di Redazione
24 maggio 2016
PESARO – «Un sindaco non può mai stare fermo. E chi non cambia non può fare il sindaco. Per dare un contributo al Paese dobbiamo partire da noi stessi, riformando i Comuni», dice Matteo Ricci all’evento inaugurale di Forum Pa, nel Palazzo Congressi di Roma. Evento catalizzato da Jeremy Rifkin, pensatore visionario, guru della ‘sharing economy’. Che prefigura la «terza rivoluzione industriale» nell’intreccio tra nuove forme di digitalizzazione, fonti di energia e trasporti. Per il sindaco di Pesaro, che interviene dopo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, «si tratta di un paradigma dove l’Italia competerà con bellezza, qualità della vita e capitale umano. Purché modernizzi istituzioni e infrastrutture. E spinga sulle nuove tecnologie». E se «ci vuole un’Europa differente», aggiunge, «perché quella che c’è si dimostra ancora un soggetto diviso e lento nelle decisioni», a livello interno non si può restare a guardare. «Dopo il referendum di ottobre si dovrà completare ulteriormente il processo di riorganizzazione istituzionale». In primis sui Comuni: «Ottomila, così come li abbiamo conosciuti finora, non reggono più, non sono in grado di affrontare le sfide. Un Comune di 200 abitanti può innovare? Insistere su unioni e fusioni: è questione di competitività. I sindaci siano protagonisti del processo di autoriforma». Poi sulle Regioni: «Se devono fare le leggi e la pianificazione, se non vogliamo trasformarle in carrozzoni gestionali, il passo è necessario: Regioni troppo piccole non hanno più senso».
Ancora: «Sulle smart city non abbiamo più alibi: le risorse adesso ci sono. Così come sono ripartiti gli investimenti, dopo le nuove regole del patto, per i Comuni virtuosi con avanzo bloccato: 3 miliardi messi in circolo in totale». Le difficoltà, nota, saranno sulla parte corrente dei bilanci: «E’ la prima legge di stabilità, dopo sette anni, che non prevede tagli ai Comuni. Ma è irrealistico pensare che, in futuro, potranno aumentare i trasferimenti. E se non vogliamo tagliare servizi sociali, welfare e cultura, deve inevitabilmente calare il costo del personale. A Pesaro è già un ragguardevole 33 per cento del bilancio: vorrei portarlo al 25 per cento nei prossimi anni». Quindi: «Bene il rinnovo contrattuale e lo sblocco del turnover. Ma l’esigenza di mettere insieme i Comuni, e il personale, per bacini omogenei, è un fronte prioritario. Per ottimizzare e fare cose sostenibili con i bilanci». Il sindaco insiste sulle nuove tecnologie («il cittadino deve accedere ai servizi della pubblica amministrazione in ogni momento della giornata»), cala l’esempio nostrano («i ragazzi del Marconi hanno creato un’app per la gestione delle ordinazioni nel bar della scuola: così saltano la coda alla ricreazione e pagano direttamente con lo smartphone. Modello da esportare nei luoghi pubblici e privati della città, con necessità analoghe») e chiude con la formazione con fondi europei per disoccupati, realizzata nella case dei pesaresi. Con annesso check up energetico: «Casi simili, in grado di favorire sbocchi di lavoro e una maggiore consapevolezza sugli incentivi energetici, sono da estendere».
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