di Redazione
8 marzo 2017
PESARO – Il volo dei gabbiani al coro delle sirene, levato dalle barche del porto, saluta l’intitolazione della passeggiata del molo di levante ad Annarita Curina, skipper pesarese uccisa nell’estate del 1988. Commozione alla scopritura della targa per il fratello Michele, la sorella Renata, i cugini e i conoscenti presenti. «Sono passati tanti anni – evidenzia il sindaco Matteo Ricci – ma Annarita è rimasta nel cuore dei pesaresi. Non è un caso che le dedichiamo questo molo nella giornata delle donne. Il mare è simbolo di libertà: era la sua passione. Per quei tempi mettersi al timone di un catamarano era anche un piccolo segno di emancipazione. Quello che le è accaduto è stato assurdo. E qualcosa di incredibile è successo ulteriormente negli ultimi giorni (riferimento alla scarcerazione in Portogallo del killer Filippo De Cristofaro per decorrenza dei termini di custodia cautelare, ndr)».
Prosegue il sindaco: «Non vogliamo ricordare i fatti di cronaca nera. Piuttosto pensiamo a lei, alla sua forza, all’amore per la città. Chi passeggerà qui, riflettendo e sperando di avere giornate migliori al tramonto, potrà conoscere la sua storia. Ringraziamo la Bcc Pesaro che ha collaborato all’iniziativa». Sottolinea il comandante della capitaneria Silvestro Girgenti: «L’intitolazione è all’insegna della continuità con le banchine dedicate alle ‘Velaie’ e alla maestra Maria Filippini. Esprime i valori rispettati da chi vive il mare». Per il viceprefetto Sante Copponi, «la cerimonia testimonia la vita di una donna, in una giornata significativa come quella odierna». Mentre l’assessore Giuliana Ceccarelli pone l’accento sull’ «atto dovuto, che facciamo con grande affetto nei confronti della famiglia. Annarita ha rappresentato la volontà di essere libera».
Renata Curina, sorella della skipper, ringrazia istituzioni e promotori: «Avete riportato idealmente Annarita nel luogo in cui ha vissuto parte della sua esistenza contornata dagli amici. E da cui è partita per non tornare più. Parlare di lei è difficile: era unica, speciale, affrontava la vita con coraggio. E il suo pensiero era rivolto al futuro. L’abbiamo amata e abbiamo cercato di avere cura di lei, nel breve tratto di vita che abbiamo percorso insieme. Non siamo riusciti a proteggerla dalla malvagità, ma chi l’ha conosciuta e apprezzata conserva una parte di lei. Sono i ricordi che continuano a farla vivere. Come continuerà a farla vivere questo luogo».
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