La Performance caleidoscopica di Virginia Raffaele conquista il Rossini

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22 ottobre 2017

PESARO – Se la releghi al ruolo d’imitatrice è un po’ sminuirla perché lei, Virginia Raffaele, one woman show, è una nessuna e centomila. E ieri sera al Teatro Rossini di Pesaro con la sua Performance ha dato prova, invece, di essere tanto di più. Istrionica, certo, ma non solo. Non incolli alla poltrona per quasi due ore un pubblico che, dopo i passaggi televisivi, è carico di aspettative se non offri dei guizzi arguti oltre che spumeggianti. Non raccogli scrosci di applausi per la prestanza fisica (che c’è, eccome se c’è, ndr.) se non vai oltre espressioni e battute, se i testi non sono intelligentemente taglienti e trasgressivi. E allora onore e merito, sì, alla regia di Giampaolo Solari ma soprattutto al trio Raffaele-Guerrera-Todescan che, anche con l’apporto dello stesso regista, ha sfornato uno spettacolo dal ritmo incalzante senza mai cadere di tono sciorinando battute sferzanti per lo più inedite, altre, sapientemente rivedute.

Il filo dello show, una sorta di leitmotiv dietro le quinte, è costantemente in mano all’inquisitrice Marina Abramović Grandmother of performance art dialogante (quasi coscienza artistica) con la protagonista in una sorta di gioco di specchi in cui pannelli e luci rappresentano lei, Virginia, tridimensionalmente e nei quali si riflettono i personaggi che ruotano in un caleidoscopio di rifrazioni speculari. Ed eccoli dunque i personaggi, dalla ruvida criminologa Bruzzone, alla verace Pascale, al fiore di delicatezza Carla Fracci. A nostro avviso lo zenit della comicità l’ha raggiunto l’interpretazione di Ornella Vanoni. E lei, la Raffaele, sempre in ribalta a dare prova di una vocalità unica ma più ancora di una fisicità snodata che irretisce e stupisce all in one. Eclettica al punto da apparire credibile sia nei panni dell’impacciata Giorgia Maura (amici) che in quelli della poetessa transessuale Paula Gilberto Do Mar, lontana anni luce da Quelli che il calcio e dalle comparsate/ospitate televisive, Virginia Raffaele sprigiona in teatro una sferzante ironia che diventa comicità non a tratti ma sempre. E, tanto per non farsi mancare nulla, la Raffaele esplode poi in platea nei panni di Belen creando una bagarre che sfocia in qualche imbarazzo qua e fragorose risate là. Vittime delle sue improvvise scorribande ignari spettatori che, in ogni caso, stanno al gioco come chi scrive che ha subìto un selfie a tradimento. Ma se n’è fatto una ragione. Alla fine – non sveliamo un thriller quindi ci consentiamo di parlarne – Virginia Raffaele si toglie l’ultima delle maschere dopo aver depredato così tanta gente della propria identità. Ci chiede e, direbbe Marzullo, si chiede chi in fondo sia veramente lei. E francamente, in tutto questo guazzabuglio non sappiamo raccapezzarci neppure noi.

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