per i loro 15 anni di carriera, favoriti dalla famosa “legge panda”, quella che obbliga le squadre professioniste ad inserire nei loro roster, un numero definito di giocatori nostrani, al di là del loro reale valore.
E i giocatori italiani sono stati determinanti per Bologna, che, oltre che su Pajola, ha potuto contare sulla classe di Belinelli, sulla tenacia di Pippo Ricci, sull’atletismo di Abass, e sulla grinta di Alibegovic, che due estati fa “rischiò” di essere tesserato dalla Vuelle, che alla fine però virò su Zanotti, mentre Milano è stata tradita dai suoi azzurri, con Datome che non ha mai dato la zampata vincente e Brooks e Cinciarini rimasti ai margini delle rotazioni, da cui è rimasto totalmente escluso Davide Moretti, e lo stesso Biligha ha giocato solo scampoli di partita, dimostrando ancora una volta come alla Nazionale di Sacchetti manchi totalmente un pivot, se pensiamo che nelle ultime uscite da centro titolare ha giocato quel Tessitori, che era assente per infortunio da questa finale, assenza passata quasi inosservata, e che rende lo scudetto bolognese ancora più meritato.
Poi ci sono sempre le “sliding doors” quegli eventi su cui non hai nessun potere, ma che spesso fanno la differenza, prendete gara uno di semifinale tra Milano e Venezia, con l’Umana beffata dall’entrata di Shields a due secondi dalla sirena, con la difesa lagunare colpevole di avergli lasciato troppo spazio, al termine di un match che l’Umana avrebbe meritato di vincere, e che le avrebbe consentito di aspettare il rientro di Milano dall’Eurolega sull’uno pari, e la serie sarebbe potuta finire in maniera diversa, con una possibilità, magari minima, per Venezia di vincerla e di andare a giocarsi il titolo con la stessa Segafredo, a sua volta avvantaggiata dall’aver affrontato una Brindisi uscita con le ossa rotte dal Covid, e una finale Venezia-Bologna avrebbe lasciato aperto la porta ad esiti imprevisti.
Ma questo rimane fantabasket, quello reale ha consacrato la Virtus campione d’Italia e ha fatto nascere qualche dubbio nella testa di Ettore Messina, troppo navigato per dare la colpa solo alla stanchezza, perché sarà anche vero che la sua Armani ha giocato 91 partite, ma questo se lo augurava fin dallo scorso settembre, perché arrivare fino in fondo in tutte e tre le competizioni era l’obiettivo principe dell’Olimpia, e per riuscirci ha messo sotto contratto ben 17 giocatori, per avere la possibilità di ruotarli il più possibile, ed arrivare a maggio/giugno nelle condizioni ideali per portare a casa lo scudetto, e di fare bella figura in Eurolega, e se quest’ultimo obiettivo è stato comunque raggiunto, finire la stagione con un solo trofeo in più in bacheca, quella Coppa Italia vinta a febbraio contro Pesaro, non può essere sufficiente, e non può giustificare l’aver speso oltre 32 milioni.
Poi per carità, uno con i suoi soldi può farci quel che gli pare, ma crediamo che lo stesso Armani non sia soddisfatto di aver perso uno scudetto già assegnato fin dalla prima giornata, dopo una regular season che ha visto però, per lunghi tratti, Brindisi al comando, con tanto di 0 a 2 negli scontri diretti, anche se poi sono i playoff a farti vincere lo scudetto, e questi playoff hanno certificato che Milano ha bisogno di rinforzare il suo parco italiani, riportando magari a casa Nicolò Melli, che in Nba ha fatto tanta panchina, evitando di prendere ventenni promettenti solo per fregarli alla concorrenza, come hanno fatto con Davide Moretti, mentre Bortolani almeno lo hanno concesso in prestito.
