L’approfondimento di Pu24: Augusto II Re di Polonia, detto “Il Forte” e l’oro bianco.

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14 novembre 2017

augusto IIGiovanni III Sobieski, fu un dinamico sovrano, protagonista di uno dei più memorabili eventi della storia militare polacca quando nel 1683 liberò Vienna dall’assedio dei Turchi e dal suo esercito di 300.000 soldati. Malgrado gli interessi della Polonia e dell’Austria fossero stati spesso in conflitto, Giovanni Sobieski andò cavallerescamente in aiuto degli Austriaci dopo aver raccolto in fretta e furia un esercito di 26.000 uomini e 29.000 cavalieri e con questi piombò sui Turchi attendati nel loro immenso accampamento, cogliendoli assolutamente di sorpresa. L’immenso esercito turco cadde in preda al panico, e Sobieski scriveva alla regina Marysienka: “Tutti i fucili, l’accampamento intero e un bottino incalcolabile sono nelle nostre mani. Così come polvere e munizioni sufficienti per almeno un milione di uomini”. Le truppe si impadronirono anche di grandi scorte di caffè abbandonate sul posto e vendute per una somma modesta a un mercante del luogo che se ne servì per aprire il primo caffè di Vienna.

Alla sua morte il regno cadde in preda a un tale disordine che nel 1697 il Principe Elettore di Sassonia, Augusto il Forte, riuscì a indurre i nobili polacchi a eleggerlo al trono. Figlio di Giovanni Giorgio III di Sassonia e di Anna Sofia di Danimarca, Augusto nasce a Dresda il 12 maggio 1670, e diviene duca e principe elettore di Sassonia succedendo al fratello maggiore Giovanni Giorgio IV°. Ma Augusto aveva a cuore soprattutto i suoi interessi dinastici e la Sassonia, non la Polonia; sia lui che suo figlio Augusto III°, che complessivamente regnarono sulla Polonia per settant’anni, fecero ben poco per arrestare la progressiva trasformazione del paese in un protettorato russo.

L’appellativo di Forte si addiceva perfettamente ad Augusto, che si distingueva per la vigoria fisica oltre che per la grande personalità politica: alto e robusto, amava lottare in pubblico affrontando orsi e tori e percorrere a cavallo le vie di Dresda, la capitale, tenendo le redini fra i denti e reggendo con le mani due monelli di strada. Progettò personalmente i palazzi, i parchi e i giardini che fecero di Dresda la più bella città di tutta la Germania, al punto che fu soprannominata la “Firenze tedesca” e profuse somme enormi per proteggere le arti e allestire balletti e feste. Si ipotizza abbia avuto centinaia di amanti (fatto non insolito a quei tempi per i regnanti) tra contesse e principesse ed incalcolabili discendenti, tra cui solo un figlio legittimo (Federico Augusto II°) avuto dalla consorte Cristiana Eberardina di Brandeburgo-Bayreuth.

Ma soprattutto, sovvenzionò le ricerche che condussero alla scoperta del segreto di fabbricazione delle porcellane cinesi (dove viene menzionata per la prima volta da Marco Polo nel 1298 nel “Libro delle Meraviglie” la porcellana cinese e il suo metodo di fabbricazione), e importate fino allora dall’Asia a prezzi altissimi, dove solo tre persone parteciparono alla scoperta della porcellana dura in Europa: uno era Ehrenfried Walter de Tschirnhaus, celebre scienziato, l’altro Johann Friedrich Böttger, alchimista, e il terzo Augusto il Forte che ne diventò il mecenate.

augAgli inizi dell’anno 1700 il diciottenne Johann Friedrich Böttger , fuggito dalla Prussia perché accusato di cercare la pietra filosofale venne portato a Dresda da Augusto il Forte, perché questi credeva che Böttger fosse capace di trasformare i metalli vili in oro, con l’aiuto di una tintura rossa. Lì venne in sostanza da Augusto recluso, fermamente intenzionato a mantenere l’esclusiva e facendolo imprigionare nella fortezza di Jungfernbastei, obbligato a fare esperimenti in tal senso, che però non ebbero il successo sperato. Allora Böttger venne messo in contatto con Tschirnhaus, proprietario di una fabbrica di vetro, che stava cercando di produrre la porcellana, ma inutilmente, e che riconobbe subito il talento di Böttger, che sempre sotto custodia e per puro caso scoprì il caolino locale (roccia sedimentaria clastica), per ottenere una porcellana dura (come quella cinese) che per Augusto equivaleva all’oro bianco.

