22 febbraio 2017
PESARO – Non avevo dubbi, quando ho scritto che il “Caso Tifanny”, la transgender brasiliana ingaggiata dalla Golem Software Palmi, avrebbe provocato reazioni da opposti estremismi. Da una parte chi è contrario per partito preso e si scatena sui social forum, ormai diventati paradiso degli webeti, gettando fango sulla persona. Dall’altra parte, chi sostiene e difende il diritto di Tifanny di giocare nel campionato femminile perché rispetta le regole.
Confesso che ho qualche difficoltà a occuparmi del caso per paura di ferire, inconsapevolmente, la persona.
Io sostengo il diritto di Tifanny Abreu di godere degli stessi diritti di Alessia, se in regola con le norme del CIO.
L’anno scorso, il 21 gennaio, il dottor Richard Budgett, direttore del servizio medico dell’Ioc (International Olympic Committee), che noi chiamiamo CIO (Comitato Olimpico Internazionale), dichiarò, giustamente, come riportato da diversi organi d’informazione: “Dobbiamo assicurare il più possibile che gli atleti transgender non siano esclusi dallo sport. Il CIO deve garantire la correttezza delle competizioni, ma per far ciò non è necessario pretendere dei cambiamenti anatomici, incompatibili con lo sviluppo della legislazione e con diritti umani”. Perché – prima dei Giochi Olimpici di Rio 2016 – i transessuali, per potere competere agonisticamente, dovevano sottoporsi a intervento chirurgico e terapia ormonale di 2 anni di durata. Non tutti erano disposti a subire trattamenti così invasivi e in alcuni casi anche pericolosi.
Cambiando i tempi, anche il CIO ha cambiato e – come abbiamo scritto già – le linee guida per gli atleti transgender. E se per il passaggio da donna a uomo non ci sono restrizioni, per i casi opposti – come anticipò outsports.com – era necessario rispettare alcune condizioni: 1) le atlete dichiarate donne non posso cambiare – per scopi sportivi – per un minimo di 4 anni. 2) il loro livello totale di testosterone deve rimanere al di sotto di 10 nanogrammi/litro durante il periodo in cui desiderano l’eleggibilità per competere nelle categorie femminili. 3) la conformità con queste condizioni può essere monitorata attraverso i test. Nel caso di non conformità, l’eleggibilità a partecipare alle competizioni può essere sospesa per 12 mesi.
Sono indubbiamente condizioni meno vessatorie della legislazione precedente, se un grande esperto qual è Gian Paolo Chittolini, già preparatore atletico della Scavolini Volley, oggi alla Liu Jo Modena, in passato anche nella Nazionale, commentando il caso di Tifanny, ha scritto: “Il tema è complesso, ma dal punto di vista prestativo chiarissimo. La quantità di testosterone presa in esame (10 nanogrammi) è talmente alta che neppure gli atleti uomini vi arrivano, dato che sotto allenamento il testosterone scende e si alza il cortisolo. Paradossalmente, se Bolt decidesse di cambiare Sesso, con ogni probabilità potrebbe gareggiare con le donne. Lascio a voi il giudizio”.
Oggi la Golem Software Palmi ha diffuso un comunicato con cui, tra tante cose, garantisce che “Tifanny Pereira de Abreu è donna. Lo dicono i documenti di riconoscimento, il certificato di nascita, ma soprattutto il suo profilo ormonale, che rientra ampiamente nei limiti indicati dal CIO, organismo che ha tutte le competenze scientifiche per esprimersi in merito, affinché un individuo debba considerarsi a tutti gli effetti di genere femminile“.
Qualcosa non torna, non per colpa di Palmi o di Tifanny.
Vi spiego perché: ieri, non oggi dopo il comunicato di Palmi, per capire meglio la questione, senza alcuna prevenzione, ma attenendomi ai fatti, mi sono rivolto all’Ufficio Stampa dell’Ioc, chiedendo se le nuove regole – quelle che prevedono controlli per verificare il livello di testosterone – sono state applicate per concedere a Tifanny il permesso di giocare da donna.
In pochi minuti – davvero molto gentile – l’Ufficio Stampa del Comitato Olimpico Internazionale mi ha risposto, invitandomi a rivolgermi alla International Volleyball Federation.
Dear Luciano,
Thank you for your email. We suggest you contact directly the International Volleyball Federation at the following contact details: https://www.olympic.org/international-volleyball-federation
INTERNATIONAL OLYMPIC COMMITTEE
Château de Vidy,
1007 Lausanne, Switzerland
Tel. +41 (0)21 621 6000
Dear Luciano
The FIVB Event Regulations and FIVB Sports Regulations provide that gender is usually attested through the birth certificate of the player. In the case of Ms. Tifanny Pereira de Abreu, the FIVB accepted her gender reassignment based on the issuance of a new passport by the Brazilian authorities confirming that she is a women.
Communications Department Director
FEDERATION INTERNATIONALE DE VOLLEYBALL
« Château Les Tourelles »
Edouard-Sandoz 2-4
1006 Lausanne/Switzerland
Tel. +41 21 345 3535
Mob. +41 79 603 3926
Fax: +41 21 345 3545
Email: richard.baker@fivb.org
www.fivb.org
“Le norme che regolano gli eventi sportivi della Fivb stabiliscono che il sesso sia abitualmente stabilito attraverso il certificato di nascita del giocatore. Nel caso di Tifanny Pereira de Abreu, la Fivb ha accettato la riassegnazione del suo sesso basata nell’emissione del nuovo passaporto da parte delle autorità brasiliane che confermano che lei è donna”.
Ma come, il CIO (Ioc) stabilisce nuove regole e la Fivb le dimentica, limitandosi – burocraticamente – ad accettare che sia un documento a garantire l’eleggibilità?
Palmi afferma che il profilo ormonale di Tifanny è nei limiti stabiliti dal CIO, ma perché la Fivb lo ignora e si limita ad attestare il cambiamento di sesso solo tramite il passaporto?
Per spazzare ogni dubbio e mettere a tacere chi contesta il diritto di Tifanny a giocare e della Golem Software a schierarla, basterebbe che la società calabrese e la giocatrice diffondessero il profilo ormonale, con le attestazioni dei controlli e dei laboratori che li hanno effettuati.
Che mondo è quello che fa le regole e poi le ignora? Così, si garantisce il diritto della giocatrice – nel caso a Tifanny – ma allo stesso tempo si fa torto torto a chi chiede che le regole vengano rispettate, sempre, soprattutto da parte di chi queste regole le emana.
La risposta Fivb dovrebbe fare meditare il signor Fabris, presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile, garante dei diritti di tutte le società, impegnato invece a mandare fiori alla giocatrice brasiliana. Un bel gesto, che non ci risulta faccia parte della consuetudine d’accoglienza di tutte le nuove arrivate nel mondo della pallavolo femminile italiana.
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