Vuelle: sesto posto grazie a quella rara sensazione di aver la partita in pugno prima dell’ultimo quarto

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25 gennaio 2021

Jasmin Repesa contro Cantù

Jasmin Repesa contro Cantù

PESARO – Non ci ricordiamo esattamente l’ultima volta in cui Pesaro, all’inizio dell’ultimo quarto, aveva la certezza di avere già vinto, forse era successo un paio di volte nelle ultime stagioni, ma degli ultimi otto anni vorremmo parlarne il meno possibile, perché mai come in questo 2021, il detto “anno nuovo, vita nuova”, speriamo corrisponda veramente ad un cambio di rotta, sia nella vita di tutti i giorni, sia nella vita sportiva della Victoria Libertas.

E’ stata una partita, come sempre, da tarare su quello che si è visto dall’altra parte, e la Cantù di ieri pomeriggio, ha certamente contribuito ai 107 punti segnati da Pesaro, con la difesa brianzola che spesso ha concesso tiri non contestati, ed in attacco ha visto il solo Procida, ragazzo molto promettente, veramente incisivo, mentre i sei stranieri hanno giocato al di sotto delle loro possibilità.

La vittoria contro l’Acqua San Bernardo, consente alla Vuelle di mettere tra sé e l’ultimo posto, otto punti di distacco, con la differenza canestri a favore, anche se in realtà, ultima in questo momento è Varese, ma dovendo recuperare quattro partite, ci basiamo su una classifica reale, tra squadre con lo stesso numero di partite giocate, e avvicina Pesaro al suo vero obiettivo, ma avvicinarlo, non vuol dire averlo già raggiunto, e finché non si arriverà a quota 22-24 punti, ci guarderemo sempre dietro, perché per guardare in avanti, ci sarà sempre tempo.

Pesaro era reduce dal meno 25 di Sassari, ed ha praticamente vinto con lo stesso distacco sette giorni dopo, ma sono state due partite completamente diverse, visto che la Vuelle era uscita tutto sommato a testa alta dal Pala Serradimigni, mentre coach Pancotto non è certamente contento della prestazione dei suoi giocatori, e sono state due partite molto diverse anche nel loro svolgimento tattico, dato che la Carpegna Prosciutto in terra sarda, si era affidata troppo al tiro da tre, mentre contro Cantù, ha tirato per ben 54 volte da due, contro le “sole” 22 triple tentate, triple tra l’altro segnate con una percentuale superiore al 50%, dove spicca il 4 su 4 di Drell, capace anche di segnare da dieci metri allo scadere dei 24 secondi.

Ma non sono state le triple a fare la differenza, sono stati i pick and roll tra i Robinson e Cain, sono state le entrate al ferro di Gerald Robinson e Carlos Delfino, i due migliori in campo, anche se forse erano i meno attesi, visto che l’ex romano era reduce da una brutta prestazione, mentre il capitano era fermo ai box da una decina di giorni, con una lombalgia ben lontana dall’essere archiviata, e che dovrà essere gestita al meglio fino a maggio, perché ormai abbiamo capito che la Vuelle, con l’argentino in campo, gioca una pallacanestro migliore, un basket dove la palla gira in maniera più redditizia, a cui il capitano aggiunge i canestri in proprio, quelli che sembrano semplici solo dopo che li ha messi a segno, una caratteristica comune con Filipovity, capace di far sembrare semplici anche le cose difficili, come quell’entrata del primo tempo, dopo aver messo palla per terra senza commettere violazione di passi, azione tutt’altro che semplice per un ragazzone di 204 cm.

E la Vuelle ha vinto di 24, con un Justin Robinson in ombra, una buona notizia in senso globale, meno da quello individuale, perché il contributo del newyorchese è fondamentale per il futuro, anche se il suo calo è conciso con la crescita di Gerald, che non sarà un fenomeno, ma che non è nemmeno un “brocco”, e che potrà dare una bella mano sia da play, che da guardia, almeno fino a quando non rientrerà Massenat.

Con questo successo, Pesaro torna al 50% di vittorie, si mantiene al sesto posto, di un campionato sempre più equilibrato, in una giornata dove Milano e Venezia hanno vinto solo negli ultimi secondi, e dove la Virtus è caduta ancora una volta in casa, e per la pura matematica, la Vuelle è più vicina al terzo posto che all’ultimo, ma la classifica, come detto, la continueremo a leggerla all’indietro, almeno finché la matematica non ci dirà qualcosa di diverso.

I PIU’……

Gerald Robinson: Non è un tiratore, ma non ha paura di attaccare il ferro, e, col passare del tempo, la sua alchimia con i compagni sta crescendo, e si sta affermando anche come playmaker.

Carlos Delfino: Se ce lo potessimo permettere, si dovrebbe fare come in Nba, dove fanno riposare i veterani una partita ogni tre, per averli nelle migliori condizioni possibili, ma questa Vuelle non può fare a meno del suo capitano, leader in campo e nello spogliatoio, i 23 minuti giocati contro Cantù, sarebbero quelli ideali per preservarlo il più possibile, ma non sempre si vincerà con ampio margine.

Tyler Cain: La sintesi della sua partita, e forse della sua stagione, è il canestro realizzato su rimbalzo offensivo, dopo aver nettamente sbagliato un semi gancio, quando, da grande marpione, sapeva già dove sarebbe andato a finire il pallone, e con grande calma, ha catturato il rimbalzo e appoggiato di sinistro un comodo canestro, tecnica cestistica allo stato puro.

