Speciale Cultura: Una tenera favola adatta ai più… grandi!

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6 ottobre 2017

saraHo da poco finito di leggere questo libro, edito da Mondadori, di una giovane scrittrice francese Virginie Grimaldi al suo secondo romanzo, dopo quello d’esordio che ha avuto un successo strepitoso in Francia, e che tratta di un tema poco amato in Italia, ma che sta invece prendendo piede perché, purtroppo, le nascite diminuiscono e gli adulti diventano sempre più vecchi: “I giovani di ieri e i vecchi di domani”.

Il libro è molto gradevole e divertente, e lo consiglio a tutti, grandi e piccini, perché regala sorrisi e riflessioni degli ospiti alla residenza per anziani “Le Tamerici”, situata nella cittadina balneare di Biarritz, elegante città costiera dei Paesi Baschi Francesi, denominata la California d’Europa con estati calde e inverni miti, affacciata sull’Oceano Atlantico che conta circa 25.000 abitanti.

La protagonista si chiama Julia, psicologa in un centro di chirurgia estetica a Parigi, poco più che trentenne che dopo la perdita dei suoi cari, il padre, la nonna colpita dall’ictus e la separazione dal fidanzato, per superare il difficile e perdurante trauma decide di accettare un lavoro presso una casa di riposo, nel luogo in cui è nata e cresciuta e dove tuttora vive la madre. Il suo lavoro, in realtà, è temporaneo e comporta la sostituzione di un’altra psicologa in maternità per la durata di circa un anno, ma che lei che vivrà, dopo un inizio altalenante di ripensamenti, tra avventure, risate, lacrime e rinascita personale. Julia è una ragazza umorista e ironica, gentile e maldestra e si ritrova, malgrado, protagonista di alcuni episodi divertenti quali quello di rimanere bloccata dal colpo di strega facendo ginnastica per la terza età, oppure con la recondita paura degli squali anche in piscina, che cerca l’amore ma con la paura di dover soffrire.

Gli ospiti del complesso “Le Tamerici” sono un gruppo di anziani incontenibili e spassosissimi, una vera comunità bizzarra e stravagante fra deambulatori e dentiere, bagni nell’oceano gelato, fughe alla Thelma e Louise con parrucche sintetiche, spinelli fumati in compagnia dalla banda dei tossici, e più di un innamoramento e un matrimonio finale. Tutto ciò senza privarsi delle molte attività ricreative che gli animatori riescono ad organizzare, come le gite al mare o l’ora quotidiana della telenovela, questi amabili anziani riescono a sfruttare tutto il tempo che hanno ancora a disposizione prima della dipartita, affrancandosi da quella categoria di persone solo impegnate ad attendere la morte, senza più interessi, né passioni, né sogni o speranze.

Insomma sono dei nonni buontemponi e vitali e le nonne, anch’esse, geniali ed ingegnose mirano ad insegnare che il concetto di felicità vive nel presente, o in tante molteplici cose che vengono raccolte lungo il cammino travagliato della vita, ma conservano pure quell’abitudine a dispensare parole sapienti e di buon senso a tutti, e in particolare alla protagonista che, durante le sue sedute professionali e personali, si commuove e scoppia ora in un pianto dirotto, o ride copiosamente per pura comicità.

E poi ci sono tutti, quasi una ventina con i volti rugosi: Gustave-il nonnetto burlone, Maryline-Miss Nonna 2004, Elisabeth-la saggia e Louise-la tenera (la banda delle nonne Abelarde), Pierre-sposato con Elisabeth, Rosa-nonna di Raphael, Lucienne-e il suo humour, Isabelle-la freschezza, Paulette, Arlette, Jules-e la sua vita, Leon-lo scorbutico, Anne Marie-la direttrice, Marine-l’aiuto infermiera, Greg-l’animatore ed altri ancora.

 

E quando Gustave svela il segreto ad un bambino: “Tutti credono che ci siano i bambini, gli adulti e i vecchi, ma non è così. La verità è che restiamo bambini per tutta la vita. Indossiamo costumi diversi per nasconderlo e uniformarsi agli altri: quello dell’adolescente, quello dell’adulto, quello del genitore e poi, un bel giorno, quando siamo troppo vecchi per fingere, ci togliamo il travestimento e ci mostriamo per quelli che siamo sempre stati, dei bambini”.

Così come Louise, che sussurra a Julia: “Ho cancellato quarant’anni di vita. E questo mi ha insegnato una cosa fondamentale, probabilmente il segreto della felicità: la vita è il presente. E’ qui e ora. Del passato dobbiamo conservare solo le cose positive. Del futuro, non dobbiamo aspettarci niente. Non possiamo cambiare il passato, non possiamo sapere cosa accadrà in futuro”.

Ed è qui che Julia ha conosciuto cos’è la resilienza (idoneità di una persona ad affrontare le avversità e a superarle), e imparato che nella vita chiunque abbia sofferto, accasciandosi, si è poi rialzato senza perdere la propria dignità e il sorriso e tirato avanti per la propria strada, senza volgersi al passato. Ed è proprio riflettendo che mormora tra sé: “Vivo con persone che hanno tre volte i miei anni, Ne hanno vissuti di drammi, Come me, credevano di non riuscire a rialzarsi, di non essere abbastanza forti, Magari dentro sono a pezzi o portano ferite talmente profonde da essere insanabili, eppure sorridono, ridono, vivono ugualmente, Peggio, sono felici. Da quelle esperienze dolorose hanno tratto forza: la forza di riuscire a cogliere l’essenziale”.

Certamente il romanzo, sin dalle prime pagine si rivela in tutta la sua bellezza con un gran ritmo e una ricchezza di mirabili dialoghi, sia pertinenti al soggiorno come anche alle proprie vite, con alcuni personaggi più o meno positivi ma ancor più colmi di ottimismo e fiducia. E’ un libro piacevole e, nello stesso tempo, commovente ma è anche la scoperta di sé e degli altri e di una storia che fa meditare, elargendo e ponderando le tante significative e splendide parole. Il finale è quasi degno di un giallo maigrettiano sorprendente, singolare e inaspettato (pur senza omicidi e assassini).

Democrito ravvisava nell’età senile “il fiorire della temperanza e della saggezza, così come la forza e la bellezza sono doti della giovinezza”, ma anche Guy de Rothschild, nel suo libro di memorie scriveva: “La vecchiaia è una disfatta. Bisogna proibirsi di essere vecchio”, mentre Romano Guardini auspicava: “Quanto più si accetta la vecchiaia, quanto più profondamente si coglie il senso della vita e quanto più netta è l’obbedienza nei confronti della verità, tanto più autentica e preziosa è la fase della vita la quale porta quel nome. Poiché anche la vecchiaia è vita. Essa non indica soltanto l’esaurirsi di una sorgente dalla quale non sgorga più nulla; né l’affievolirsi di una vitalità che in precedenza era forte e tesa; bensì essa stessa è vita, con una propria configurazione e con un proprio valore”.

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