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4 marzo 2021
Amerigo Varotti*
PESARO – Con il DPCM del Governo Draghi e con i provvedimenti già adottati nei giorni scorsi dal Ministro della Sanità, le Marche sono ritornate in zona arancione completando in questo l’aggressione politica ed economica nei confronti del mondo della ristorazione. Ci sono molti settori danneggiati dalla crisi pandemica. Il mondo del turismo e il settore della ristorazione sono quelli maggiormente colpiti. Il settore alberghiero, ancorchè non chiuso per disposizioni legislative, è di fatto chiuso per mancanza di turisti; perché sono bloccati ancora fino al 27 marzo i trasferimenti da Regione a Regione, perché gli eventi, le manifestazioni, i teatri, i musei sono chiusi e quindi, di fatto non ci sono i clienti negli alberghi. La ristorazione invece viene colpita anche dal Governo Draghi in maniera incomprensibile e di fatto è considerato responsabile dell’aumento dei contagi e anche delle varianti che stanno imperversando nel nostro Paese. E questa è una grande bugia, un grande falso, scientifico, tecnico e soprattutto politico. E’ stato dimostrato anche nei periodi di chiusura della ristorazione che i contagi aumentavano. Quindi non erano e non sono i ristoranti responsabili dell’aumento dei contagi mentre restano gli unici settori – insieme a palestre e al mondo della cultura – a rimanere chiusi. Eppure i casi positivi erano in costante aumento e lo sono tuttora in altri settori produttivi; anche nella Provincia di Pesaro e Urbino diversi contagi sono avvenuti nel mondo delle fabbriche, ma queste rimangono aperte, così come il settore dei trasporti. L’unico settore che viene colpito incolpevolmente, perché è il settore che ha adempiuto a quelli che erano gli obblighi dei protocolli, le limitazioni dei posti, i controlli su chi entra nei locali, è appunto il mondo della ristorazione. E viene colpito ulteriormente anche con l’impossibilità di fare i pranzi, che già erano estremamente limitati rispetto alle attese del mondo della ristorazione.
Le aziende sono al tracollo. I ristori che anche il Governo Draghi non mette in campo (che sono fermi dal mese di dicembre, grazie a Renzi prima, ed oggi per i ritardi del Governo Draghi) saranno comunque insufficienti. Quello che non capiscono i tecnici e i politici è che i pochi spiccioli che vengono messi in campo non coprono minimamente i costi che le Aziende della ristorazione hanno e i mancati incassi che le chiusure determineranno. Ci indebitiamo ulteriormente come Paese senza risolvere il problema della pandemia e facendo fallire le imprese della ristorazione.
Quindi è necessario un cambio di rotta.
Quello che non si capisce è perché solo il mondo della ristorazione, palestre, piscine, il mondo della cultura debbano essere chiusi per legge, mentre gli altri settori vanno avanti, magari pure lamentandosi, ma vanno avanti; pur avendo avuto al loro interno – come è successo anche in Provincia di Pesaro e Urbino – numerosissimi casi di positivi all’interno di aziende industriali. Ma rimangono aperte. I ristoranti chiudono, molti saranno costretti a chiudere per sempre con un costo enorme per la collettività e per il Paese.
Quindi è bene che Draghi si dia una mossa e i leader della maggioranza di Governo, invece che andare in piazza a promettere aperture e poi votare contro le aperture in Commissione, dovrebbero, in sede legislativa, favorire effettivamente il cambio di passo e determinare la riapertura del mondo della ristorazione.
*Direttore Generale Confcommercio Marche Nord
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