Selezione dei tiri: E’ vero che la difesa canturina non era proprio ermetica, ma la Vuelle è stata brava a capire che c’erano le condizioni per attaccare il ferro con continuità e i 54 tiri da due, rappresentano il massimo stagionale.

….. E I MENO DELLA SFIDA PESARO – CANTU’:

Justin Robinson: Si prende una giornata di quasi riposo, affidando la bacchetta della regia a Gerald e provando solo 6 tiri dal campo, segnando il primo canestro solo nel terzo quarto, ieri i suoi punti non servivano, ma dovrà salire di livello fin dalla prossima partita.

Stoppate: Pesaro è l’ultima squadra in questa statistica, visto che Cain ha tante qualità, ma non è un intimidatore, e chiunque arriverà a dargli una mano, dovrà avere, tra le altre cose, anche la capacità di chiudere l’area.

IL MOMENTO DELLA SQUADRA

Questa sarà la settimana in cui conosceremo chi arriverà alla corte di coach Repesa, magari non farà in tempo per il match contro Venezia, ma almeno sapremo il nome del nuovo lungo, perché Repesa non è uno che molla, e il suo lavoro ai fianchi della dirigenza, cominciato fin dallo scorso settembre, dovrebbe concludersi entro gennaio, visto che da Via Bertozzini e dalla Brianza, sembra essere arrivato il semaforo verde per l’operazione.

Perché le discrete prestazioni di Henri Drell nelle ultime uscite, non basteranno per salvargli il posto, anche se poi le gerarchie saranno tutte da scrivere, non ci credete? Andate a vedere, se non lo avete già fatto, la conferenza stampa post partita di coach Repesa di ieri pomeriggio, quando alla domanda sulla crescita di Henri Drell, ha risposto con una semplice parola: “Nervi”, quelli che ha perso per non so quante volte il coach croato con il ragazzo estone, che, secondo Repesa, deve ringraziare la società per la pazienza avuta nei suoi confronti, visto che, sempre secondo il coach, aveva già preso una lunga strada sbagliata, quella dove gli avevano detto che il suo futuro era la Nba, e che Pesaro sarebbe stata solo una tappa della sua carriera, nemmeno troppo importante, visto che nell’estate 2019, i maggiori siti specializzati nel draft Nba, lo davano intorno alla ventesima posizione, col piccolo problema che, se fosse andato quest’estate in America, ce lo avrebbero rimandato subito indietro.

Repesa ha parlato di una mancanza di mentalità vincente, visto che lo avevano convinto di privilegiare le sue statistiche a scapito del risultato di squadra, e che si dovrà ancora lavorare a lungo, per trasformarlo in un giocatore completo, sia in campo che fuori.

Ma chi eventualmente ne dovrà prendere il posto? Repesa ha una sua idea chiara almeno da un mesetto, quello dove ha declinato le varie possibilità che gli mettevano di fronte, come quella del canturino Kennedy, di Cervi, di Wojciechowski, o del varesino Morse, giocatori magari utili nell’immediato, ma non per il futuro, e Repesa ci sarà anche la prossima stagione, e vorrebbe cominciarla con giocatori che conosce e che ha scelto personalmente, e visto che finora il giochino sembra funzionare, non vediamo il motivo per cambiare rotta.

E allora la scelta definitiva dovrebbe ricadere su un giocatore di scuola slava, magari quel Marko Arapovic, suo connazionale, 25enne di 207 cm, che se non si fosse rotto un ginocchio nell’estate 2019, starebbe giocando in una squadra d’Eurocup, se non d’Eurolega, e che lo scorso settembre era stato ingaggiato dal KK Spalato, per venire poi tagliato dopo pochi giorni, per una condizione fisica non ottimale, anche se il croato ha sempre dichiarato di essere completamente guarito.

Da quel settembre sono passati quattro mesi, ed è chiaro che, prima di firmarlo, servirà una visita specialistica accurata, ma se veramente si riuscisse a prenderlo, e le sue condizioni fossero quelle prima dell’infortunio, staremmo parlando di un rinforzo di primordine, perché il ragazzo faceva parte della Nazionale croata nell’ultima Olimpiade, quando era appena ventenne, e Repesa lo ha già allenato e ne conosce le caratteristiche, sia tecniche, che caratteriali, e tra l’altro, essendo free agent, non si dovrà pagare nessun buyout.

Ne sapremo di più nelle prossime ore, perché Repesa ha anche un altro nome sul suo taccuino, ma, chiunque arriverà, dovrà farlo prima delle Final Eight, per avere il tempo di integrarsi, e poi sfruttare le successive tre settimane di pausa forzata, per dare subito una mano ad una Carpegna Prosciutto che è tornata in auge, e che non viene più considerata come una società di basso livello europeo, rendendosi così appetibile, anche per giocatori dal passato importante.

DAGLI ALTRI PARQUET

Milano consolida il suo primato, dopo la sofferta vittoria ottenuta a Treviso, con Sassari rimasta da sola al secondo posto, grazie al netto successo colto a Trieste, sale al terzo posto Venezia, anche se i due punti ai danni di Cremona sono arrivati solo nel finale, con i lagunari che agganciano a quota 20 Brindisi, che ha osservato il turno di riposo, e la Virtus, sconfitta nuovamente a domicilio da una sorprendente Brescia, in una sedicesima giornata che ha visto Reggio Emilia risalire in zona playoff, grazie al successo su Trento, e in cui non si è giocato il match tra Varese e Fortitudo.

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