12 maggio 2016
PESARO – Una giornata storica quella di ieri. Non per tutti, ma sicuramente per molti abitanti del bel Paese, dopo che il Parlamento ha definitivamente approvato la legge che regolamenta le unioni civili, che ha preso il nome della senatrice Monica Cirinnà. Tra voci di giubilo e polemiche roventi della cattolicissima Italia, noi di www.pu24.it abbiamo sentito il parere di Roberto Bagazzoli, 51 anni, pesarese noto per la sua attività musicale – è stimato deejay, o speaker fate voi, per emittenti anche importanti – che mai ha nascosto il suo essere omosessuale.
“Una giornata storica? Più che storica direi che si è fatto un passo in avanti, ma non mi sento di dire che da oggi l’Italia è un Paese migliore – ci spiega – Si era partiti con una proposta di un certo tipo, poi alla fine dell’iter parlamentare la legge è arrivata in un altro, un po’ stropicciata oserei dire. Però è pur sempre un punto di partenza”.
Cosa cambierà per lei nello specifico?
“Vorrò capire a bocce ferme, quando sarà calato tutto il clamore che ha suscitato, nello specifico cosa comporta. Probabilmente per poterne usufruire, assieme al mio compagno che fa il mio stesso lavoro, mi rivolgerò a un legale, visto e considerato che si tratta di una legge arzigogolata, di cui si dicono un sacco di cavolate. Stamane, ad esempio, ho letto su un quotidiano nazionale che favorirebbe la bigamia. Ogni commento è superfluo”.
Cosa ha provato in questi mesi di polemiche roventi?
“C’è qualcuno che dovrebbe perseguire nella propria condotta il rispetto dell’altro e la misericordia che è arrivato a parlare di abominio. Ciò mi ha fatto stare male e non poco. Pensare che nel 2016 ci siano ancora persone che considerino gli omosessuali in questo modo è una cosa di una violenza devastante. Inaudito. Finalmente, dopo varie modifiche, il Parlamento ha votato l’approvazione, ma già qualcuno pensa a un referendum per abolirla. La questione che nessuno dice, però, è un’altra”.
Quale?
“Che noi siamo l’ultimo Paese ad aver regolamentato le unioni civili. Ecco perché non sono andato a brindare. E poi l’hanno voluta a tutti i costi staccare dal matrimonio, togliendo l’obbligo di essere fedele al compagno dello stesso sesso. Così facendo hanno continuato a creare delle differenze, anche nelle milioni di coppie eterosessuali che convivono senza essere sposate, le quali dovranno fare un percorso ancora differente. D’altronde siamo un Paese Vaticano-centrico. Si dice che l’Italia è laica, ma di fatto non è così. Basti pensare alle uscite della Cei di questi mesi”.
I detrattori hanno paura che la legge Cirinnà sia il primo passo per favorire l’adozione dei bambini da parte delle coppie omosessuali. Che pensa in proposito?
“Se volete sapere cosa penso, personalmente sono uomo che di bambini non ne vuole. Ho un nipote di 17 anni e mi considero lo zio perfetto… lo zio che in un certo senso è il padre dei vizi. I figli sono responsabilità, figuriamoci se io che sono stato irresponsabile per diverso tempo pensi a diventare genitore. Più che padre, diverrei compagno di casini (risatina, ndr). Detto questo, trovo giusto che ci sia una legge per chi non la pensa come me. Anche perché ci sono tantissimi bambini chiusi negli istituti per mere questioni economiche, ma probabilmente ancora è presto per una cosa del genere”.
Perché pensa che sia presto?
“Beh, la vedo umanamente complicata oggi come oggi. In una società che mette all’angolo e picchia l’adulto omosessuale, figuriamoci cosa potrebbe succedere a bambini figli di gay. E’ presto per una cosa del genere in Italia mentre in altri posti, anche vicinissimi a noi, è la normalità. Ma finché la gente considera un abominio il poter amare una persona dello stesso sesso… Basti pensare anche all’iter che deve seguire una coppia eterosessuale per un’adozione, una roba allucinante…”.
Le è mai capitato di essere discriminato per il suo essere omosessuale?
“Sul lavoro per due volte. E’ successo in una radio di Milano anni fa, e più recentemente in un’emittente anche importante che copre diverse regioni. Mi stavano per prendere come conduttore ma poi, una volta che per correttezza li ho informati del mio essere omosessuale, mi hanno negato il posto. Mi hanno detto che il direttore aveva paura che potessi trattare il tema omosessualità in diretta. L’editore romano per cui ho lavorato per tanto tempo, invece, è una persona di mondo, uno che ha sempre valutato il mio peso professionale e non quello che succede in camera da letto che è affar mio”.
E prima, che so da ragazzino?
“No, da quel punto di vista sono stato fortunato, ma io per 10 anni sono stato sposato con una donna. Dai 22 ai 32, però tengo a precisare che la mia separazione da mia moglie è dipesa da incompatibilità di carattere, non dalla mia omosessualità che ancora non era palese. Dentro di me ronzava, però, qualche cosa. Ho voluto capire, così ho intrapreso un lavoro su me stesso che è durato 8 anni, e poi l’ho detto a mio fratello e a mia madre”.
E com’è andata?
“Con mio fratello bene, anche perché importantissimo è stato il ruolo giocato da mia cognata, una persona apertissima. Con mia madre, che è morta un anno e mezzo fa, invece è stata più dura”.
Cioè?
“Ha avuto bisogno di spiegazioni su spiegazioni. Pensi che in un primo momento ha persino voluto chiamare il mio medico, anche se probabilmente questo era dovuto alla sua età abbastanza avanzata e al suo essere mentalmente di estrema destra”.
Posso scrivere anche questo?
“Certo che sì. Può scrivere tutto, perché spero che la mia storia, per chi non la conosceva, possa servire a qualcuno”.
Lascia una risposta