Per tornare ad essere la numero uno in Italia. Milano dovrà liberarsi dei contratti onerosi di Cinciarini e Biligha, onerosi per il loro rendimento stagionale, dovrà cercare di recuperare Datome e far ritornare Melli, e cercare di accaparrarsi uno tra Tonut e Alessandro Gentile, provando magari a fare la corte a quel Polonara alla ricerca di una squadra d’Eurolega, altrimenti, almeno in campo nazionale, non sarà facile superare questa Virtus, che già così è apparsa più forte, e che è intenzionata a rinforzarsi ulteriormente, per dare l’assalto a quella Eurocup che le aprirebbe la strada per l’Eurolega, anche se siamo convinti che si rifarà sotto con Bartolomeu, o chi ne prenderà il posto, per ottenere subito una wild card, forte del titolo appena conquistato.
Non ha vinto la favorita, ma quella che è arrivata più pronta all’appuntamento, quella che ha saputo ricaricare le pile dopo l’eliminazione subita dal Kazan, quella che ha saputo ricompattarsi dopo l’esonero lampo di Djordjevic dello scorso dicembre, durato appena 24 ore, che rischiava di avere ripercussioni dolorose sulla stagione, invece in casa Virtus gli animi si sono calmati, con Teodosic finalmente leader, e finalmente decisivo anche nei momenti topici, e se ne facciamo un discorso di classe pura, il serbo ha pochi eguali in campo europeo.
Da oggi, per tutti, si deve pensare al futuro, alla stagione 2021-22 che sembra lontana, ma che di fatto è distante un centinaio di giorni, in un’estate caratterizzata dal preolimpico di fine giugno e dalle Olimpiadi giapponesi, eventi che i tifosi pesaresi vivranno marginalmente, con un occhiata magari a quello che farà il Brasile di Aza Petrovic, pronto a sedere sulla panchina lasciata vuota da Repesa, entro martedì è attesa la prima mossa, quella che dovrebbe portare ai saluti di Justin Robinson, ritenuto troppo “small” dal coach croato, facendo scattare la clausola per uscire da un contratto che altrimenti lo vedrebbe alla guida della Carpegna Prosciutto anche il prossimo anno, perché è bene ricordare che chi uscirà dal contratto per primo, dovrà pagare una penale, situazione da risolvere anche per Tambone, che dovrebbe rimanere, Cain, in procinto di seguire Repesa alla Fortitudo, e Filipovity, che dovrebbe accettare la corte di una squadra turca impegnata in Champions League.
Oggi si dovrebbe riunire il Consorzio Pesaro Basket, con la presenza anche dello sponsor, per fare il punto della situazione ed iniziare a programmare il futuro, sarebbe gradita la conferma che sarà Aza Petrovic il nuovo coach, magari con la formula: “il sig, Petrovic sarà il nuovo allenatore della Victoria Libertas, appena avrà terminato tutti i suoi impegni con la Nazionale brasiliana”, per non andare incontro ad eventuali problemi legali, e per avere un’arma in più da giocarsi nelle trattative, perché Petrovic è certamente un coach conosciuto, che rappresenterebbe una garanzia a questo livello, che non sarà da scudetto, ma che, si spera, possa far rimanere Pesaro nella parte giusta della classifica per il 2021-22.
Articolo pubblicato in: Basket, il commento, Pesaro, Pesaro-Sport, Sport
La Virtus Bologna si cuce sul petto lo scudetto di uno storico “cappotto”
di Davide Perugini
12 giugno 2021
PESARO – 100 a 1. Vuol dire che se qualche scommettitore, sabato scorso, avesse avuto l’ardire di puntare 10 euro sul 4 a 0 della Virtus nella finale scudetto, oggi se ne ritroverebbe in tasca mille, e se li meriterebbe tutti, perché crediamo che neanche il più sfegatato tifoso bianconero, avrebbe mai pensato di poter rifilare un cappotto alla corazzata milanese.
Ma se c’è uno scudetto meritato, è sicuramente quello conquistato dalla Segafredo, che si sentiva in credito con il destino dopo la scorsa stagione, quando il Covid bloccò un campionato che vedeva la Virtus nettamente al comando, anche se poi, per lo scudetto, avrebbe dovuto passare per i playoff, quella post season che ha visto Bologna compiere un percorso netto, dieci vittorie su altrettante partite, ed è uno dei motivi per cui questo titolo non ammette repliche.
