di Redazione
28 settembre 2015
MONDOLFO – Fiom, Fim, Uilm e la RSU di stabilimento, nell’incontro a Mondolfo del 22 settembre con la Ditta Corghi Spa del gruppo Nexion con sede a Correggio (Reggio Emilia) sono stati informati dell’intenzione di aprire una procedura di mobilità nello stabilimento di Mondolfo (sarebbe la terza negli ultimi 3 anni) paventando, tra l’altro, data la problematicità sulla sostenibilità di alcune produzioni nello stesso sito, la necessità di commercializzare prodotti di bassa gamma prodotti del sito di Mondolfo, e la imminente apertura di uno stabilimento in Croazia. Tutto questo coltiva la preoccupazione dei sindacati del fatto che un altro reparto possa essere investito dalla chiusura nei prossimi mesi.
I lavoratori unitamente alle RSU e OO.SS nell’affollatissima assemblea sindacale tenutasi venerdì scorso hanno proclamato lo stato di agitazione. Quello che si teme, è che a piccoli pezzi, venga “smontato” questo importante sito produttivo che coinvolge ben 85 dipendenti , per essere portato in paesi esteri dove già esistono siti produttivi del gruppo (Croazia, Cina). La preoccupazione e le iniziative sindacali verranno esternate, in particolare, in occasione dell’incontro con l’azienda che si terrà nella sede della Corghi a Mondolfo domani, martedì 29 settembre, alle ore 9.
Corghi S.p.A è leader mondiale nella produzione di attrezzature per gommisti e autofficine, gioiello della meccatronica italiana e ha stabilimenti a Reggio Emilia, in Toscana e a Mondolfo, occupando nel nostro Paese circa 700 addetti e contando sei siti produttivi (uno in Cina) e cinque filiali dirette (Germania, Spagna, Francia, Stati Uniti, Cina) e uno in apertura in Croazia, i cui prodotti sono distribuiti in più di 120 paesi in tutto il mondo con la quota dell’export pari all’80% del fatturato. Questa politica di tagli aveva già investito nel 2014 lo stabilimento di Correggio (25 dipendenti) e aveva interessato alcuni lavoratori anche a Mondolfo.
Quello che temono i sindacati, i lavoratori e le loro famiglie è che per applicare le cosiddette economie di scala si vada verso un’esternalizzazione perdendo un patrimonio fatto di persone, professionalità e dedizione al lavoro con tagli sempre più frequenti fino al rischio di smantellamento dell’intero stabilimento.
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