31 maggio 2016
PESARO – Magari non saranno state le semifinali più spettacolari della storia e gli appassionati della palla a spicchi, hanno preferito fare le ore piccole per vedere la splendida serie tra Oklahoma e Golden State che ha infiammato il mondo Nba, ma è innegabile che non sia mancato l’equilibrio e che per tredici serate consecutive sia stato il basket italiano a farla da padrone in televisione, con Sky e la Rai a trasmettere in Hd e in contemporanea 13 match che non sempre sono stati memorabili, ma che almeno hanno avuto il merito di lasciarsi guardare dagli spettatori neutrali. Naturalmente non c’è da cantare vittoria, con i dati d’ascolto sotto l’1% di share che non saranno facili da far digerire ai network nazionali, quando il nuovo presidente della Legabasket si troverà a discutere di rinnovo del contratto. E per trovare la cronaca dei match nei vari quotidiani nazionali, bisogna avere la vista buona e cercare la notizia nelle brevi ai margini della pagina. Con il solo Corriere della Sera a lasciarne un quarto, quando è coinvolta Milano. Ma ci si deve accontentare e pensando anche al recente passato, non è male avere la possibilità di scegliere, anche per la finale, se seguire “l’appassionata” telecronaca pro-Milano di Sky con la supertifosa Paola Ellisse o quella “istituzionale” e perfino troppo tranquilla dei telecronisti Rai, anche se entrambe soffrono di spalle tecniche non proprio all’altezza della situazione, soprattutto quando ci sono da discutere scelte tattiche ed arbitrali.
Alla fine saranno Milano e Reggio Emilia a giocarsi lo scudetto. La prima contro la seconda della regular season. Nessuna sorpresa dunque, così come non sarebbe stato sorprendente vedere approdare in finale la splendida Avellino di coach Sacripanti, che nell’anno solare 2016 è stata la squadra che ha giocato la migliore pallacanestro, ma non è riuscita in gara sette a mettere a segno il colpo decisivo.
Milano è approdata in finale con qualche affanno di troppo, confermando di non giocare un basket redditizio e spettacolare, con troppi individualismi e troppi giocatori discontinui, anche se la profondità del roster gli permette di trovare ogni sera un protagonista diverso al quale affidare le sorti del match. Venezia ha avuto il merito di espugnare Milano – o meglio il PalaDesio – in gara uno e il demerito di non avere affondato il colpo in gara quattro, dove in vantaggio per 2 a 1 nella serie, avrebbe potuto mettere in grosse difficoltà, soprattutto psicologiche, un’Armani che non ha mai dato l’impressione di poter dominare il campionato come da pedigree. L’Umana ha pagato la brutta settimana di Mike Green e forse coach De Raffaele avrebbe fatto bene a concedere più minuti a Jeremy Pargo, giocatore più abituato a giocare match senza un domani, e anche la mancanza di centimetri sotto canestro non ha aiutato Venezia nel controllo del proprio tabellone, anche se alla fine sono stati gli esterni milanesi i veri protagonisti, con Gentile, LaFayette e Simon ad alternarsi nel ruolo di match winner, ma i lagunari hanno onorato al massimo l’impegno e hanno avuto il merito di far sudare più del dovuto i ragazzi di coach Repesa, confermando per l’ennesima volta l’equilibrio che ha caratterizzato questo campionato, dove Milano, ad esempio, ha finora un record di 29 vinte e 10 perse.
Reggio Emilia alla fine è riuscita a conquistare la sua seconda finale scudetto consecutiva, ma non è stato per niente facile raggiungerla. Con Avellino che si è arresa solo all’ultimo minuto di gara sette, trascinata da un superlativo Nunnally e da un grande Ivan Buva, ma i reggiani hanno fatto valere al meglio il fattore campo – una sola sconfitta su 21 gare disputate – e grazie al solito nucleo italiano di primo livello, hanno mantenuto il sangue freddo, scordandosi il meno 43 subito in gara quattro, resettando tutto e proseguendo nella loro pallacanestro tutta sostanza, dove coach Menetti non lascia nulla al caso.
Si comincia venerdì, con la consueta formula 2/2/1/1/1 e Milano che avrà l’eventuale gara sette in casa propria e si giocherà sempre ogni 48 ore, mettendo a dura prova le residue capacità fisiche anche per il caldo estivo in arrivo. L’Armani ritroverà il suo amato Mediolanum Forum, mentre la Grissin Bon sta valutando l’ipotesi di trasferirsi a Bologna, con il PalaBigi che si è rivelato inadatto a contenere tutto l’entusiasmo del popolo reggiano. Anche questa finale sarà trasmessa sia da Sky che da Raisport, ultimo atto di un campionato non bello, ma avvincente, dove non esiste più la meritocrazia per accedere alle coppe Europee, con Milano che ha il contratto in tasca per l’Eurolega per i prossimi dieci anni e le altre che dovranno attendere la fine del torneo preolimpico per conoscere il loro destino internazionale, con Fiba e Eurolega pronte a darsi battaglia a suon di carte bollate dal 10 luglio in poi.
