La Grande Guerra e Pasqualon

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3 dicembre 2014

Odoardo Giansanti, in arte Pasqualon

Odoardo Giansanti, in arte Pasqualon in una rara foto dell’epoca

Un modo per ricordare e ripercorrere la storia della nostra città è anche quello di affidarsi al nostro poeta Pasqualon. A cento anni dalla grande guerra, due sono le poesie da ricordare. La prima è intitolata “La nuova sirena” dell’11 luglio 1915. Il Poeta la scrive per risollevare il morale dei pesaresi che, all’alba del 17 giugno 1915, erano stati svegliati dalle cannonate. Quella mattina, tre navi austro-ungariche, postesi di fronte al porto della nostra città, iniziano il bombardamento e colpiscono l’hangar degli idrovolanti e il faro. Il Comune aveva posto, per dare l’allarme in caso di bombardamenti, una sirena elettrica sulla cupola di S. Ubaldo. Secondo Pasqualon, i pesaresi avevano reagito così: Dalla casa ognun scappava / L’uno con l’altro si inciampava / Fuggendo tutti fuori porta / Chi con una scarpa per sorta / Chi in camicia, chi in mutande. alla paura qualcuno se la fece addosso: “Pegg è sted chel por Pagnon / Ch’l’à sporched tutti i calzon” (Peggio è stato quel povero Pagno / Che ha sporcato tutti i calzoni). La seconda è intitolata “I nemici in Italia” del 5 settembre 1915. E’ contro gli “affamatori” che, con la scusa della guerra, avevano aumentato spaventosamente i prezzi del cibo e dei vestiti. Odoardo Giansanti, condannandoli, li chiama “nemici della patria”, peggiori di quelli che la combattono con le armi.

 

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