di Redazione
30 settembre 2015
PESARO – l dato è significativo: 2.867 cittadini della provincia di Pesaro e Urbino avrebbero portato, senza dichiararlo al fisco, capitali nella Repubblica di San Marino. E’ quanto emerge da una inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Forlì, rivelata dal settimanale L’Espresso. L’inchiesta, denominata “Torre d’avorio”, è stata condotta con un nuovo metodo d’indagine che ha consentito di risalire a circa 27 mila cittadini italiani che avrebbero portato a San Marino, nel periodo dal 2006 al 2014, più di 22 miliardi di euro.
“Un dato impressionante – commenta l’onorevole Lara Ricciatti di Sel, intervenuta con un atto di sindacato ispettivo sulla vicenda – che fotografa un’evasione di massa proprio nel periodo peggiore della crisi. Crisi che molti hanno pagato con dolore e sacrifici, perdendo il lavoro o addirittura togliendosi la vita per non esser riusciti a salvare la propria azienda o a far fronte ai debiti. Se la giustizia accerterà quanto sta emergendo dalle indagini, avremo l’ennesima prova di quanto molti di noi hanno ripetuto sino allo sfinimento in questi anni: la crisi la pagano solo alcuni, i più deboli e gli onesti”.
“A fronte di tali evidenze è necessario capire come si muoverà il governo, che proprio ieri ha prorogato sino al 30 novembre prossimo la ‘voluntary disclosure’ (lo strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’Amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio) Per questo ho immediatamente avanzato la richiesta al ministro dell’Economia e delle Finanze Padoan di conoscere i dati sul rientro dei capitali da San Marino, per comprendere l’efficacia reale di questo strumento, e di conoscere le ulteriori misure che intenda attuare per intensificare il contrasto all’evasione fiscale”.
“I dati sull’evasione e sulla corruzione – conclude Ricciatti – descrivono un Paese che avrebbe tutte le risorse necessarie per far ripartire la propria economia e rilanciare gli investimenti in settori strategici, senza tagliare risorse al welfare. Può sembrare una banalità ripeterlo, ma una ripresa stabile e duratura passa dalla prioritaria necessità di recuperare quelle risorse”.
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