“Siamo una potenza culturale, ma dobbiamo cambiare mentalità”. Parola di sindaco e vicesindaco di Pesaro

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19 marzo 2016

PESARO – “E’ l’inizio di un percorso, un primo momento d’incontro, fondamentale, per arrivare alla candidatura di Pesaro città creativa Unesco. Un primo approccio per conoscere meglio le realtà musicali cittadine, e iniziare a progettare a un livello più alto”. Così il vicesindaco Daniele Vimini, che nel pomeriggio ha aperto l’appuntamento al teatro Sperimentale, tutto incentrato sulle realtà musicali del territorio, nell’ottica della candidatura Unesco 2017. Realtà che hanno risposto alla “chiamata”.

In teatro erano infatti presenti istituzioni rossiniane, scuole, orchestre, musicisti, gruppi, band e associazioni. Sul palco, insieme al vicesindaco, anche il direttore di Amat Gilberto Santini e Paolo Pagnini. Tanti gli interventi che si sono succeduti fino all’arrivo del sindaco Matteo Ricci, che ha chiuso l’incontro. Interventi, riflessioni ma anche qualche osservazione critica. Tutti spunti comunque molto  importanti per costruire insieme il percorso per la candidatura Unesco 2017.

“I risultati verranno se riusciremo a fare squadra – ha sottolineato il sindaco Matteo Ricci – perché ognuno di voi, ognuno di noi rappresenta un pezzettino del progetto. Ognuno di voi è un pezzo della città della musica, del progetto di sviluppo economico. E’ importante quindi rafforzare la nostra collaborazione e migliorarla; è importante programmare meglio, arricchire le cose che vanno arricchite, cambiare le quelle che devono essere cambiate. Però, siamo una potenza, siamo una potenza culturale. Questo lo dobbiamo avere chiaro in testa. Non dobbiamo fare i pesaresi lamentosi. Noi siamo una potenza culturale. Se siamo consapevoli di ciò che abbiamo, io credo che otterremo grandi risultati. Sono convinto che siamo sulla strada giusta”.

Un incontro dunque quello si oggi, che dimostra “che stiamo facendo sul serio. E ciò vuol dire impostare intorno alla musica un progetto economico – ha continuato il sindaco – Dobbiamo avere la consapevolezza che occorre trasformare ciò che è in gran parte una passione, in un’opportunità economica e di sviluppo per la nostra città. Questa è la città della musica. Vogliamo creare lavoro attraverso la musica. Ciò significa provare a costruire un pezzo di economia nuova, ma occorre un cambio di mentalità”.

L’incontro è stato dunque l’occasione per presentare le linee guida della prossima candidatura di Pesaro al Network Unesco delle Città Creative (il bando uscirà nel 2017).

“Il riconoscimento Unesco non è solo un obiettivo strategico – ha spiegato Vimini – ma anche un’opportunità per tutti coloro che fanno musica in questo territorio. Quando dieci anni fa si è iniziato a parlare delle città Creative Unesco, si trattava di una specie di riconoscimento onorifico, ora invece il progetto ha acquisito un altro spessore. Ecco quindi che c’è l’esigenza di cominciare a costruire un nuovo censimento delle realtà musicali della città; per questo motivo abbiamo pensato che l’unico modo per farlo in maniera più organica, fosse quello di incontrarci e presentarsi. Anche per iniziare a fare progetti”.

Il network “città Creative Unesco” ha come obiettivo la creazione di un legame tra città in grado di sostenere e di fare della creatività culturale un elemento essenziale per lo sviluppo economico. Della rete fanno parte 116 città di 54 Paesi.

Sette gli ambiti creativi: musica, letteratura, folk art, design, media arts, gastronomia, cinema.

Le città creative della musica sono attualmente 19, per l’Italia solo Bologna, e poi ancora Siviglia (Spagna), Glasgow (Scozia), Ghent (Belgio), Bogotà (Columbia), Brazaville (Rep. Congo), Mannheim (Germania), Hananover (Germania), Hamamats (Giappone) e poi ancora Adelaide (Australia), Indnha-a-Nova (Portogallo), Katowice (Polonia), Kingston (Giamaica), Kinshasa (repubblica democratica del Congo), Liveropool (Regno Unito),Melellin (Colombia) Salvador (Brasile), Tongyeong (Repubblica di Corea), Varanasi (India).

Per Gilberto Santini “il risultato più importante è già nel percorso.  È necessario un cambiamento di mentalità che è fondamentale e la cui prima parola è ‘altro’, cioè dobbiamo iniziare a percepire l’altro come una risorsa e non come una minaccia”.

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