Coronavirus: medico accusa “le persone senza alcuna coscienza collettiva”

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9 ottobre 2020

PESARO – I numeri dei contagiati da Covid19 si fanno preoccupanti, anche per colpa dei nostri comportamenti quotidiani.
ilfattoquotidiano.it, citando un’intervista al Corriere della Sera del direttore scientifico dell’istituto Lazzaro Spallanzani e componente del Comitato tecnico-scientifico del governo, ha pubblicato una risposta di Giuseppe Ippolito sul mancato rispetto delle regole da parte di  qualcuno, per fortuna una minoranza.
Sono persone che non hanno alcuna coscienza collettiva e ritengono sì utili le regole, ma solo per gli altri così loro possono farne a meno”.
Abbiamo pensato a queste parole osservando il comportamento di alcune persone all’interno dei centri commerciali, ma anche all’aperto. E ci è venuto in mente che, per colpa di simili comportamenti, i palasport, i teatri, i cinema, ma anche ristoranti, bar e altre attività che rischiano di essere obbligati a ospitare poche persone.
Da innamorati dello sport – in particolare del basket maschile e del volley femminile – e della musica lirica, crediamo che al primo posto – in un’ipotetica scala di valori – debbano esserci, in ordine alfabetico, lavoro, salute e scuola, poi, sempre in ordine alfabetico, l’arte, il cinema, la musica, lo sport e il teatro.
Quando scriviamo sport, intendiamo in particolare quello praticato, con la giusta attenzione a quello professionistico.

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La maggioranza paga le colpe degli sconsiderati
Ribadiamo, però, che ci sembra assurdo che la maggioranza che si comporta correttamente debba pagare le colpe di una minoranza scriteriata. Palasport, stadi e teatri con pochi spettatori, ma folla nei centri commerciali, con molti che non rispettano le regole, malgrado i continui appelli del personale, talvolta insultato da chi viene ripreso e invitato a osservare le norme per evitare possibili contagi.
Ai trasgressori, multe meno esose, ma puntuali
L’ultimo DPCM ribadisce multe da 400 a 1.000 euro per i trasgressori. Chiediamo: quanti controlli avete fatto nei centri commerciali, nei negozi, ma anche all’aperto, dove molti, troppi, abbassano la mascherina, talvolta addirittura non la mettono, magari perché devono telefonare? Quante multe sono state comminate a chi ritiene che il diritto a telefonare conti più della tutela della salute?
Non sarebbero più efficaci multe di importi più limitati,   per esempio da 50 a 150 euro, ma puntuali?
Siamo il paese dove è “rigorosamente vietato”, ma ogni trasgressione è tollerata. In altri paesi, senza dubbio migliori del nostro, è solo “vietato”, ma chi sbaglia paga.
Una sera, a cena lungo il Cammino di Santiago, un australiano ci ha chiesto: “È vero che in Italia venite avvertiti preventivamente della presenza degli autovelox?”. Alla mia risposta affermativa, ha sghignazzato: “Ah ah ah, mi piacerebbe vivere in Italia. In Australia abbiamo, come da voi, i limiti di velocità, ma nessuno ci avverte dell’autovelox. Lo impariamo, a nostre spese, quando la polizia ci ferma o ci arriva la multa”.
Ecco, se l’Italia imparasse a fare rispettare le norme, si vivrebbe tutti meglio. Dubitiamo sia possibile, visto decenni di trasgressioni tollerate, ma ora siamo di fronte a una situazione che non conoscevamo e richiede il contributo di tutti noi, anche di chi è convinto che il virus sia una normale influenza.
Acquaroli e Immuni, una frase da bar
In questo contesto, ci ha colpito – negativamente – la dichiarazione del nuovo governatore delle Marche, Acquaroli, che ha detto no all’utilizzo dell’app Immuni, perché la scaricano pochi.  Ci sembra eccessivo che se uno che non ha un “telefono intelligente” debba spendere tanti soldi per comprarne uno, ed è  vero che è praticamente impossibile che tutti scarichino Immuni. Però, Acquaroli è presidente delle Marche, non del circolo di vattelapesca. Una frase così potrebbe averla pronunciata ognuno di noi al bar o parlando tra amici, ma stona maledettamente in bocca a un rappresentante delle istituzioni. Soprattutto del presidente delle Marche che ha esordito, con merito, imponendo l’obbligatorietà della mascherina anche all’aperto se in presenza d’assembramenti.
Assembramenti pazzeschi alle fermate dei bus
Assembramenti che sono la normalità all’uscita da scuola, quando gli studenti aspettano il bus. La scena vista oggi, alle ore 13,50, nella fermata sulla statale Adriatica, poco dopo il bivio con Via Sotto la Rocchetta: decine di giovanissimi, molti senza mascherina, incollati uno all’altro. E il tempo era bellissimo. Immaginate cosa accadrà quando ci sarò maltempo, pioverà e farà freddo. Crediamo che la situazione non sia diversa in altre fermate delle linee urbane ed extraurbane.
Però, per colpa di chi non rispetta gli altri e neppure se stesso a pagare saranno lo sport, la musica, il teatro, il cinema, ma anche i ristoranti, i bar e gli esercizi pubblici, soprattutto quelli che, invece, sono scrupolosi nell’applicazione delle norme anti Covid19.
Nota finale: abbiamo omesso volutamente di pubblicare il volto delle signore con la mascherina calata sotto il mento pur essendo al chiuso, in un centro commerciale. Ci auguriamo si riconoscano e riflettano sul comportamento, peraltro passibile di multa.

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