di Redazione
26 ottobre 2020
PESARO – Dall’inizio della pandemia la Uisp è sempre stata sul crinale tra responsabilità verso il bene primario della salute di tutti e il dovere di rappresentanza.
Oggi ci sentiamo di dire NO, NON CI STIAMO alle incongruenze che emergono rispetto ai diversi comparti che interessano le nuove misure del DPCM. Non può essere sempre lo sport a pagare le conseguenze pesanti delle scelte.
“Tanti dubbi, tanta approssimazione, senso di offesa, amarezza. Impossibile restare muti davanti a questa chiusura generalizzata, specialmente in virtù del fatto che, dati alla mano, nessuna Associazione è risultata carente nelle regole di igienizzazione dai controlli effettuati – alza la voce il presidente del Comitato UISP Pesaro Urbino Simone Ricciatti – Allo sport è stato chiesto molto, le Associazioni si sono fatte carico di spese non indifferenti, hanno seguito protocolli rigidissimi, sono state oggetto di verifiche severe ed ora, dopo gli sforzi fatti, sono obbligate ancora una volta a chiudere i battenti. Diciamolo molto chiaramente: lo sport non è disimpegno, di certo non è né secondario né tantomeno marginale. Salute, integrazione, socializzazione, lavoro, economia non possono essere considerate cose sacrificabili. Ci siamo adeguati, ora pretendiamo risposte per il mondo sportivo di base, che senza alcun dubbio ha una valenza trasversale nelle politiche pubbliche a partire da quelle per la salute, ma è altrettanto economia sociale, opportunità di lavoro, con pari dignità rispetto alle altre realtà produttive del paese. Gli investimenti che il nostro mondo ha fatto per garantire la sicurezza e la salute dei praticanti e dei cittadini non possono non essere presi in considerazione.”
Lo sport di base è davvero in ginocchio, non ce lo possiamo più permettere.
Chiediamo fin da subito interventi consistenti sul piano delle risorse da allocare, che possano ristorare tutto il comparto sportivo, che riconoscano gli indennizzi a tutti quei lavoratori dello sport che, al pari di tutti gli altri, sostengono le proprie famiglie, i propri figli.
NON ACCETTIAMO E NON ACCETTEREMO DI ESSERE CONSIDERATI MARGINALI.
Lo sport è parte del progetto di vita di ogni persona, deve avere pari condizioni come per tutte le altre categorie. Occorrono scelte per il futuro , quelle scelte che il nostro Paese non ha mai fatto, politiche di investimento per dare allo sport pari dignità e per costruire una cultura dello sport come tempo fondamentale. Il Governo deve risponda ed intervenga su questo.
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