Imprese, la Tari sulle aree produttive non è dovuta. La Cna: “Una battaglia vinta, ora i Comuni la devono cancellare”

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29 giugno 2016

PESARO – Niente più tassa rifiuti sulle aree produttive. Dieci anni di battaglie ma alla fine la CNA ha avuto ragione ed ora i risultati cominciano ad essere applicati nei territori. Come ad esempio prossimamente nel Comune di Fano dove sarà tolta la Tari per i locali destinati alla produzione. La Cassazione ha confermato infatti il diritto di un’impresa di Lamporecchio (PT), tutelata dalla CNA a livello locale e nazionale di non vedersi applicata la tassa rifiuti sulle aree produttive.

Moreno Bordoni

Moreno Bordoni

Dopo un lungo percorso proprio la Corte suprema ha confermato un principio fondamentale: non possono essere assoggettate alla tassa sui rifiuti (TIA, ai tempi del ricorso), i locali destinati alla produzione in cui si determinano, quindi, rifiuti speciali e non rifiuti urbani. Negli anni la tariffa rifiuti si è trasformata un numero spropositato di volte: Tarsu, Tia, Tares,  e oggi Tari. “Questo tributo, che dovrebbe costituire il corrispettivo che i Comuni richiedono a fronte del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani – dice il segretario provinciale della CNA, Moreno Bordoni – con il passare degli anni è diventato, in parecchi casi, una fonte di risorse per sanare i bilanci comunali. Il tema della non applicazione della tassa rifiuti urbani sui rifiuti speciali, per i quali le imprese già sostengono i costi di raccolta e di smaltimento che sono effettuati da aziende specializzate, è più che mai attuale”.

Un anno fa, il Ministero dell’Economia ha chiarito ufficialmente questo principio. Non  è servito però a risolvere completamente il problema: parecchi Comuni, infatti, continuano ad emanare Regolamenti non in linea con questo principio, o lo rispettano solo parzialmente. In alcuni casi, anche laddove i Regolamenti sembrano coerenti, emergono situazioni contraddittorie nella concreta applicazione del tributo. Una situazione paradossale.

Per questo motivo oggi molte CNA territoriali compresa quella di Pesaro e Urbino,  sono impegnate a fianco delle imprese nel verificare l’applicazione della sentenza nei Comuni che continuano ad inviare le “cartelle” TARI alle aziende. “La pronuncia della Cassazione – afferma il segretario provinciale della CNA, Moreno Bordoni – porta finalmente risposte chiare all’impresa che ha dovuto gestire tre ricorsi (il gestore incaricato della riscossione del tributo, dopo aver perso il primo ricorso alla Commissione Tributaria, ha portato avanti altri due livelli di giudizio nel tentativo di far valere l’applicazione del tributo anche laddove non dovuto) e attendere molti anni.

La sentenza rappresenta anche una nuova conferma sulla correttezza di un principio, da sempre sostenuto dalla CNA, ma che parecchi Comuni sembrano ancora non voler rispettare. Continua Bordoni  “Una più corretta definizione di questo tributo non solo alleggerirebbe le imprese da pesanti costi non dovuti, ma consentirebbe anche una tassazione più coerente con gli obiettivi di tutela ambientale, consentendo alle imprese di privilegiare i circuiti di raccolta privati che hanno dimostrato di garantire una gestione più efficiente e sostenibile da un punto di vista ambientale rispetto al servizio pubblico”. “E’ un risultato importante – conclude Bordoni – che auspichiamo possa rappresentare il tassello fondamentale per uscire da questa situazione. La sentenza del più alto organo di giudizio, può consentire, finalmente, di superare le criticità che negli anni hanno caratterizzato l’applicazione della tariffa rifiuti”.

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