I pesaresi e la pizza, consumo in crescita costante ma mancano i pizzaioli

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1 giugno 2018

pizzaioloPESARO – Pizza al piatto? Sono Margherita, Capricciosa, Rossini, Quattro stagioni, Napoli e Vegetariana le più gettonate dai pesaresi. Quanto al consumo (sia al piatto che al taglio) i dati confermano che la pizza è in crescita costante. Eppure mancano i pizzaioli; meglio non ce ne sono quanti ne servirebbero. Di questi giorni la notizia che molte attività sono alla ricerca di pizzaioli professionisti. Per questo la CNA organizza da tempo corsi per diventare pizzaiolo. Il prossimo è in partenza nei prossimi giorni (info 348-7009516 0721-426122). Ma veniamo ai dati. Tra il 2015 e quest’anno le imprese con attività di pizzeria in tutta la provincia sono cresciute da 750 a 810 (dati aggiornati a marzo scorso). Disaggregando questo risultato emerge che le attività con somministrazione sono oltre il 60% (ristoranti-pizzeria e bar-pizzeria), senza somministrazione il 25%(rosticcerie-pizzeria; pizzerie da asporto e gastronomia-pizzeria), infine il 15% le panetterie che offrono tra i loro prodotti anche la pizza.

A livello regionale, è la Campania a farla da padrona in termini assoluti, con il 16% delle attività di ristorazione costituite da pizzerie. In provincia di Pesaro e Urbino il dato assoluto si attesta attorno ad un 10-11%.

Mentre diventava “cibo globale”, la pizza è cresciuta anche nell’immaginario. Con il tempo si è fatta strada la consapevolezza che dietro la pizza ci siano storia, tradizione, cultura.

E che il suo successo attinga tanto a materie prime di altissima qualità quanto, forse soprattutto, al fattore umano: la capacità artigianale del pizzaiolo. Un’arte non a caso riconosciuta “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. Una consapevolezza che, prima di diventare comune all’estero, era stata assimilata in Italia. Nel nostro Paese fino a non molti anni fa esisteva una spaccatura: da una parte la ristorazione, dall’altra la pizza. Ora la pizza non è più un piatto da poveri: a tavola si è conquistata un ruolo da protagonista.

La quasi totalità delle pizze tonde “da piatto” costa tra 5 e 10-12 euro.

Per la precisione, il 55% tra cinque e sette euro. E il 37% tra sette e dieci euro. Sotto i cinque euro costa il 4%delle pizze. E lo stesso 4% vale la fetta di mercato delle pizze oltre i dieci euro. A rimanere la preferita da oltre tre quarti dei consumatori, il 78,8% per essere precisi, è la pizza tradizionale: marinara e margherita, napoletana o capricciosa. Il 6,2% dei clienti sceglie (o è costretto a scegliere per motivi legati a intolleranze) le pizze speciali, perlopiù biologiche o senza glutine. Infine, la pizza con gusti fai-da-te si ferma al 2,9%.

L’84,8% delle pizzerie adopera il forno a legna, il 9,1% il forno a gas e il 6,1% il forno elettrico.

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