Paolo Sassanelli ne “La leggenda Paganini” inaugura l’edizione 2018 di Fossombrone Teatro Festival

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12 luglio 2018

Paolo Sassanelli

Paolo Sassanelli

FOSSOMBRONE – “Solo due volte ho pianto in vita mia: quando un tacchino infarcito di tartufi mi cadde accidentalmente nell’acqua e quando sentii suonare Paganini”. La frase è attribuita a Gioachino Rossini e descrive, forse più di ogni altra, la grandezza di un musicista straordinario, rispettato dai colleghi e amato dal pubblico, e non solo quello di inizio Ottocento.

Paolo Sassanelli sarà la voce recitante de “La leggenda Paganini”, che domani sera (alle ore 21.30), all’interno dell’esedra di Piazza Mazzini, inaugura l’edizione 2018 del Fossombrone Teatro Festival.

Il monologo racconta al pubblico il musicista genovese, attraverso un format che alterna la voce di Sassanelli, che ha curato il testo con Bianca Melasecchi e Filippo Michelangeli, alle prodezze musicali di due virtuosi di prim’ordine, il violinista Davide Alogna e il chitarrista Giulio Tampalini. “Perché suonare Paganini non è cosa da tutti – spiega Michelangeli -: ci vogliono mani d’acciaio e anni di studio”.

Lo spettacolo è in un tempo unico, per non interrompere mai la tensione dell’evento, e prevede l’esecuzione dei grandi capolavori del compositore genovese, i Capricci per violino solo, la Sonata Concertata per violino e chitarra, Ghiribizzi e le Variazioni sul Carnevale di Venezia per chitarra, il celebre Cantabile in Re maggiore, la prima Sonata per violino e chitarra dal “Centone” e il guizzo inconfondibile della “Campanella”, tratta dal terzo tempo del Concerto n. 2 per violino e orchestra.

Talentuoso, precoce, prodigioso, virtuoso, straordinario: per Paolo Sassanelli, Paganini è una vera e propria pop star. “Abbiamo scelto di divertirci e divertire il pubblico – anticipa Sassanelli -, rispettando la figura del musicista e giocando in tre sul palco”. Il pubblico prima di tutto ascolterà la musica, “eseguita da due formidabili solisti”, e nella narrazione ci saranno piccole scoperte e sorprese che mostreranno aspetti ancora sconosciuti di questo genio, estroverso come violinista, intimista quando usa la chitarra: “Paganini chitarrista è stata per me una piacevolissima sorpresa – racconta l’attore – e ora mi piace ascoltare molto le sue esecuzioni per chitarra”.

Quello che ci rimane fisicamente di Niccolò Paganini è il “Cannone”, il suo violino, realizzato dal cremonese Giuseppe Guarneri “del Gesù” e conservato nel Palazzo Municipale di Genova, straordinario strumento della manifattura italiana; così come sono straordinarie la sua musica (“La voce di un angelo”, per Schubert) e la sua vita, una vera e propria leggenda avvolta nel mistero.

 

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