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9 ottobre 2017
Sandro Candelora
FANO – Appassionato ma sempre con mirabile senso della misura. Partecipe eppure mai triviale o sopra le righe. Coinvolto e coinvolgente come pochi, però senza oltrepassare il limite del buon gusto e della civile educazione. Con Corrado Cardelli scompare in definitiva un autentico signore del giornalismo fanese. Perché è in questa veste, forse riduttiva (lui era tante altre cose messe insieme) ma estremamente emblematica e comunque riassuntiva, che vogliamo ricordarlo. Compagno di mille avventure al seguito dell’amata Alma, cantore di imprese e personaggi, innamorato della maglia e della città che in quel colore rosso sangue si riconosce. Scriveva con stile perché gli piaceva ciò di cui scriveva. Parlava con eleganza, tuttavia evitando il vacuo snobismo. Raccontava con pathos misto a precisione estrema. Nella memoria e nel cuore emergono come fosse ieri le commoventi parole con cui, eravamo a metà degli anni ’80, raccontò dal ‘Curi’ di Perugia a chi era rimasto forzatamente a casa l’indimenticabile epopea di Iaconi e dei suoi gladiatori nella celeberrima sfida contro la Civitanovese. In un’epoca in cui molti nel giornalismo parlano a sproposito e chi alza la voce crede di avere necessariamente ragione, lui sceglieva al contrario l’understatement, il minimalismo di forma e sostanza. Non per umile sottomissione quanto per l’intima consapevolezza che la forza della ragione non coincide con le ragioni della forza. Nel salutare l’amico (‘I tuoi articoli sono elzeviri’ ci ripeteva spesso: di certo il complimento più bello ricevuto in ormai trent’anni di onorato servizio per la causa granata), ne additiamo il fulgido esempio a chi vuole intraprendere la carriera di giornalista. Scrivete con il cuore sempre acceso del sacro fuoco ma con la mente ben lucida, ragazzi. Sempre onorando la scrittura e il suo oggetto, come seppe magistralmente fare lui. Con parole leggere e tuttavia indelebili. Perché concepite con l’anima.
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