1 settembre 2017
RIMINI – Un esordio da ricordare per il ciclo di Concerti Sinfonici della 68^ edizione della Sagra Musicale Malatestiana: l’Orchestra Academy of St Martin in the Fields e il violinista Daniel Hope hanno entusiasmato il pubblico accorso numerosissimo (solo poche sedie vuote nell’Auditorium Sala della Piazza che può ospitare fino a 1.946 spettatori). E ancora una volta era numerosa la rappresentanza di appassionati arrivati da Pesaro e provincia. Come metabolizzare meglio la conclusione del Rossini Opera Festival se non potendo godere delle ricche proposte della storica manifestazione riminese?
Il primo dei cinque Concerti Sinfonici aveva un programma affascinante, con la sorpresa dell’ultim’ora annunciata dallo speaker della manifestazione dell’Overture Egmont di Beethoven in apertura della serata. Peraltro, www.pu24.it l’aveva anticipato nella presentazione. Bella musica, appassionata esecuzione. Quale migliore introduzione al brano successivo? Daniel Hope – violinista fra i più virtuosi – ha suonato a memoria l’affascinante Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64 di Felix Mendelssohn. E’ l’ultima composizione per solista e orchestra sinfonica del grande musicista tedesco, morto troppo giovane. Tre movimenti – Allegro molto appassionato. Andante. Allegretto non troppo, allego molto vivace – che hanno esaltato le qualità del violinista inglese, al quale il pubblico ha riservato un omaggio, magari abituale nella Sagra Musicale Malatestiana, visto il valore degli artisti ospiti, che ha emozionato Hope. Ed è stato bello che un brano che è nella storia della musica sia stato eseguito da orchestra e violinista inglesi, visto l’affetto che Mendelssohn riscosse nelle sue numerose presente in Inghilterra.
Daniel Hope ha ringraziato regalando un’emozione in più: “Come bis vi propongo Kaddish di Ravel (un brano basato su una preghiera ebraica; ndr), in memoria di Lady Diana”, della quale proprio giovedì 31 agosto ricorreva il 20° anniversario della tragica morte.
Due soli neo: il solito ritardo e l’aria condizionata, troppo forte
Un appunto alla prima parte: non riguarda il programma, neppure gli artisti, ma la pessima abitudine di molti spettatori di presentarsi in ritardo, magari chiacchierando prima di prendere posto in sala, facendo slittare così l’inizio del concerto dalle ore 21 alle 21,15.
Il secondo appunto: l’aria condizionata troppo spinta durante l’intervallo. Vero che fuori si respirava a fatica, visto il caldo afoso, ma dentro la grande sala si poteva fare a meno del “troppo fresco”, tanto che alcuni spettatori hanno reclamato. Una signora ha lasciato la platea per andare a protestare.
Per farci stare più freschi sarebbe bastato aspettare poco: l’inizio della Sinfonia n.6 in fa maggiore op. 68, Pastorale di Ludwig van Beethoven, che porta tra prati e ruscelli e temporali, quasi ad anticipare gli eventi atmosferici in arrivo in Adriatico. Un’esecuzione magistrale, salutata da un grandissimo applauso, ribadito dopo il bis con Čajkovskij.
Resta, dopo la bellissima serata d’apertura, una domanda che può sembrare banale, ma si pongono in tanti: non è che la figura del direttore d’orchestra sia sopravvalutata, visto che l’Academy of St Martin in the Fields ha suonato – molto bene – anche senza una guida sul podio, o comunque diretta dal primo violino?
La nostra opinione: la figura del direttore ha il suo eterno fascino, ma la sensazione che si prova talvolta è che ci siano troppi “Mozart in the jungle” che fanno il bello e il cattivo tempo.
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