Vuelle sconfitta e pasticciona, ma viva: bisogna ripartire dal primo tempo di Brescia

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22 gennaio 2018

PESARO – Non sono queste le partite da vincere e su questo possiamo anche essere d’accordo, perché Brescia è tornata prima con pieno merito e sta disputando un grande campionato e nei playoff, tutte dovranno fare i conti con questa Germani. Il problema è, che dell’esistenza di questa regola, quella che le piccole non possono vincere in trasferta con le grandi, nessuno ha avvisato Brindisi, che è andata vincere agevolmente sul campo di Torino e nessuno ha avvisato Varese, che addirittura è andata ad espugnare il parquet dei campioni d’Italia di Venezia e non all’ultimo tiro, ma con 12 punti di margine, al termine di un match che ha visto i lombardi quasi sempre avanti, metteteci anche la vittoria di Pistoia su Capo d’Orlando e la Vuelle si ritrova nuovamente ultima da sola.

Dalle stelle alle stalle in una sola settimana praticamente, anche se di stelle non se vedono da un po’ in riva al Foglia, con la Vuelle che a Brescia ha dimostrato tutti i suoi limiti, in un match dove nessuno si è salvato, perché sarà anche vero che Dallas Moore ha segnato 27 punti, ma per il bene della squadra, sarebbe il caso che ne segnasse qualcuno in meno e giocasse più coi compagni, cercando di coinvolgerli con maggior efficacia.

Dallas Moore, 27 punti a Brescia

Dallas Moore, 27 punti a Brescia

Sono mancati tutti all’appello, dopo un primo tempo decoroso, dove comunque a fare la differenza sono stati i tanti errori commessi da Brescia dalla linea dei tre punti, tutti tiri non contestati, che non potevano continuare a colpire solo i ferri ed infatti, appena sono entrate un paio di triple, la difesa a zona pesarese si è sciolta come neve al sole, subendo tra l’altro una decina di contropiedi, frutto dell’assoluto vuoto alla casella rimbalzi offensivi, con la Germani che catturando il doppio dei rimbalzi rispetto alla Vuelle, ha avuto la possibilità di scatenare il suo gioco in velocità e di prendersi tante seconde occasioni, dopo aver fallito un tiro.

Sotto accusa il reparto lunghi della Vuelle, dove ad Omogbo è tornata quella strana voglia di tirare da tre, dimenticandosi così di andare a rimbalzo, soprattutto offensivo, mentre Mika continua a giocare di fioretto, in un campionato dove per farsi valere serve una mazza e non si può pretendere troppo da Ancellotti, ma non è che il reparto esterni sia andato meglio, anzi è stato una delle cause della sconfitta, dopo un inizio che aveva fatto ben sperare, con Little che dava segnali di vita e Bertone che si prendeva qualche iniziativa, ma quando la difesa bresciana si è fatta più stretta, tutti hanno mostrato i loro limiti, anche capitan Ceron, che forse avrebbe bisogno di ritrovare lo starting five, perché almeno nel primo tempo, qualcosa può combinare, mentre sappiamo che nei minuti finali tende a sparire. Ma il giocatore che ci sta deludendo maggiormente è Diego Monaldi, sul quale riponevamo molte delle speranze per raggiungere la salvezza, perché pensavamo fosse dotato della necessaria tecnica e della necessaria grinta per fare la differenza, partendo dalla panchina, col compito di liberare Moore dal peso di fare il playmaker. Invece il play ciociaro ha giocato pochissime partite all’altezza delle nostre aspettative, non sfruttando a pieno il suo tiro da fuori e non assumendosi quasi mai la leadership di questa Vuelle, che se rimarrà solamente nelle mani di Moore, farà felice il piccolo play in procinto di diventare un giocatore dell’Albania, ma farà meno felice i tifosi pesaresi, che continueranno ad applaudirne le gesta, senza però riuscire a portare a casa i due punti.

 

I PIU’……..

Dallas Moore: In campo aperto non ha grossi rivali e i suoi contropiedi sono una gioia per gli amanti della pallacanestro, anche se più passa il tempo e più ci sembra un giocatore che abbia a cuore, più le sue statistiche, che la vittoria finale della sua squadra.

Primo tempo: Pesaro segna 40 punti, riesce a coinvolgere tutti e otto i giocatori a referto e chiude con la stessa valutazione degli avversari, poi arriva la ripresa ……

 

…. E I MENO DELLA SFIDA BRESCIA – PESARO

Rimbalzi: Brescia ne cattura il doppio di Pesaro (42-21), deficitaria soprattutto a rimbalzo offensivo, statistica dove invece spesso era riuscita a far meglio delle avversarie.

Emanuel Omogbo: Col ragazzo si deve parlare, spiegandogli che i sogni di Eurolega ci sembrano prematuri e che forse sarebbe il caso di perseverare sui suoi punti di forza, lasciando perdere il tiro da tre e continuando invece a catturare rimbalzi ed insistere sul suo gioco in velocità.

Palle recuperate: Solamente cinque i palloni recuperati dalla difesa pesarese, di cui quelli reali sono solamente due, perché per le statistiche, sono palloni persi anche i falli commessi in attacco dall’avversario, demerito di una difesa troppo statica e mai aggressiva.

Marco Ceron: Del capitano biancorosso esistono solo due versioni, quella sopra le righe, con i suoi tiri forzati e le esagerazioni non richieste e quella abulica, come quella vista a Brescia, dove la sua presenza in 25 minuti è stata quasi inesistente.