Finalmente, tra il 1708 e il 1709, si trovò la formula giusta per produrre la pregiata porcellana, ma questa scoperta portò sfortuna al suo inventore: per paura che rivelasse il segreto della produzione della porcellana, Böttger venne tenuto rinchiuso nel castello medievale di Albrechtsburg, nella città di Meißen, dove diresse, in una specie di prigione dorata, la prima manifattura europea di porcellane e dove morì nel 1719, a soli 37 anni, quasi certamente per aver lavorato in laboratori con poca aerazione. Ben presto le porcellane note col nome della città divennero una delle più importanti esportazioni di lusso della Sassonia, e i cospicui investimenti della Corona per sovvenzionare le ricerche di Böttger condussero a brillanti risultati nella creazione del materiale ceramico.

Nel corso del XVIII° secolo la sua arte acquisisce rapidamente un ruolo primario, assurgendo a simbolo dello spirito e del gusto dell’epoca. Il virtuosismo della modellazione, concesso dalla malleabilità dell’impasto, interpreta la passione del tempo per le forme leggiadre, per gli effetti plastici e coloristici propri della civiltà barocca, e la storia della produzione europea di porcellana mette in risalto il progressivo passaggio dall’artigianato all’arte industriale, che avverrà nel secolo successivo.

Vasi, candelieri, brocche, caffettiere, teiere, zuccheriere, bicchieri e tazze costituiscono la parte più consistente della produzione. La porcellana bianca di Böttger ripropone le tipologie e la varietà decorativa del grès con delicati trafori geometrici sulle superfici, cineserie a intaglio, applicazioni in rilievo colorate, bianche o dorate, arricchiti da colori a smalto quali il rosso, il giallo e il verde. La statuaria di Böttger include soggetti tratti dalla Commedia dell’arte o dall’iconografia religiosa modellati con accentuato senso plastico, oltre a placche in rilievo, ispirate alle scene bibliche o mitologiche. Ma è dopo la scomparsa di Böttger, con l’arrivo di Hoeroldt, decoratore, e di Kaendler, modellatore, che la produzione di Meißen viene caratterizzata dal raggiungimento di livelli ottimali sotto il profilo tecnico-artistico ed economico-amministrativo e che si estende dal 1720 al 1756, e che si avvale di una organizzazione commerciale sempre più efficiente e di una tecnologia avanzata.

Ma sarà proprio Kaendler a determinare l’impronta fortemente plastica che caratterizza le statuette di Meißen anche in piena clima rococò. Compaiono quindi nuovi motivi di gusto europeo: il decoro Deutsche Blumen (fiori tedeschi), costituito da fiori, frutta e insetti assieme agli Indianische Blumen (fiori indiani), che si ispirano agli stili orientali con fiori e piante quali peonie, crisantemi e bambù e si accostano a piccole figure o animali per lo più insetti e uccelli.

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feserAlla morte di Augusto il Forte, avvenuta nel 1733, fu la Prussia ad affermarsi come lo stato più forte della Germania orientale. Nel 1740 salì al trono Federico II°, detto il Grande, sopravvissuto ai rigori della disciplina militare che gli era stata imposta dal padre e si rivelò fine conoscitore di arte, musica e letteratura. Scriveva poesie e dotte dissertazioni, suonava il flauto, componeva concerti, sonate ed inoltre era in corrispondenza con lo scrittore e filosofo francese Voltaire. Alla fine del suo periodo di regno, nel 1786, la Prussia era assurta fra le grandi potenze europee e da allora, per oltre un secolo, la storia della Germania fu condizionata dalla crescente egemonia prussiana sugli altri stati tedeschi.

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