“L’importante è il business”: lo striscione di CasaPound davanti alla sede della cooperativa Labirinto dopo gli stupri di Rimini

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4 settembre 2017

IMG-20170903-WA0164PESARO – “L’importante è il business”. Questo lo striscione affisso da CasaPound davanti alla sede della cooperativa Labirinto che ha gestito l’accoglienza del congolese arrestato per gli stupri di gruppo di Rimini.

“Apprendiamo senza alcuno stupore che uno dei responsabili dello stupro di gruppo di Rimini era un rifugiato ospitato dalla coop Labirinto, che detiene la quota maggiore nella gestione degli ospiti dello Sprar in provincia – spiega nella nota Christiano Demontis, responsabile di CasaPound a Pesaro – Come da anni ormai sosteniamo con le nostre battaglie, quello dell’accoglienza è un business che punta esclusivamente al guadagno. Butungu è ‘gestito’ dalla cooperativa Labirinto dal 2015, prima nella struttura di Cagli e successivamente nello Sprar Invictus di Pesaro, fiore all’occhiello e fonte di vanto della stessa cooperativa anche per il piccolo numero di rifugiati ospitati, 15. E, sebbene l’interesse della Labirinto sia meramente economico, ciò non la solleva dalle responsabilità morali per non aver vigilato sul 20enne congolese”.

“Il capo del branco di belve che ha stuprato la coppia di polacchi ha usufruito del trattamento offerto dallo Sprar gestito dalla Labirinto per oltre due anni, beneficiando oltretutto di contratti di formazione lavoro che molto spesso i nostri stessi cittadini si vedono negare”, sottolinea CasaPound, che ricorda anche come recentemente la coop abbia tentato “di piazzare i rifugiati che ospitava come tirocinanti a costo zero per gli imprenditori, creando in tal modo per i profughi una via preferenziale e concorrenziale rispetto ai disoccupati italiani”.

“Questa è l’ennesima prova di quanto marcio sia il sistema dell’accoglienza – conclude CasaPound Pesaro – laddove il solo interesse è rivolto al business senza gli oneri morali ad esso collegati. Chiediamo che sulla vicenda sia fatta pienamente luce e che la cooperativa Labirinto chiarisca la sua posizione e si assuma la responsabilità di non aver svolto correttamente il proprio lavoro, profumatamente pagato dai cittadini italiani”.

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