Al Conventino di Monteciccardo la mostra Limen – Una terra chiamata orizzonte

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20 ottobre 2020

Alessandro Giampaoli, Deiwo V, 2009, stampa a pigmenti su carta cotone

Alessandro Giampaoli, Deiwo V, 2009, stampa a pigmenti su carta cotone

PESARO – Sabato 24 ottobre alle ore 18 si inaugura, negli spazi del Conventino di Monteciccardo, LIMEN – Una terra chiamata orizzonte. La mostra rappresenta il terzo appuntamento del Festival internazionale Sponde ed è promossa dall’Associazione AnimaFemina con il contributo della Regione Marche, il patrocinio del Comune di Pesaro e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e all’Ambiente del Comune di Pesaro.

 Sponde nasce da un’idea dell’Associazione AnimaFemina e trae origine dal continuo dialogo artistico tra le due coste dell’Adriatico. È un progetto biennale (2019-2020) tra Italia e Balcani: è proprio qui che scorre la grande storia del Novecento e da qui il secolo nuovo riparte per ridefinire l’Europa (le nuove rotte della migrazione). L’arte e i luoghi ne raccontano la nostra residenza sulla Terra. Ecco la scelta di aprirsi alla lentezza, alla poesia, ai piccoli borghi e ai luoghi dell’anima di questa provincia: il Castello di Mombaroccio, il Conventino di Monteciccardo, la Fonte dei poeti di Sant’Angelo in Lizzola, il Teatro di San Costanzo e tanti altri. Tra gli autori scelti, tutti di livello internazionale: Franca Mancinelli, Gëzim Hajdari, Giulia Bellucci, Davide Nota, Natasha Sardzoska, Aleš Šteger e Massimo Zamboni.

Ana Opalic, Home, 2010-2013, fotografia

Ana Opalic, Home, 2010-2013, fotografia

LIMEN – Una terra chiamata orizzonte, curata da Milena Becci, si lega alle tematiche del Festival dipanandosi tra fotografia e poesia, attivando uno stretto legame con la penisola balcanica. Quattro gli artisti in mostra –Maŝa Bajc, Alessandro Giampaoli, Ana Opalić e Luca Piovaccari – le cui opere entreranno in relazione con quattro componimenti poetici di Davide Nota, Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger. Le due arti permettono l’incontro tra due orizzonti, l’uno visto dal litorale marchigiano e l’altro scorto dai Balcani, per unire due terre. LIMEN è confine ma anche dimora, non è limite ma accoglienza. I quattro fotografi presenteranno lavori estremamente diversi tra loro, per tecniche e concezione, sottolineando le possibilità della demarcazione nel divenire ospitalità, in un periodo storico che necessita di qualcuno che dia rilievo a questa tematica. Lo spazio è simbolico, annullato, interiore nella sofferenza o naturale. Tutto fa convergere l’io nell’altro senza divisioni.

 Maŝa Bajc registra, a prima vista, soggetti e paesaggi facilmente identificabili, quali i boschi incendiati della serie After Silence, presente in mostra, che divengono simbolo di un’esperienza sensoriale che va al di là dell’ordinarietà dell’ambientazione. Le sue immagini collegano il mondo esteriore a quello interiore, come essa stessa dichiara, in cui si sintonizza per presentare momenti che portano consapevolezza a come ci relazioniamo con il mondo che ci circonda.

Luca Piovaccari, Oltre, a est, 2018-2020, fotografia su pellicola

Luca Piovaccari, Oltre, a est, 2018-2020, fotografia su pellicola

Alessandro Giampaoli presenta, all’interno della sala del Conventino che lo ospita, l’unica installazione site-specific della mostra. Realizzata appositamente per LIMEN, porta con sé forti simbologie che si collegano all’idea di limite tra umano e divino, a come l’uno converga nell’altro e viceversa, e al concetto di accoglienza. La fotografia sarà anch’essa naturalmente protagonista e saranno presenti due lavori della serie del 2010 Deiwo in cui la luce, abbagliante, unifica la totalità dello spazio, cancellando quasi completamente la percezione della corporeità e dei confini.

La serie Home di Ana Opalić rappresenta la parte più intimista della mostra. Interni domestici, oggetti logori e apparentemente insignificanti, diventano simbolo del destino di qualcuno. Viaggiando per la Croazia e raccogliendo video testimonianze, tra il 2010 e il 2013, per un progetto avviato da Documenta Zagabria, è entrata in contatto diretto con le tragiche storie di chi ha vissuto la guerra. Queste persone le hanno aperto le porte delle loro case che, da spazio sicuro e luogo di appartenenza, son divenute luoghi di sofferenza e spesso morte.

Paesaggi sloveni, strade e centri abitati, sono invece i soggetti principali delle opere di Luca Piovaccari, dalla recente serie dal titolo Oltre, a est. Scatti realizzati tra Lubiana e Zagabria con la consueta tecnica utilizzata dall’artista, la fotografia su pellicole sovrapposte, svelano un’atmosfera che trasforma il margine in centralità. Gli acetati trasparenti esaltano un ambiente in bianco e nero che non gli appartiene, non è sua dimora, ma che lo ha accolto e che vuole esaltare scovandone gli angoli più bui.

Masa Bajc, Cherry Blossom, 2014, fotografia

Masa Bajc, Cherry Blossom, 2014, fotografia

Le opere dei quattro artisti si scorgeranno accompagnate dall’audio delle letture delle poesie di Davide Nota,Stefano Sanchini, Natasha Sardzoska e Aleš Šteger  nelle due lingue, in un binomio che accompagna soavemente lo spettatore nelle bellissime sale del Conventino, un vero e proprio luogo dell’anima.

In occasione del finissage è prevista la presentazione del catalogo realizzato da NFC edizioni.

La mostra sarà visitabile, gratuitamente, dal giovedì alla domenica, dalle 16 alle 20.

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