Finale di champions: il nuovo contributo di Michele Alexis

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8 settembre 2020

CoppaPESARO – Ho fatto un sogno. Entro in campo per disputare la finale della Champions League. Ma guardandomi intorno mi accorgo che abbiamo tutti una maglia diversa. Pochi con i miei stessi colori, simile, ma non uguale. Altri sì, proprio diversa…

E adesso con chi cazzo sto?!?

Tutti a riscaldarsi, chi corre, chi palleggia, chi fa stretching. Mi avvicino alla linea laterale e incontro un sacramento di uno e novanta. “Tu che ruolo giochi?” gli chiedo.

“Stopper” mi risponde. Grande! Lui stopper e io mediano, come ai vecchi tempi, come Furino, alla Oriali, quello del mondiale ‘82. “Giochiamo insieme?” Gli chiedo. “Certo” mi risponde, saltella un po’, tre-quattro roteazioni veloci delle braccia e un gran sputo verde, preceduto da tanto di raspone risucchioso. Bleah!!! Che schifo! No il suracchione no. Non giocherò mai con questo maiale. Mi allontano e vado verso la porta dove un fighetto con la faccia da culo parla di zona, 4-3-3, possesso palla, calciospettacolo. A faccia da culo gli rinfaccio la vecchia cara difesa a tre, il catenaccio all’italiana e il sempre verde “vince chi subisce meno gol”. Non che lo creda veramente, ma pur di dar contro a faccia da culo avrei esaltato anche Ventura. Ci guardiamo, andiamo verso il centrocampo, io faccio il pugno, lui fa il pugno, io dico “pari”, lui dice “dispari”… Bim, Bum, Bam, 4, vinco io, comincio a scegliere un compagno di squadra, così, a caso, lui sceglie, anche lui a caso. Ci alterniamo finché non abbiamo messo insieme 11 giocatori ognuno. Tutti con maglie diverse, ma chi sono questi? Boh! Riusciremo mai a essere una squadra? Boh! L’importante è che la partita inizi, che si giochi. Che la finale di Champions abbia inizio… e che vinca il peggiore!

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