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15 agosto 2017
Giorgio Girelli*
Era il 1996 quando il Conservatorio Rossini ideò la manifestazione “Ferragosto al San Salvatore”, un concerto dedicato ai malati ed al personale dell’allora Ospedale “San Salvatore” nella giornata più “spensierata” dell’anno. Non erano ancora molte in Italia, allora, le iniziative che attraverso la musica portavano vicinanza e conforto nei luoghi di sofferenza. Gli studenti dell’Istituto, insieme ai loro docenti ed al personale amministrativo, varcavano la soglia dell’area didattica per cimentarsi in una testimonianza di solidarietà nella giornata dell’anno riservata appunto, dai più, allo svago. Il Conservatorio allora, come negli anni successivi (la manifestazione è giunta alla XVIII edizione), dava prova che, oltre ad una qualificata formazione musicale, coltivava al suo interno valori di civismo e di sensibilità sociale. E forniva ennesima attestazione di come la musica sia fattore di coesione nelle realtà più disparate.
Il programma di quest’anno prevede la esecuzione di musiche di Mozart, Schubert e Gershwin. Anche qui c’è un piccolo apporto alla esigenza di cambiare un’idea piuttosto diffusa: quella per cui la musica classica è un piacere riservato solo a gente colta, ricca e raffinata. “Piacerebbe – rileva il giovane musicista australiano Ray Chen – che la “classica” tornasse a essere percepita come musica che include e non esclude”. Lo stesso Verdi diceva che esiste solo la differenza tra la buona e la cattiva musica. Del resto la musica nasce con l’uomo e, come recenti studi hanno dimostrato, non inizia con gli egizi o i babilonesi. Victor Grauer, nel suo studio “Musica dal profondo” dove cerca di riallacciare i fili tra etnomusicologi e storici della musica, ha aggiunto al mondo paleolitico di Homo sapiens anche i suoni musicali, da sempre “forma essenziale dell’espressione umana”.
*Presidente del Conservatorio Statale di Musica “Rossini”
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