Ma non è l’unico, perché ha contato anche l’intensità difensiva dei ragazzi di Djordjevic, e sappiamo che nei playoff la difesa fa sempre la differenza, in qualunque parte del mondo stai giocando, e per difendere devi sempre essere pronto a sbucciarti le ginocchia su ogni pallone, come ha fatto con rara abnegazione Alessandro Pajola, l’altro Mvp della finale, anche se il titolo se l’è giustamente aggiudicato Milos Teodosic, ma il 21enne anconetano è ormai una splendida realtà della pallacanestro italica, raro esempio di come ancora si possa tirare fuori un giocatore da Nazionale dalle nostre squadre juniores, una mosca bianca purtroppo, in mezzo ad un mare di ventenni che si accontentano di vivacchiare, e di prendere uno stipendio decoroso per i loro 15 anni di carriera, favoriti dalla famosa “legge panda”, quella che obbliga le squadre professioniste ad inserire nei loro roster, un numero definito di giocatori nostrani, al di là del loro reale valore.
E i giocatori italiani sono stati determinanti per Bologna, che, oltre che su Pajola, ha potuto contare sulla classe di Belinelli, sulla tenacia di Pippo Ricci, sull’atletismo di Abass, e sulla grinta di Alibegovic, che due estati fa “rischiò” di essere tesserato dalla Vuelle, che alla fine però virò su Zanotti, mentre Milano è stata tradita dai suoi azzurri, con Datome che non ha mai dato la zampata vincente e Brooks e Cinciarini rimasti ai margini delle rotazioni, da cui è rimasto totalmente escluso Davide Moretti, e lo stesso Biligha ha giocato solo scampoli di partita, dimostrando ancora una volta come alla Nazionale di Sacchetti manchi totalmente un pivot, se pensiamo che nelle ultime uscite da centro titolare ha giocato quel Tessitori, che era assente per infortunio da questa finale, assenza passata quasi inosservata, e che rende lo scudetto bolognese ancora più meritato.
Poi ci sono sempre le “sliding doors” quegli eventi su cui non hai nessun potere, ma che spesso fanno la differenza, prendete gara uno di semifinale tra Milano e Venezia, con l’Umana beffata dall’entrata di Shields a due secondi dalla sirena, con la difesa lagunare colpevole di avergli lasciato troppo spazio, al termine di un match che l’Umana avrebbe meritato di vincere, e che le avrebbe consentito di aspettare il rientro di Milano dall’Eurolega sull’uno pari, e la serie sarebbe potuta finire in maniera diversa, con una possibilità, magari minima, per Venezia di vincerla e di andare a giocarsi il titolo con la stessa Segafredo, a sua volta avvantaggiata dall’aver affrontato una Brindisi uscita con le ossa rotte dal Covid, e una finale Venezia-Bologna avrebbe lasciato aperto la porta ad esiti imprevisti.
Ma questo rimane fantabasket, quello reale ha consacrato la Virtus campione d’Italia e ha fatto nascere qualche dubbio nella testa di Ettore Messina, troppo navigato per dare la colpa solo alla stanchezza, perché sarà anche vero che la sua Armani ha giocato 91 partite, ma questo se lo augurava fin dallo scorso settembre, perché arrivare fino in fondo in tutte e tre le competizioni era l’obiettivo principe dell’Olimpia, e per riuscirci ha messo sotto contratto ben 17 giocatori, per avere la possibilità di ruotarli il più possibile, ed arrivare a maggio/giugno nelle condizioni ideali per portare a casa lo scudetto, e di fare bella figura in Eurolega, e se quest’ultimo obiettivo è stato comunque raggiunto, finire la stagione con un solo trofeo in più in bacheca, quella Coppa Italia vinta a febbraio contro Pesaro, non può essere sufficiente, e non può giustificare l’aver speso oltre 32 milioni.