EMPORIO ARMANI MILANO – GRISSIN BON REGGIO EMILIA
Riuscirà Reggio Emilia a conquistare il primo scudetto della sua storia, dopo la delusione del 2015 dove era arrivata ad un tiro dal titolo? O prevarrà la potenza fisica di Milano, squadra lunghissima e con un roster da Eurolega? Difficile fare delle previsioni per una serie che si annuncia lunga ed equilibrata e che dubitiamo finisca con un 4 a 0 per una delle due pretendenti. Come sempre saranno due i fattori determinanti: il primo è la tenuta fisica, perché giocando ogni 48 ore, non c’è il tempo materiale di smaltire eventuali problemi, anche quelli di poco conto come un risentimento muscolare o una leggera storta e venendo da due semifinali intense, si dovrà fare il possibile per ricaricare le batterie in questi quattro giorni che separano le due squadre da gara uno. Il secondo fattore determinante sarà la capacità dei due coach di cogliere ogni possibilità per mettere in crisi l’avversario, cavalcando magari un quintetto anomalo, ma redditizio o tirando fuori una difesa mai provata in precedenza, anche solo per qualche azione.
GLI UOMINI CHIAVE
Milano ha il problema dell’abbondanza, con nove stranieri disponibili e la possibilità di metterne solo sette a referto e già decidere un’ora prima del match i due da mandare in tribuna, non è una scelta facile per coach Repesa, che crediamo comunque non rinuncerà mai al talento di Krunoslav Simon, il più continuo del milanesi, quello in grado di aprire qualsiasi difesa con e sue triple mancine da sette metri e una difesa attenta sugli esterni avversari.
Reggio Emilia dovrà tenere botta sotto canestro e molto dipenderà dalla capacità di Darjus Lavrinovic, di reggere la forza d’urto dei lunghi milanesi, con il 36enne lungo lituano che faticherà a trovare una condizione fisica ideale e in casa Grissin Bon sperano di recuperare al più presto il bielorusso Veremeenko.
IL PRONOSTICO DI PU24:
Reggio Emilia non lascerà nulla d’intentato per provare a cucirsi addosso il suo primo tricolore, ma non sarà facile avere la meglio su un’Armani non bellissima, ma più solida in tutti i reparti. Con questa formula, i reggiani dovranno cercare di espugnare il Mediolanum Forum in una delle prime due gare della serie, per poi valere il proprio fattore campo, soprattutto se si trasferirà a Bologna con la possibilità di giocare davanti ad oltre ottomila tifosi, altrimenti Milano diventerà la logica favorita: Milano – Reggio Emilia 4-2
SITUAZIONE IN CASA CONSULTINVEST
Salutato con tutti gli onori Riccardo Paolini, che merita comunque tutti i ringraziamenti del caso per le due salvezze consecutive conquistate faticosamente, è arrivato il momento di conoscere chi allenerà la Consultinvest 2016-17 e nelle prossime ore arriverà l’atteso annuncio. Nessuna sorpresa, perché una volta sistemato il principale ostacolo, sarà Piero Bucchi a mettere la firma sul contratto che lo legherà alla Vuelle per le prossime due stagioni. L’ostacolo era rappresentato dal ruolo di vice allenatore, con l’ex coach di Brindisi che spingeva per il suo vice storico, ovvero il suo fido scudiero Daniele Michelutti, con lui per cinque anni in Puglia, mentre in casa Vuelle si spingeva per la soluzione interna, sia per questioni economiche, sia per non lasciare troppa autonomia ad un allenatore già autoritario di suo come Bucchi. Alla fine ha prevalso la scelta più logica, con il vice che verrà fuori da una ristretta rosa composta da Badioli, il più papabile se riuscirà ad ottenere l’avvicinamento dai suoi impegni scolastici, o promuovendo uno tra Paolo Calbini e Giovanni Luminati, attuali coach dei juniores.
La Consultinvest attende sempre di conoscere il budget a disposizione per la costruzione del proprio roster, con il “sogno” tre milioni che non sembra poi così utopistico, dato che a breve verranno annunciati gli ingressi di due nuove aziende nel Consorzio e che almeno tre ditte già presenti, sono intenzionate ad aumentare il loro contributo. Ma il lavoro da fare è sempre tanto e Marco Aloi e i suoi collaboratori dovranno essere bravi a chiudere tutte le trattative, non avendo la scusante della partenza in ritardo come nell’estate del 2015, per portare Pesaro, non diciamo nei quartieri alti del basket italiano, ma almeno in quelli intermedi.
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