IL MOMENTO DELLA SQUADRA

Varese in settimana cambierà il playmaker, Brindisi ha già cambiato allenatore e i risultati si sono visti, con tre vittorie nelle ultime cinque partite, Pistoia è sempre con le orecchie aperte sul mercato, anche se ha finito i visti per gli extracomunitari e a Capo d‘Orlando in settimana, ci saranno parecchie sorprese, compreso l’imminente esonero di coach Di Carlo, con il sogno di convincere Pozzecco a tornare in Sicilia. A Pesaro invece tutto tace, anzi si sfoltirà la rosa, con Kuksiks che ormai è un ex di questa Vuelle, che preferisce affidarsi all’estro di Bertone e Little, invece di confermare l’unico tiratore puro del roster e c’è da chiedersi chi sia l’artefice di questa scelta, se sia coach Leka, che per qualche suo motivo personale, preferisce eseguire schemi che prevedano sia Omogbo il tiratore designato della sua squadra, oppure sia una scelta proveniente dall’alto, da quel consorzio che non trova le risorse economiche per dare 5000 euro al mese di stipendio ad un giocatore che non sarà un fenomeno, ma che almeno non sparisce dai radar al momento del bisogno, come hanno fatto Bertone e Little ieri sera nel terzo quarto, quello venuto dopo un intervallo in cui “ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che potevamo farcela” stando alle dichiarazioni post partita del coach albanese, lo stesso che dopo 68 secondi è stato costretto a chiamare timeout, per dare una scossa ad una squadra che era rientrata sul parquet completamente molle.

Quando sei ultima, con merito, all’inizio del girone di ritorno, le soluzioni da prendere sono diverse: la più ovvia, e la meno dispendiosa, è quella dell’esonero del coach che ha vinto solamente 4 partite su 16, affidando la squadra al suo vice, operazione indolore dal punto di vista economico, ma che non sempre dà buoni risultati, di questa soluzione esiste anche la versione scelta dalle altre pericolanti, quella di mettere una faccia nuova a dirigere la squadra, cambiando drasticamente magari anche le gerarchie interne, ma l’esperienza di questo ultimo lustro, ci insegna che in casa Vuelle difficilmente si opterà per questa ipotesi.

La seconda soluzione per provare a salvarsi è quella di tagliare i rami secchi e, non potendoli tagliare tutti, si va alla ricerca di quelli che difficilmente fioriranno in primavera e in casa Vuelle, rispondono ai nomi di Bertone e Little, due degli stranieri meno produttivi delle squadre nella parte destra della classifica, perché un conto è segnare 6 punti di media in formazioni dal roster infinito come quelli di Milano o Venezia, un conto è farlo in squadre come Pesaro, che scegliendo il 5+5, hanno l’obbligo di avere cinque stranieri all’altezza, in grado ognuno di fare la differenza nel suo ruolo e né l’argentino, né Little ci sembrano capaci di migliorare in tempi brevi, dato che ormai è chiaro che Bertone contro avversari forti sparisce dal parquet, mentre Little ci sembra il classico americano tuttofare e giramondo, che va bene per campionati dal livello tecnico più modesto, faticando ad essere un fattore in quelli dove l’asticella si alza di appena qualche centimetro.

Poi esiste la soluzione che piace tanto all’attuale dirigenza pesarese, quella di sperare nelle disgrazie altrui, restando in attesa degli eventi, senza intervenire su un gruppo di bravi ragazzi – nessuno nega l’impegno – dando la colpa della mancanza di risultati all’inesperienza, ma in un qualsiasi mercato del lavoro, se dopo cinque mesi, continui a commettere gli stessi errori, o non sei portato per quell’attività e dovresti cercare un altro mestiere, o non ti hanno insegnato a dovere come migliorare e allora si torna al punto uno di questa lista, quello che indica nel cambio di guida tecnica la soluzione più ovvia, immediata ed economica per sperare di salvarsi, anche se quella meno ovvia, più difficile da effettuare in tempi brevi ed economicamente più dispendiosa, sarebbe la più consona da intraprendere, perché solo con due veri rinforzi questa Vuelle potrebbe togliersi dai guai, ma da qualche parte bisogna pure incominciare e se dall’Albania dovessero richiamare ed affidargli da subito la gestione della Nazionale, coach Spiro Leka farebbe bene a rispondere velocemente alla chiamata.

 

DAGLI ALTRI PARQUET

In attesa del posticipo di stasera tra Milano e Cremona, delle prime cinque, muove la classifica solamente Brescia, in una giornata che ha riservato parecchie sorprese, a cominciare dalla netta vittoria ottenuta da Varese a Venezia, proseguendo con l’ampio successo ottenuto da Brindisi a Torino, dove la Fiat non sembra aver risolto tutti i suoi problemi, con l’esonero di Banchi e l’arrivo in panchina di coach Recalcati, finendo con la vittoria di una Reggio Emilia in netta crescita ai danni dell’ex capolista solitaria Avellino. Non si ferma la corsa di Cantù, che supera Sassari dopo un supplementare e si mantiene in zona playoff come Bologna, che batte Trento, in una partita caratterizzata da una mega rissa, che ha coinvolto tutti i giocatori e che costerà caro ad Alessandro Gentile, Gutierrez e Sutton, tutti e tre espulsi e tutti tre squalificati per le prossime gare. Nel posticipo, Pistoia conferma lo stato di crisi di Capo d’Orlando, alla sua quinta sconfitta consecutiva e in procinto di cambiare parecchie pedine nelle prossime settimane.

 

 

 

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