Sesso e pancione, fine del desiderio? La rubrica della sessuologa de.Sidera

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6 aprile 2016

d.ssa Arianna Finocchi*

Quando una coppia viene a conoscenza dell’arrivo di un bambino in famiglia molte dinamiche iniziano a cambiare e non ultima quella che regola i rapporti sessuali. La maggior parte delle coppie in attesa smette di fare sesso già durante il primo trimestre di gravidanza, per raggiungere un picco che sfiora l’80% per cento nell’ultimo trimestre.

Sembra che la gravidanza rappresenti quasi un ostacolo per l’amore fisico. Le dinamiche che vengono a modificarsi durante tutto il periodo di gestazione (e anche dopo, ma in questo caso saranno altre le motivazioni) sono perlopiù legate a preoccupazioni, paure e convinzioni antiche, che in molti casi non hanno alcun fondamento sul piano medico. La duplice funzione della sessualità, riproduttiva e ludica, propone uno scontro aspro in molte coppie. Che, dopo la notizia, interrompono quasi immediatamente i rapporti sessuali. La donna viene vista spesso dal proprio partner come la futura madre del proprio figlio e la rappresentazione di quella stessa donna, che prima era investita di sentimenti erotici e sessuali, passa su un piano di tenerezza e premura.

Un’altra dinamica che si innesca è quella che sta alla base delle convinzioni antiche del “danno”. Si ritiene spesso, che i rapporti sessuali possano nuocere sia al feto che alla madre. A tal proposito è bene chiarire che il feto è protetto all’interno del sacco amniotico e che è accuratamente isolato da un tappo mucoso. In nessun caso, l’organo maschile può entrare in contatto diretto con il feto durante il rapporto sessuale. Alcuni ricercatori altresì, sostengono che la penetrazione, sopratutto nell’ultima fase della gravidanza, possa avere un effetto addirittura positivo sul collo dell’utero, anch’esso molto robusto e provvisto di un tappo mucoso impermeabile agli spermatozoi. Se la gravidanza ha un decorso privo di complicazioni, e la donna ha desiderio, non c’è alcun rischio per il bambino, anzi, i dati scientifici dicono che le donne che in gravidanza hanno avuto rapporti desiderati e frequenti hanno minori complicanze sia in gravidanza che nel parto.

sgraI cambiamenti fisici possono influire in maniera rilevante sul desiderio di entrambi di avere un rapporto sessuale, sia sul piacere in sé. In particolar modo nel primo trimestre di gravidanza, sintomi come forti variazioni ormonali, nausee, vomito, aumento del volume, indolenzimento del seno, possono bastare a spiegare eventuali cali dell’attività sessuale, anche se alcune donne di converso possono accentuare il desiderio sessuale. Il corpo della donna infatti è più che predisposto: dal secondo trimestre aumenta l’afflusso sanguigno in tutta la zona pelvica e ciò comporta ancora più sensibilità e più piacere.

Questo ci fa riflettere sulla necessità di tenere, durante tutto il periodo che va dalla scoperta al post-parto, sempre un canale aperto sull’esperienza sessuale; è necessario conoscere dunque il proprio partner e comunicare i propri desideri e le proprie paure, rivolgersi ad uno specialista se necessario o nel caso si vogliano delucidazioni e rassicurazioni, anche se un parere medico positivo, potrebbe non influenzare la coppia rispetto ad una sessualità vissuta nelle modalità e con la frequenza con le quali veniva praticato prima del concepimento.

Il desiderio sessuale nella donna, infatti, può variare nelle fasi della gravidanza, così come il suo disagio fisico rispetto alle dimensioni crescenti del corpo, può provocare un allontanamento dal partner. E, ancora, la donna può attenuare o perdere del tutto il desiderio sessuale perché preoccupata dal parto imminente o troppo eccitata dalla prospettiva di diventare madre. Occorre provare a soddisfare anche in altri modi i propri bisogni di intimità, ad esempio per mezzo dei baci, delle carezze, delle “coccole” e più in generale nel prendersi l’uno cura dell’altra. Ciò consentirà di mantenere comunque una vicinanza tra i due partners.

Il 46% delle coppie tende a sostituire il rapporto sessuale completo con altri tipi di intimità: un corto circuito che rischia di essere, per molte coppie, l’inizio di un matrimonio bianco. Molto purtroppo fa la scarsa conoscenza e la preoccupazione, supportate dalla paura e dalla novità di qualcosa che arriverà e che non si conosce ancora, una situazione nuova e complessa che, per quanto positiva, può allarmare e destabilizzare.

«Le donne in gravidanza sentono un maggior bisogno di tenerezza, di coccole, di accadimento – dice Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia H. San Raffaele Resnati – le “voglie” delle nostre nonne, d’altra parte, erano un modo, più o meno conscio, di chiedere attenzione e piccole gratificazioni, nell’unico periodo della vita in cui quasi ogni donna veniva considerata “preziosa” e quindi accontentata nei suoi desideri. Cos’altro vorrebbe dire, sennò, ‘stato interessante’?

*Psicologa, psicoterapeuta, sessuologa

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