ROF, si parte e Chiara Tirotta (Marchesa Melibea) ci racconta Il viaggio a Reims

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11 agosto 2020

Chiara Tirotta durante le prove de Il viaggio a Reims in scena mercoledì 12 e sabato 15 (Foto Amati Bacciardi)

Chiara Tirotta durante le prove de Il viaggio a Reims in scena mercoledì 12 e sabato 15 (Foto Amati Bacciardi)

PESARO – “Partir, oh ciel! desio“, canta la Contessa di Folleville. Lo cantano anche molti di noi pensando a un’estate senza vacanze, viaggi, tra oggettive difficoltè economiche e timori su possibili contagi da Covid-19.

Per fortuna, a farci partire ci pensa il Rossini Opera festival, che domani (e sabato) invita a viaggiare. Si va a Reims, con un cast vocale di assoluto valore, con giovani cantanti che hanno conquistato già il pubblico del ROF.
Mercoledì sera, in Piazza del Popolo, va in scena la prima rappresentazione de Il viaggio a Reims.
Fra le protagoniste, Chiara Tirotta, affascinante Marchesa Melibea, come si dimostrò nell’edizione precedente, l’anno scorso.
Sorpresa quando il ROF l’ha contattata per proporle di tornare a Pesaro e di fare parte della “vetrina per nuove generazioni di virtuosi di belcanto”?
“Io sono molto contenta che il ROF abbia deciso di non saltare l’edizione 2020 e soprattutto di questa chiamata, inaspettata. Abitualmente Il viaggio a Reims viene eseguito dagli allievi dell’Accademia; invece quest’anno è affidato agli ex allievi e io sono felice di farne parte”.
Il ROF post Covid-19 è un’eccellente vetrina di tante e belle voci nate con l’Accademia, da Carlo Lepore che viene dall’edizione del 1993 a voi del 2019. Una bellissima idea che ha aiutato il Festival ad ovviare a tanti problemi.
“Più o meno abbiamo tutti la stessa età e, non solo per questo, stiamo molto bene insieme. È un piacere fare parte del gruppo creato dal maestro Palacio”.
Come siete riusciti a lavorare bene pure con tutte le limitazioni poste dal Coronavirus?
“Oggettivamente è una situazione difficile. Il viaggio ti porta ad avere continui contatti sia fisici sia mentali con il partner sul palcoscenico. Contatti necessari per creare la giusta atmosfera. Pertanto non risulta agevole fare il duetto con il Conte di Libenskof senza un abbraccio, un bacio,  un contatto. Ci siamo riusciti perché con Pietro Adaini (tenore catanese alla seconda presenza al ROF; ndr) cerchiamo di creare una sorta di abbraccio platonico. Devo dire che con lui mi trovo molto bene sul palcoscenico”.
Cantare all’aperto, nel grande palcoscenico allestito in piazza, più uno stimolo o un ostacolo?
“Uno stimolo perché ti porta a essere semplice per la presenza dei microfoni panoramici. Un ostacolo perché bisogna rispettare certe regole, a incominciare dal distanziamento per evitare di appiccicarci l’uno con l’altro. Inoltre dobbiamo stare attenti ai microfoni: non possiamo girarci perché rischierebbero di perdere la nostra voce. Per un cantante lirico è un ostacolo difficile da superare. Ci riusciamo solo prestando la massima attenzione”.
Durante le prove vi è capitato di dimenticare queste regole?
“All’inizio, sì, pure se invitati continuamente a rispettare le distanze di sicurezza. Sia tra colleghi sia con le maestranze. Però sappiamo che queste sono le regole, sono giuste e noi le osserviamo”.
Il sovrintendente Palacio ha dichiarato che l’unico timore è la pioggia, il maltempo, contro cui si può fare ben poco. Fortunatamente, le previsioni meteo fino al 19 agosto, ultima serata all’aperto del ROF, sembrano favorevoli.
“È il nostro augurio, visto che abbiamo i due appuntamenti del 12 e del 15 e ci teniamo molto ad andare in scena”.
Cosa le piace di Pesaro e del ROF?
“Prima di tutto il clima familiare che ti fa stare come a casa, con la tua famiglia. È proprio così: con Rossini mi sento a casa. Qui si respira una bella atmosfera. Pesaro è una bella città che trasmette tranquillità, serenità. E c’è il mare…”.
Leggendo la sua scheda  nel libretto degli artisti del ROF 2020, quando ha fatto domanda di partecipazione all’Accademia, Rossini era già nelle sue corde.
“Ho trent’anni, sono un mezzosoprano: ho iniziato con Mozart e Rossini, compositori che insegnano a cantare. Sì, Rossini è nelle mie corde e la scelta di venire a Pesaro per studiare all’Accademia era mirata. Ho presentato domanda due volte. La prima volta venni presa, ma dovetti rinunciare perché impegnata in un altro teatro, sempre con Rossini. Ringrazio il maestro Palacio per avermi accolta anche alla seconda occasione”.
Il suo personaggio preferito nelle opere di Rossini, che magari vorrebbe fare a Pesaro?
“Mi piacerebbe tanto cantare Cenerentola. Farla al ROF sarebbe un sogno, una favola che diventa realtà.  Mi piacciono molto anche Rosina nel Barbiere e Isabella nell’Italiana in Algeri. Più avanti nel tempo spero di potere cantare il Rossini serio”.
Il pubblico del ROF avrà la possibilità di applaudirla anche in futuro?
“Per fortuna, sì. Tornerò l’estate prossima. Inoltre, nel gennaio 2021 andrò a Budapest per il Tancredi prodotto dal ROF”.

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