di Redazione
2 ottobre 2015
ANCONA – “Presidente Ceriscioli, i macchinari non vanno da soli, per cui come farà ad aumentare l’offerta di servizi sanitari pubblici senza risorse e personale aggiuntivo in un periodo in cui sono previsti tagli lineari ai budget della sanità? Tendendo alla privatizzazione della sanità? Le reazioni negative e di freddezza degli operatori, delle forze sociali e della stessa maggioranza, confermano il nostro giudizio di inadeguatezza del piano per le liste di attesa: annunci roboanti non supportati dalla concretezza dei fatti. Il piano è uno spot inefficace che entra in vigore con tempi “biblici”, così il Capogruppo di Area Popolare commenta il piano regionale dopo l’approvazione della Giunta regionale (LEGGI QUI ARTICOLO PRECEDENTE)
“E’ positiva la priorità attribuita all’obiettivo di ridurre le liste di attesa – prosegue Carloni – ma la modalità individuata non convince affatto. In primis voglio sottolineare che non c’è nessuna vera novità perchè il piano è solo una fotocopia rispolverata di un documento vecchio. Inoltre molteplici sono i punti dolenti che preoccupano e ci spingono a porre alcune domande al Presidente Ceriscioli. Come pensa di realizzare l’aumento dell’offerta di servizi sanitari solamente con l’utilizzo al massimo dei macchinari, senza prevedere nel piano risorse e personale aggiuntivo, in un periodo in cui i budget sanitari stanno subendo tagli lineari consistenti? Perché il Presidente Ceriscioli vuole tendere verso la privatizzazione della sanità, con un probabile incremento di costi per il cittadino? Se non si vedranno miglioramenti nel tempo di accesso alle prestazioni del sistema pubblico, infatti, con questo piano si agevola solo il “trasferimento” al privato, con un sicuro incremento di spesa finale per gli utenti, mettendo in pericolo le fasce deboli. Lo smottamento verso il privato rischia di riguardare anche il sistema informatico: si parla di un software speciale per agevolare il servizio di prenotazione. Presidente Ceriscioli, chi lo mette a disposizione? Quanto costa? E’ stata fatta un gara pubblica per la sua fornitura?”
“Puntare sull’aumento dell’offerta rischia di “ambulatorializzare” il medico ospedaliero, distogliendolo da altri servizi. E’ necessario invece puntare sul ruolo dei medici di famiglia, investendo sulla selezione efficace della domanda per ridurre il vero vulnus dei tempi di attesa: l’inappropriatezza delle prestazioni. Questo piano prevede tempi di attuazione “biblici” per la sua entrata in vigore: Presidente Ceriscioli – conclude Carloni – siamo di fronte a un piano operativo o solo a una dichiarazione d’intenti che rischia di essere solo uno spot? Una cosa è certa : questi suoi annunci dimostrano in maniera evidente il fallimento del CUP”.
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