di Redazione
20 ottobre 2020
PESARO – L’Archivio di Stato di Pesaro fino al 14 novembre ospita la mostra di Mario Vespasiani “Ritratti: sguardi e anime” un progetto dedicato ai grandi personaggi del mondo della cultura scomparsi in questi mesi, tredici acquerelli su carta dal grande valore simbolico e umano, che confermano la sua abilità di ritrattista e un’enfasi coloristica che sottolinea un’evidente profondità di pensiero.
Ritratti inediti che sembrano sdoppiarsi, apparendo prima frontalmente con gli sguardi rivolti allo spettatore e poi rovesciati, senza gli occhi a significare la nostra incapacità di percezione delle anime, di scorgere un mondo parallelo. Le stesse cornici non solo racchiudono i lavori, ma esaltano l’effetto speculare e fluttuante di ciascuna opera, avendo al loro interno un rivestimento di specchi.
All’arte il compito di tenere viva la memoria di chi ha lasciato tracce nobili nel territorio della cultura, di non dimenticare il bene e gli insegnamenti ricevuti in dono che persistono oltre la vita. L’arte colta Vespasiani che negli anni si è distinta per la varietà dei temi e per l’alto livello di ricerca trova nell’Archivio di Stato di Pesaro la sede ideale dove essere ammirata. Una pittura preziosa e ricca di riferimenti per un luogo di studio e conoscenza.
Nell’installazione si nota il dialogo dei ritratti con i documenti presenti in archivio e il continuo rimando di riflessi, di significati tende a mettere in risalto il valore della memoria e della visione che non si ferma, ma che invita ad essere rielaborata e proiettata in avanti.
Scrive Cecilia Casadei curatrice della mostra: Afferma l’artista “Vivo dove voglio vivere, dove il cielo gioca a fare l’arcobaleno e la luna sembra gocciolare nell’Adriatico, laddove riesco ad essere in sintonia con il cuore del mondo”. Mario Vespasiani da Ripatransone, provincia di Ascoli Piceno, un artista a tutto tondo: pittura, fotografia, scultura, scrittura. Tecniche diverse, con ognuna si muove agilmente, per diversi linguaggi e una sola dimensione: quella dell’Arte. Una vocazione, una missione, come sarà lui stesso a dire, per dare un volto alle emozioni, per raccontare il mondo. Per indagare il tempo presente, per accogliere la spiritualità in quello che ci sta intorno, per raccontare se stesso. Per riflettere sul senso e il compito dell’arte. Per rendere partecipi gli altri del suo sentire. “Il ritratto, la natura morta, il sacro, il paesaggio, gli animali, tematiche diverse riconducibili ad un solo grande cosmo. Volti, fiori, animali fanno parte di un unico spettacolo animato da una tensione verso il sublime, il meraviglioso, l’infinito”, il suo pensiero. Vespasiani acuto osservatore della natura, dell’agire scellerato degli uomini irrispettosi della terra che abitiamo, sente forte l’appartenenza all’Anima del mondo, attento alle grandi lezioni della storia dell’arte, all’influenza che il passato ha sul presente, alle rivoluzioni culturali, a quelle della tecnica, ai cambiamenti sociali. Sempre con l’intento di scoprire l’universo sconosciuto che ci appartiene. Non poteva non farsi interprete del contingente, in un tempo in cui un virus ha cambiato la storia di tutti noi e del mondo, in un tempo in cui l’arte è, troppo spesso, solo provocazione, frutto del sistema di un mercato. Eccolo dipingere con la tecnica dell’acquerello tredici ritratti di personaggi dell’arte, della cultura, del teatro, della letteratura scomparsi nel 2020, quando il Covid 19 ha falciato vita su vita. A rimanere sono le cose, le opere che ci parlano del passaggio degli uomini sulla terra. Ci sono le testimonianze dell’arte, della creatività. Una celebre poesia di Evgenij Evtusenko recita: quando un uomo muore …non sono uomini che muoiono ma mondi …rimangono certo i libri, i ponti, le macchine, le tele dei pittori….molto è destinato a restare.
I ritratti sono di Philippe Daverio, Ezio Bosso, Ennio Morricone, Franco Maria Ricci, Germano Celant, Christo, Luis Sepulveda, Roberto Gervaso, Valeriano Trubbiani, Franca Valeri, Alberto Arbasino, Emanuele Severino, Sergio Zavoli. Tredici acquerelli che confermano l’enfasi coloristica e l’abilità ritrattista di un autore che sposa l’arte come una religione attraverso una forte spiritualità e profondità di pensiero. Sono ritratti che Vespasiani ha dipinto prima realisticamente con occhi che ci guardano, e poi, specularmente, eliminando gli occhi: noi non possiamo più vedere i volti dei personaggi per la nostra incapacità di vedere le anime, mentre loro continuano a guardarci. Arte per il desiderio di gettare un ponte fra il cielo e la terra, testimoniare il visibile e l’invisibile, tenere viva la memoria di chi ha vissuto d’arte e di cultura nelle sue più alte espressioni, ha lasciato sulla terra tracce nobili della sua esistenza. Arte alla ricerca di una Bellezza durevole, ritratti per raggiungere la dimensione dell’eternità. Sguardi profondi, occhi che restituiscono l’energia dei protagonisti, sfumature di calde cromie che di energia si nutrono e che energia riflettono, volti che si illuminano per squarciare l’ombra del trapasso. Inno alla vita, omaggio a chi abiterà in un’altra dimensione. “Amo l’albero che svetta sulla roccia incurante delle intemperie, la cultura dell’impegno, il pioniere che cerca nuovi territori, il fuoriclasse che trova il capolavoro nel fallimento, il gatto che vede nel buio, la cura con cui una madre prepara i pasti, il ritorno delle rondini, il cuore di Mara”. Mario Vespasiani è con noi.
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