Poi per carità, uno con i suoi soldi può farci quel che gli pare, ma crediamo che lo stesso Armani non sia soddisfatto di aver perso uno scudetto già assegnato fin dalla prima giornata, dopo una regular season che ha visto però, per lunghi tratti, Brindisi al comando, con tanto di 0 a 2 negli scontri diretti, anche se poi sono i playoff a farti vincere lo scudetto, e questi playoff hanno certificato che Milano ha bisogno di rinforzare il suo parco italiani, riportando magari a casa Nicolò Melli, che in Nba ha fatto tanta panchina, evitando di prendere ventenni promettenti solo per fregarli alla concorrenza, come hanno fatto con Davide Moretti, mentre Bortolani almeno lo hanno concesso in prestito.
Per tornare ad essere la numero uno in Italia. Milano dovrà liberarsi dei contratti onerosi di Cinciarini e Biligha, onerosi per il loro rendimento stagionale, dovrà cercare di recuperare Datome e far ritornare Melli, e cercare di accaparrarsi uno tra Tonut e Alessandro Gentile, provando magari a fare la corte a quel Polonara alla ricerca di una squadra d’Eurolega, altrimenti, almeno in campo nazionale, non sarà facile superare questa Virtus, che già così è apparsa più forte, e che è intenzionata a rinforzarsi ulteriormente, per dare l’assalto a quella Eurocup che le aprirebbe la strada per l’Eurolega, anche se siamo convinti che si rifarà sotto con Bartolomeu, o chi ne prenderà il posto, per ottenere subito una wild card, forte del titolo appena conquistato.
Non ha vinto la favorita, ma quella che è arrivata più pronta all’appuntamento, quella che ha saputo ricaricare le pile dopo l’eliminazione subita dal Kazan, quella che ha saputo ricompattarsi dopo l’esonero lampo di Djordjevic dello scorso dicembre, durato appena 24 ore, che rischiava di avere ripercussioni dolorose sulla stagione, invece in casa Virtus gli animi si sono calmati, con Teodosic finalmente leader, e finalmente decisivo anche nei momenti topici, e se ne facciamo un discorso di classe pura, il serbo ha pochi eguali in campo europeo.
Da oggi, per tutti, si deve pensare al futuro, alla stagione 2021-22 che sembra lontana, ma che di fatto è distante un centinaio di giorni, in un’estate caratterizzata dal preolimpico di fine giugno e dalle Olimpiadi giapponesi, eventi che i tifosi pesaresi vivranno marginalmente, con un occhiata magari a quello che farà il Brasile di Aza Petrovic, pronto a sedere sulla panchina lasciata vuota da Repesa, entro martedì è attesa la prima mossa, quella che dovrebbe portare ai saluti di Justin Robinson, ritenuto troppo “small” dal coach croato, facendo scattare la clausola per uscire da un contratto che altrimenti lo vedrebbe alla guida della Carpegna Prosciutto anche il prossimo anno, perché è bene ricordare che chi uscirà dal contratto per primo, dovrà pagare una penale, situazione da risolvere anche per Tambone, che dovrebbe rimanere, Cain, in procinto di seguire Repesa alla Fortitudo, e Filipovity, che dovrebbe accettare la corte di una squadra turca impegnata in Champions League.
Oggi si dovrebbe riunire il Consorzio Pesaro Basket, con la presenza anche dello sponsor, per fare il punto della situazione ed iniziare a programmare il futuro, sarebbe gradita la conferma che sarà Aza Petrovic il nuovo coach, magari con la formula: “il sig, Petrovic sarà il nuovo allenatore della Victoria Libertas, appena avrà terminato tutti i suoi impegni con la Nazionale brasiliana”, per non andare incontro ad eventuali problemi legali, e per avere un’arma in più da giocarsi nelle trattative, perché Petrovic è certamente un coach conosciuto, che rappresenterebbe una garanzia a questo livello, che non sarà da scudetto, ma che, si spera, possa far rimanere Pesaro nella parte giusta della classifica per il 2021-22.
Articolo pubblicato in: Basket, il commento, Pesaro, Pesaro-Sport, Sport