di Redazione
20 ottobre 2020
PESARO – Sabato 24 ottobre alle ore 18 si inaugura, negli spazi del Conventino di Monteciccardo, LIMEN – Una terra chiamata orizzonte. La mostra rappresenta il terzo appuntamento del Festival internazionale Sponde ed è promossa dall’Associazione AnimaFemina con il contributo della Regione Marche, il patrocinio del Comune di Pesaro e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e all’Ambiente del Comune di Pesaro.
Sponde nasce da un’idea dell’Associazione AnimaFemina e trae origine dal continuo dialogo artistico tra le due coste dell’Adriatico. È un progetto biennale (2019-2020) tra Italia e Balcani: è proprio qui che scorre la grande storia del Novecento e da qui il secolo nuovo riparte per ridefinire l’Europa (le nuove rotte della migrazione). L’arte e i luoghi ne raccontano la nostra residenza sulla Terra. Ecco la scelta di aprirsi alla lentezza, alla poesia, ai piccoli borghi e ai luoghi dell’anima di questa provincia: il Castello di Mombaroccio, il Conventino di Monteciccardo, la Fonte dei poeti di Sant’Angelo in Lizzola, il Teatro di San Costanzo e tanti altri. Tra gli autori scelti, tutti di livello internazionale: Franca Mancinelli, Gëzim Hajdari, Giulia Bellucci, Davide Nota, Natasha Sardzoska, Aleš Šteger e Massimo Zamboni.
LIMEN – Una terra chiamata orizzonte, curata da Milena Becci, si lega alle tematiche del Festival dipanandosi tra fotografia e poesia, attivando uno stretto legame con la penisola balcanica. Quattro gli artisti in mostra –Maŝa Bajc, Alessandro Giampaoli, Ana Opalić e Luca Piovaccari – le cui opere entreranno in relazione con quattro componimenti poetici di Davide Nota, Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger. Le due arti permettono l’incontro tra due orizzonti, l’uno visto dal litorale marchigiano e l’altro scorto dai Balcani, per unire due terre. LIMEN è confine ma anche dimora, non è limite ma accoglienza. I quattro fotografi presenteranno lavori estremamente diversi tra loro, per tecniche e concezione, sottolineando le possibilità della demarcazione nel divenire ospitalità, in un periodo storico che necessita di qualcuno che dia rilievo a questa tematica. Lo spazio è simbolico, annullato, interiore nella sofferenza o naturale. Tutto fa convergere l’io nell’altro senza divisioni.
Maŝa Bajc registra, a prima vista, soggetti e paesaggi facilmente identificabili, quali i boschi incendiati della serie After Silence, presente in mostra, che divengono simbolo di un’esperienza sensoriale che va al di là dell’ordinarietà dell’ambientazione. Le sue immagini collegano il mondo esteriore a quello interiore, come essa stessa dichiara, in cui si sintonizza per presentare momenti che portano consapevolezza a come ci relazioniamo con il mondo che ci circonda.
Alessandro Giampaoli presenta, all’interno della sala del Conventino che lo ospita, l’unica installazione site-specific della mostra. Realizzata appositamente per LIMEN, porta con sé forti simbologie che si collegano all’idea di limite tra umano e divino, a come l’uno converga nell’altro e viceversa, e al concetto di accoglienza. La fotografia sarà anch’essa naturalmente protagonista e saranno presenti due lavori della serie del 2010 Deiwo in cui la luce, abbagliante, unifica la totalità dello spazio, cancellando quasi completamente la percezione della corporeità e dei confini.
La serie Home di Ana Opalić rappresenta la parte più intimista della mostra. Interni domestici, oggetti logori e apparentemente insignificanti, diventano simbolo del destino di qualcuno. Viaggiando per la Croazia e raccogliendo video testimonianze, tra il 2010 e il 2013, per un progetto avviato da Documenta Zagabria, è entrata in contatto diretto con le tragiche storie di chi ha vissuto la guerra. Queste persone le hanno aperto le porte delle loro case che, da spazio sicuro e luogo di appartenenza, son divenute luoghi di sofferenza e spesso morte.
Paesaggi sloveni, strade e centri abitati, sono invece i soggetti principali delle opere di Luca Piovaccari, dalla recente serie dal titolo Oltre, a est. Scatti realizzati tra Lubiana e Zagabria con la consueta tecnica utilizzata dall’artista, la fotografia su pellicole sovrapposte, svelano un’atmosfera che trasforma il margine in centralità. Gli acetati trasparenti esaltano un ambiente in bianco e nero che non gli appartiene, non è sua dimora, ma che lo ha accolto e che vuole esaltare scovandone gli angoli più bui.
Le opere dei quattro artisti si scorgeranno accompagnate dall’audio delle letture delle poesie di Davide Nota,Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger nelle due lingue, in un binomio che accompagna soavemente lo spettatore nelle bellissime sale del Conventino, un vero e proprio luogo dell’anima.
In occasione del finissage è prevista la presentazione del catalogo realizzato da NFC edizioni.
La mostra sarà visitabile, gratuitamente, dal giovedì alla domenica, dalle 16 alle 20.
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