ROF, un grande concerto ha inaugurato il Festival autunnale nel silenzio “assordante” del Teatro Rossini

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15 novembre 2020

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Il 14 novembre 2020 sembra il 13 novembre 1868, giorno della morte di Gioachino Rossini. La tristezza ci circonda, oggi, come allora, quando la notizia della scomparsa del Genio fu accolta, ovunque, con grande mestizia.
Però la musica vince anche la morte, attenua la tristezza, spinge a sconfiggere la rassegnazione. Eppure non è facile, osservando la prima immagine del ROF autunnale.
Un’istantanea che racconta meglio d’ogni parola il tempo che stiamo vivendo, anzi il problema con cui stiamo convivendo: il Coronavirus.
Alessandro Marangoni, il cui concerto ha inaugurato la sessione autunnale del Rossini Opera Festival 2020, entra nel vuoto, nel buio del Teatro Rossini, saluta il pubblico, che non c’è, che è obbligatoriamente a casa, poi si siede al pianoforte e dà inizio al concerto. Grazie. La musica vince su tutto, anche sulle nostre tristezze, le nostre ansie,  le nostre angosce.
La mia musica fa furore“. Marangoni ricorda le parole che Rossini scrisse a sua madre. “Però, dopo questo furore, dopo il Guillaume Tell, ci fu il silenzio. Ma fu un silenzio assordante – spiega il pianista novarese -, perché ricchissimo di produzione artistica. Meno appariscente perché lontana dai teatri, dal pubblico“. Come oggi, al tempo del Covid-19.
È stato molto interessante ascoltare la presentazione del concerto, ovviamente in streaming. Alessandro Marangoni, che non a caso è (anche) docente nel Conservatorio di Novara e tiene lezioni in Europa, Sud America e Cina, ha svelato un “Rossini dal volto più umano, più intimo, più maturo. Tra una passeggiata e un pranzo e una visita degli amici più intimi, scriveva brevi pezzi, anzi una miriade di gemme preziose che chiamerà Péchés de vieillesse, peccati di vecchiaia. Spesso sono brani brevi, d’occasione, composti per gli amici che invitava il sabato pomeriggio nella villa di Passy, per stare insieme e per fare musica insieme…“. Allora non c’era il Covid-19 e le visite erano consentite.
A casa Rossini andavano i più grandi intellettuali dell’epoca. Rossini mandava inviti stampati per partecipare ai salotti musicali in cui venivano eseguite le sue composizioni. Per la maggior parte brani al pianoforte, talvolta con la partecipazione del violino, del violoncello o del corno. Non mancavano i cori a cappella, ma anche i quartetti vocali e brani per voce e pianoforte per tutti i registri, ma spesso per mezzosoprano, il registro vocale che Rossini prediligeva“.
Una pausa, nostra, non del maestro Marangoni, perché il protagonista del concerto di sabato entra in un ambito molto attraente.
Il pianoforte è un po’ il  confessore a cui Rossini confida i propri peccati. L’attenzione al suono del pianoforte ci svela l’intimità più bella e profonda del Maestro“.
Non solo Rossini.
Ci sono molte influenze. C’è dentro Chopin, assolutamente Liszt, ma anche Mendelssohn, persino  Schubert e Brahms.  E in proiezione futura anche Satie. Il Rossini pianistico è una produzione interessante che affonda nel classicismo. Sappiamo che Rossini amava Bach e lo suonava al pianoforte. E suonava anche Clementi. Però, il suo pianoforte è proiettato nel futuro, nelle sonorità romantiche, tardo romantiche, anticipando il Novecento“.
Marangoni ricorda  ciò che diceva Rossini: “Ho lavorato tanto per divertire il mondo intero, ora è tempo che mi diverta io”. Sicuramente si divertì a scrivere i Péchés de vieillesse. Non solo divertimento, però, anche tante idee innovative. Sono  brani, divisi in 14 volumi, che possiamo collocare tra il 1857 e il 1868, anno della morte. Registrando l’integrale dei Péchés de vieillesse, ho trovato un’altra ventina di brani che possono essere ricondotti al periodo dei Peccati di vecchiaia.
Marangoni spiega la scelta del programma proposto.
Secondo me contiene alcuni tra i più belli e creativi pezzi pianistici rossiniani. Il primo brano ha un titolo che ci fa sobbalzare, sorridere: Prélude Inoffensif“, che è il quinto brano del Volume VII – Album de chaumière. Un brano con bellissimo tema, in Do maggiore, un po’ alla Chopin, con passaggi di virtuosismo alla Liszt, e un finale ironico, toccando, a sorpresa, l’ultimo Do della tastiera che Rossini amava esplorare nella sua interezza, sfruttandone tutte le possibilità timbriche e dinamiche“.
I programma completo: dal Volume VII:
5. Prélude inoffensif; 3. Petite polka chinoise
Dal Volume VI, Album pour les enfants dégourdis
7. Une caresse à ma femmeThême et variations (inedito); 8. BarcaroleUn rien (inedito, prima esecuzione moderna).
Dal Volume VIII, Album de château
9. Tarantelle pur sang (avec traversée de la procession)
Da Volume VI, Album pour les enfants dégourdis
9. Un petit train de plaisir comico-imitatif
Se non avete visto il concerto, sabato sera, avete tempo fino alle ore 20,30 di lunedì 16 novembre per vederlo: il video è ancora disponibile su Facebook e YouTube (https://bit.ly/32O5FQX).
Alessandro Marangoni ha inciso l’integrale completa dei Péchés de vieillesse, riscoprendo numerosi inediti. La produzione gli è valsa il Premio Abbiati 2019.

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